La storia dell'istruzione: dalle origini all'istruzione obbligatoria

Come è nata la scuola? Storia dell'istruzione, dalle origini a oggi. L’utopia della cultura universale nell’antica Grecia, l’istruzione nel Medioevo, i collegi dei gesuiti e l’istruzione pubblica nella modernità.
La storia dell'istruzione: dalle origini all'istruzione obbligatoria
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1Cos’è l’istruzione?

Sumeri, tavoletta in argilla con iscrizione cuneiforme
Sumeri, tavoletta in argilla con iscrizione cuneiforme — Fonte: getty-images

L’istruzione scolastica come la intendiamo noi è una realtà molto recente. Si tratta del risultato di un lungo, difficile e articolato percorso. Infatti, in un mondo come quello antico dove la sopravvivenza e la sussistenza erano la realtà concreta di ogni giorno, qualsiasi sapere che non fosse di natura tecnico pratica era semplicemente futile. Fu così per centinaia di migliaia di anni.

Nel mondo antico, dopo l’invenzione dell’agricoltura e della scrittura, gli alunni erano di solito maschi destinati a diventare scribi, sacerdoti, amministratori. Erano pochi, e subivano un’educazione severa e poco permissiva. Il resto dei bambini e dei giovani, semplicemente, lavorava. Questo tipo di istruzione in Asia Minore continuò dall’invenzione della scrittura sino al V-IV secolo a.C. quando molto lentamente le cose incominciarono a cambiare.

2L’educazione nel mondo greco: Sparta e Atene

In epoca classica la Grecia era un insieme di città stati, le polis, di cui conosciamo gli ordinamenti scolastici. I più importanti furono quelli di Atene e Sparta

A Sparta vigeva la legge di Licurgo e l’unico obbiettivo dell’educazione dei giovani, maschi e femmine, era costruire un esercito forte a protezione dello Stato. L’educazione era quindi soprattutto militare, fisicamente estenuante, per la nostra sensibilità era spesso crudele. I bambini non integri fisicamente venivano abbandonati sul monte Taigeto.

Decorazione su ceramica raffigurante un giovane greco a scuola. V secolo a.C.
Decorazione su ceramica raffigurante un giovane greco a scuola. V secolo a.C. — Fonte: getty-images

I bambini “adatti” entravano nella agoghè intorno ai 7 anni, erano divisi in reparti, imparavano a leggere e a scrivere ma la loro educazione letteraria era quasi nulla, salvo i miti omerici e le gesta patriottiche. Erano incoraggiati a collaborare tra loro, ad arrangiarsi nelle situazioni di sopravvivenza ed a diventare abili nel combattimento e nella strategia. Venivano introdotti alla vita comunitaria e fraterna dei soldati gradualmente: entravano nell’esercito a 18 anni, vivevano insieme fino al pensionamento ed erano obbligati al matrimonio a 30 anni.

La scuola di Atene, affresco di Raffaello Sanzio situato ai Musei Vaticani nel cui centro sono raffigurati Platone e Aristotele
La scuola di Atene, affresco di Raffaello Sanzio situato ai Musei Vaticani nel cui centro sono raffigurati Platone e Aristotele — Fonte: ansa

L’educazione ateniese aveva lo scopo di formare dei cittadini adatti al tempo di pace e al tempo di guerra. Venivano cresciuti da un precettore o da uno schiavo nelle mura di casa fino ai 7 anni, poi entravano in una scuola elementare pubblica o privata fino ai 14 anni. Oltre alla lettura e della scrittura, venivano insegnate la letteratura (Omero in particolare) e la musica (soprattutto la lira). Poi i ragazzi potevano fare degli studi superiori, ma a 18 anni entravano nell’esercito per 2 anni.

Oltre all’istruzione dei sofisti, gli studi superiori più importanti furono quelli di Socrate (470/469-399 a.C.), il quale fu però condannato a morte proprio con l’accusa di traviare i giovani; quelli di Platone (428-328 a.C.), il quale fondò l’Accademia ad Atene nel 387 a.C. e che esse fu chiusa solo nel VI sec d.C. con alti e bassi; infine, quelli di Aristotele (384-322 a.C.), che fondò il Peripato, familiare ai più con il nome di Liceo. Fondamentalmente, ciò a cui miravano questi studi furono la conoscenza della verità e della vita retta

«Sia fatta la luce! disse la Libertà e come l’alba nel mare sorse Atene!» Percy B. Shelley, Hellas

3L’istruzione nel Medioevo

La scuola nel Medioevo si basava sull’organizzazione degli studi dei romani. Per loro la divisione era in educazione elementare (leggere, scrivere, calcolo elementare); scuole medie dove oltre alla grammatica, si imparavano latino e greco, la letteratura e le prime nozioni di storia, di geografia, di fisica e di astronomia; e scuola superiore dove si incominciava a studiare da retore, quindi l’eloquenza e la filosofia. I luoghi dell’istruzione erano prevalentemente quelli ecclesiastici.

