Storia: il Colonialismo inglese
Cos'è il colonialismo inglese? E quali sono le sue caratteristiche? Ecco il riassunto della storia del colonialismo: fasi, colonie e protagonisti principali
Indice
Introduzione
In questa guida verranno illustrate le tappe che hanno caratterizzato la storia del colonialismo inglese, un importantissimo quanto lungo e vasto periodo storico che muove i suoi passi dal XIV secolo fino alla Prima guerra mondiale.
L'Inghilterra fu una delle massime potenze mondiali grazie alla sua notevole espansione nel mondo, conquistando territori vastissimi, come l’America e l'Australia, attraverso numerose e celebri guerre, patti storici, sfruttamento territoriale e potenti battaglie.
Non sempre si trattò di una politica corretta e la storia dell'espansionismo inglese, se pure a tinte fosche, rappresenta uno dei momenti storici più affascinanti e controversi.
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Per conoscere e ricordare i concetti, gli eventi e i principali avvenimenti della storia dalle origini a oggi.
Prima fase
I sovrani inglesi colonizzarono i nuovi territori grazie al potere delle proprie flotte e delle proprie forze marittime, conseguenza delle lungimiranti politiche del re Enrico VII, il quale fondò alcune importanti ed ancora oggi celebri istituzioni, come la Compagnia delle Indie Orientali, che giocarono un ruolo di primo piano nel controllo e nell'acquisizione delle colonie.
Il re Enrico VIII fu il fondatore della marina mercantile inglese moderna. La fase del primo colonialismo inglese iniziò, precisamente, nel 1607 con la fondazione del primo insediamento in Virginia (America) per terminare nel 1783 con il celebre Trattato di Parigi, lasciando l'Indipendenza agli Stati Uniti d'America.
La battaglia di Gravelinga
Il colonialismo inglese getta le sue basi durante l'età elisabettiana (dal 17 novembre 1558 al 24 marzo 1603).
Elisabetta I, l'ultima regina della dinastia Tudor, potenziò la flotta ed ottenne un'importante vittoria durante una memorabile battaglia (la battaglia di Gravelinga), sulla flotta spagnola del re Filippo II (l'8 agosto 1588 al largo di Calais, sul canale della Manica) che segnò la fine del dominio spagnolo sui mari e spianò la strada alle memorabili e grandissime conquiste inglesi.
Le colonie
All'inizio del XVII secolo furono fondate le 13 colonie del Nord America che in seguito alla guerra d'Indipendenza sarebbero divenute i veri e propri Stati Uniti d'America, ancora oggi in piedi nella loro potenza economica.
Nel Nord America le vaste terre coltivabili attirarono un gran numero di coloni inglesi; si trattava di territori estremamente fertili e proficuamente sfruttabili dal punto di vista economico, oltre che politico.
Altri territori in America furono conquistati con le guerre anglo-olandesi e con la famosa Guerra dei sette anni contro la Francia.
L'espansione coloniale sul continente continuò poi con la fondazione delle province atlantiche del Canada e proseguì con la conquista delle piccole isole dei Caraibi, come le isole Barbados e la Giamaica.
Nella zona dei Caraibi, dove era importantissima la produzione di zucchero, la colonizzazione assunse il carattere dello schiavismo, sfruttando gli abitanti del luogo al fine di coltivarne i vasti e fertili territori.
La lingua ufficiale
Dopo la guerra di indipendenza americana le mire coloniali ed espansionistiche inglesi si spostarono dal continente americano a quello asiatico e, nel XVIII secolo, anche verso quello africano, vasto ed imponente.
L'Inghilterra colonizzò l'India tra la fine del 1757 e la prima metà del secolo successivo.
Nel 1876 la regina Vittoria fu proclamata imperatrice delle Indie, l'India entrò a far parte dell'impero britannico per rimanervi per ben due secoli.
Prima della colonizzazione la nazione si ritrovava divisa mentre a questo punto sfoggiava, per la prima volta dopo secoli, un unico governo affidato ad un alto funzionario denominato viceré.
Viste le numerose lingue parlate nelle diverse zone del paese, l'Inghilterra impose l'uso dell'inglese come lingua ufficiale per una più semplice gestione delle politiche.
La colonia penale
Nel 1770 l'esploratore James Cook prese possesso della costa orientale dell'Australia, trasformandola in una colonia penale inglese: praticamente una sorta di immensa prigione a cielo aperto in cui deportare i criminali pericolosi per la società e condannati all'ergastolo.
La colonia penale australiana nacque nei pressi di Sidney ed i deportati venivano condannati ai lavori forzati in miniera per poter inviare le risorse minerarie all'Inghilterra.
Dopo la sconfitta di Napoleone giunsero in Australia dei coloni britannici liberi che diedero vita a nuove colonie.
La vittoria
Dopo la vittoria riportata contro Napoleone a Waterloo, l'Inghilterra estese la sua influenza su nazioni africane come il Sudan e l'Egitto, precedentemente legate alla Francia.
Per gli inglesi, però, era soprattutto determinante controllare il canale di Suez, un importante collegamento con l'india.
Inoltre, dopo la firma del trattato di Versailles, l'impero britannico acquisì gran parte delle colonie africane che in precedenza erano appartenute alla Germania, raggiungendo così la sua massima espansione.
La Compagnia di Plymouth
Nel 1606 James I sostenne nuovi sforzi inglesi (i primi da Raleigh) per stabilire le colonie lungo la costa dell'America, a nord del territorio tenuto in Spagna, in Florida.
Una carta per la sezione sud venne data ad una compagnia di mercanti di Londra (chiamata la London Company, fino a quando la sua colonia di successo diventò nota come Virginia Company).
Una società con sede a Plymouth ricevette uno statuto simile per la parte settentrionale di questa lunga linea costiera.
La Compagnia di Plymouth non aveva alcun legame con i Padri Pellegrini che fondarono una nuova Plymouth in America nel 1620.
La London Company riescì a creare il primo insediamento inglese permanente all'estero. Nell'aprile del 1607 tre navi inviate dalla Compagnia Londinese salparono nella baia di Chesapeake, continuarono su un largo corso d'acqua, il fiume James (chiamato così in onore del loro re) e poche settimane dopo scelsero un'isola su cui insediarsi: l'insediamento Jamestown.
John Smith
Più di 100 coloni inglesi tentarono di stabilirsi nel 1607 sull'isola di Jamestown. Un anno dopo la malattia, la privazione, la fame e gli attacchi degli indiani locali ridussero il loro numero a meno di quaranta.
John Smith, primo leader degno di nota nella storia coloniale britannica, fu uno dei sette uomini nominati dalla compagnia londinese a servire nel consiglio della colonia.
La sua energia, la sua intraprendenza e la sua abilità nel negoziare con gli indiani lo stabilirono presto come leader della comunità.
Smith fu coinvolto in una famosa scena romantica (o almeno così sostiene molti anni dopo in un libro del 1624). Fu catturato dagli indiani ma con l’intervento di Pocahontas, figlia tredicenne del capo tribù, venne poi rilasciato.
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