Bullismo verbale, intervista a un ragazzo vittima di bullismo
Cos'è il bullismo verbale e come si manifesta. L'intervista a uno studente che racconta di essere stato vittima di bullismo fin dalle elementari
BULLISMO VERBALE: COS'È
La definizione di bullismo più dettagliata è la seguente: “una forma di comportamento violento, attuato tramite l'impiego di falsi metodi di opposizione e intimidazione nei confronti di se stessi o nei confronti dei pari”. Basta digitare il termine su Google per scoprire che il bullismo si basa su tre precisi principi, ovvero:
- intenzionalità
- persistenza nel tempo
- asimmetria nella relazione.
I racconti delle cosiddette “vittime di bullismo” sono agghiaccianti, che siano testimonianze scritte in un articolo o parole registrate in un video poca importa, si rimane comunque pietrificati. Ci rendiamo conto di quanto sia un fenomeno mostruoso, perfino terroristico, solo quando si viene a contatto con una delle vittime dei bulli. Trovare una testimonianza inedita non è cosa semplice; siamo però riusciti a raggiungere una vittima di bullismo dopo settimane di ricerca, iscrivendoci ad un social network che consente l’anonimato.
Vuoi sapere come devi comportarti? Leggi: Bullismo e cyberbullismo, i consigli della psicologa
VITTIMA DI BULLISMO
Alessandro, nome di fantasia, è purtroppo una vittima di bullismo. Oggi A. ha 15 hanno ma è una vittima di bullismo da quando ne aveva 6, nonostante abbia cambiato scuola e ambiente. Secondo il racconto di A. nessuno è mai intervenuto in sua difesa e gli stessi genitori hanno preferito non far nulla per "evitare che la situazione peggiorasse; non stupisce che sia da tempo in cura da uno psicologo. Nel 2011 - racconta - fu contattato dalla redazione di Italia Uno, per rilasciare un’intervista alla trasmissione “Lucignolo”. Si rifiutò per la vergogna. La difficoltà a raccontare un’intera breve vita segnata da umiliazioni e prese in giro prevalse sulla consapevolezza di quanto possa essere utile un articolo per sensibilizzare protagonisti, antagonisti e semplici spettatori.
Prima di agira informati: Le norme che ti tutelano dal bullismo
Dopo una lunga chiacchierata Alessandro si convince a parlare: vuole aiutare persone che si trovano nella sua stessa situazione, e spera in un qualche modo di influenzare la vita di chi ogni giorno si comporta come i carnefici del suo malessere. È a disagio, ma nonostante tutto non perde la voglia di sorridere, e confida che la sua ragione di vita è racchiusa in una frase di un personaggio famoso, una grande donna da lui stimata, Barbara D’Urso, ovvero “Tanto poi esce il sole”.
Per riflettere un po': Tema svolto sul bullismo
BULLISMO A SCUOLA: L'INTERVISTA - Iniziamo con le domande:
Ti definisci vittima di bullismo allo stato puro. Perché? Cosa ti è successo?
Tutto ha inizio all’età di sei anni, fin da piccolo ho avuto la sfortuna di capire e soprattutto provare, cosa significa essere vittima di bullismo… Perché i bulli proprio fin da bambini iniziano la loro carneficina. E ricordiamo che la cattiveria di un bambino non conosce limiti, forse proprio anche grazie all’ingenuità che li giustifica.
Giustifica, dici?
La parola “giustifica” mi fa schifo, provo odio a pronunciarla. Si tende sempre a giustificare tutto e tutti.
Ditemi voi come una mamma possa giustificare il proprio figlio che tratta male un altro bambino. Non sarebbe più istruttivo, educativo sgridarlo? Forse è anche per questo che la cattiveria di molti non va disperdendosi crescendo ma si rafforza in età adolescenziale. Probabilmente per il bullo ciò che sta facendo è cosa buona e giusta.
Raccontaci cosa ti è successo la prima volta.