Schola palatina di Carlo Magno
Schola palatina di Carlo Magno — Fonte: getty-images

Alla fine dell’VIII secolo, durante l’ascesa del Sacro Romano Impero di Carlo Magno, ci fu un risveglio culturale tale da incidere anche la sfera dell’istruzione. Carlo chiese ad Alcuino di York (724-804) di prendersi cura di una scuola, che prese il nome di Schola palatina ad Aquisgrana. Fu un vero e proprio centro culturale internazionale che rifondò la cultura medievale. Essa da una parte riprendeva la matrice romana e dall’altra incominciava a impiegare categorie proprie e originali. 

Proprio in questo periodo è consacrata la divisione dello studio che Cassiodoro (487-585) e Boezio (475/477-524/526) avevano sintetizzato a partire da Aristotele: sono le cosiddette 7 arti liberali, divise nel Trivio (Grammatica, Dialettica, Retorica) e nel Quadrivio (Aritmetica, Geometria, Astronomia e Musica). Tuttavia, i limiti della Schola Palatina fu il fatto che fosse un centro di formazione che oggi diremmo professionale: serviva a formare i funzionari del nuovo impero cristiano, e non una vera e propria classe di intellettuali.

Medici all'Università di Parigi
Medici all'Università di Parigi — Fonte: getty-images

Le prime università nacquero a cavallo tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo: a Bologna per il diritto, a Oxford e a Parigi per gli studi teologici e filosofici, poi tante altre. Progressivamente i papi, i re e i comuni mostrarono interessamento e diedero il loro appoggio a queste istituzioni che divennero veri e propri centri di cultura e di diffusione del sapere. La figura culminante di questa cultura universitaria detta poi Scolastica fu san Tommaso d’Aquino (1225-1274).  

«Chi non impara in gioventù, non insegna in vecchiaia» Alcuino di York

4Le novità della modernità tra Riforma e Controriforma

Martin Lutero e Filippo Melantone. Traduzione della Bibbia in tedesco
Martin Lutero e Filippo Melantone. Traduzione della Bibbia in tedesco — Fonte: getty-images

Con l’avvento della Riforma luterana ci furono rivolgimenti importanti in tutta la Cristianità. L’istruzione non ne fu indenne: Martin Lutero (1483-1546) e Melantone (1497-1560) riformarono il sistema scolastico dell’area tedesca con tre gradi di insegnamento: nel primo i bambini imparavano a leggere e scrivere; nel secondo imparavano la grammatica; e nel terzo la metrica, la dialettica e la retorica. Un giorno a settimana era dedicato all’educazione cristiana improntata alla Bibbia e ai rudimenti della fede. 

Nelle visite fatte nelle regioni Lutero trovò una condizione di ignoranza tale che lo spinse a scrivere ben due catechismi distinti, uno più semplice e uno più completo che ben presto ebbero valore normativo per tutto il popolo riformato

Papa Paolo III riceve da Sant'Ignazio di Loyola la Regola dei Gesuiti
Papa Paolo III riceve da Sant'Ignazio di Loyola la Regola dei Gesuiti — Fonte: getty-images

Nel giro di pochissimi anni, alla metà del XVI secolo, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado gestite da chierici della Compagnia di Gesù iniziarono a moltiplicarsi a dismisura, anche per far fronte alla minaccia della dottrina luterana. Sul fronte didattico elaborarono la Ratio Studiorum, una riorganizzazione strutturale degli studi che ricalcava quello romano, e consisteva in un metodo di studio che spingeva sul rapporto personale tra educatore e studente, sull’apprendimento cooperativo e sullo studio critico e non solamente mnemonico.

5L’istruzione pubblica della modernità

L'insegnante a scuola, 1638
L'insegnante a scuola, 1638 — Fonte: getty-images

Con l’Illuminismo si apre una nuova fase dell’istruzione. Infatti, con i despoti illuminati quali il re Federico II di Prussia  (1740-1786), personale amico di Voltaire (1694-1778) e grande riformatore. La scuola gradualmente fu resa pubblica e laica e andava a sostituire quelle gestite dai gesuiti. Questa cultura illuministica aveva anche degli intenti nuovi: ossia la bontà e la necessità dell’alfabetizzazione delle masse, il tentativo di evitare il lavoro minorile e il proposito di formare una cittadinanza consapevole e responsabile

Nel 1763 fu emanato da Federico II un decreto con cui si obbligavano tutti, maschi e femmine, ad essere educati dai 5 ai 14 anni, e il programma statale prevedeva una visione di base della religione cristiana, il canto, la lettura e la scrittura con tanto di libri di testo. Un altro esempio coevo lo si trova nell'Impero austro-ungarico, dove fu introdotto l’obbligo scolastico per i bambini dai 6 ai 12 anni dall'imperatrice Maria Teresa d’Asburgo (1717-1780) nel 1774. Infine, con la Rivoluzione francese si afferma l’idea di un’istruzione primaria pubblica, obbligatoria e gratuita per tutti.