Non dimenticherò mai quel giorno. Mi sono sentito tradito. Tradito da una mia amica. E vi posso assicurare che non c’è cosa peggiore al mondo. Io e i miei compagni eravamo in mensa, e lei non so per quale motivo disse che mio padre di mestiere faceva lo spazzino. Non ho mai capito cosa ci fosse di tanto brutto e non dignitoso nel fare l’operatore ecologico… è un modo come un altro per portare alla propria famiglia di che vivere. Peccato che i miei compagni non la pensassero così; per loro era inaccettabile, forse perché tutti loro erano figli di avvocati e dottori.
E cosa è successo?
Da quel giorno hanno iniziato ad escludermi. Successivamente passarono ad alzarmi le mani addosso, mi picchiavano ed insultavano. Sono perfino arrivato al punto di chiedere in lacrime a mio papà per quale motivo facesse quel lavoro. Ricordo ancora quel tono singhiozzante con qui gli imploravo di cambiarlo.
Cosa ti dicevano?
Mi dicevano di vergognarmi, di non star loro vicino, in quanto figlio di uno spazzino puzzavo di m***a a loro avviso, come mio padre. Ma si sono mai avvicinati ad uno di loro per dirlo? No. Io invece si; ogni sera lo abbracciavo e vi posso assicurare che sentivo solo tanto amore, nient’altro.
Ne parlavi ai tuoi insegnanti?
Si ma detto in modo elegante non gli interessava minimamente. Andavo da loro in lacrime, ma il problema a quanto pare ero io…. Loro non si scomodavano, erano troppo intente a parlare e spettegolare tra di loro!
Ricordi un episodio particolarmente violento nei tuoi confronti?
Purtroppo più di uno, ma in particolare mi ricordo di quando io e altri ragazzi eravamo al centro estivo. Io ero da solo, come sempre d’altronde, ma non davo fastidio a nessuno, passeggiavo tranquillamente quando ad un certo punto due ragazzi di un anno più grandi mi hanno preso per il colletto e mi hanno sbattuto contro un muro, picchiandomi ripetutamente. Mi riempivano di parolacce tipo "Bastardo" "Fai schifo" "sei uno sfigato" poi mi hanno buttato per terra ed hanno iniziato a prendermi a calci. Io mi sono rialzato a fatica e sono andato dalle maestre, ma loro nulla, non hanno dato peso all’accaduto.
Cosa provavi mentre eri steso a terra? Più rabbia o dolore?
Dolore e rabbia, distribuiti nel mio corpo sempre più debole allo stesso modo. Provavo anche tanta voglia di reagire, ma già sapevo che non ce l'avrei mai fatta. Non da solo, perché la forza di un gruppo avrebbe magari potuto aiutarmi, ma io ero solo.
E da solo non potevo combattere.
Quindi non hai mai provato a reagire?
Anche se avevo tanto paura che la situazione potesse peggiorare ho provato un giorno, non so da dove sia uscita quella forza, quel coraggio ma ricordo che confusione si scatenò attorno a me ed ai miei. Tutti i genitori dei miei compagni si schierarono contro di noi, nemmeno una mamma che fosse dalla nostra parte, assurdo.
Hai mai provato a denunciare tutto ciò alle forze dell’ordine?
No, mai. I miei genitori non volevano. E ancora oggi non vogliono. Temono che la situazione possa peggiorare ulteriormente e degenerare.
Quindi con il passare degli anni la situazione non è migliorata…
No, per niente. Anzi è peggiorata. Ed io sono sempre più debole.
Pensi di reggere psicologicamente a tutto ciò?
Assolutamente si, tanto sono certo che prima o poi uscirà il sole.
GLI ALTRI - Infine gli chiediamo se ha qualcosa da dire a ragazzi che si trovano nella sua stessa situazione, ma non si sente di dire nulla. Prima di salutarci ci confida che è in cura dallo psicologo da ben 8 anni. L’aiuto di una specialista è fondamentale, ma informare e chiedere aiuto alle forze dell’ordine lo è ancora di più. I bulli presi singolarmente sono il nulla, il tassello insignificante della nostra società. Solo in gruppo riescono a trovare un’identità forse proprio per spirito di esibizionismo. Se sei vittima o assisti ad episodi di bullismo, non nasconderti. Chiedi aiuto.
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Mirko Reggiani è un alunno dell'Istituto Tecnico Commerciale Nicola Moreschi di Milano;
Da due anni collabora al giornale della scuola, lo Spettatore.