Storia dei mondi extra europei nel Medioevo: Africa, India, Cina e Giappone
Indice
1L'Africa
Nel XII secolo l’Africa settentrionale era dominata dalla dinastia berbera degli almohadi, che governavano un regno esteso dalla Spagna meridionale a tutto il Maghreb. Questo Regno, suddiviso al suo interno da emirati autonomi, entrò in crisi dopo la sconfitta nella battaglia di Las Navas de Tolosa contro i regni cristiani della Spagna settentrionale nel 1212.
Ridotta al solo Sultanato di Granada la presenza mussulmana in Spagna, anche nel Maghreb la dominazione almohade andò incontro alla dissoluzione: in Marocco si affermò la dominazione dei Merindi, nell’attuale Tunisia prese il potere la dinastia locale degli Hasfidi, mentre l’Algeria quella degli Abdalwadidi. In Egitto invece nel XIII secolo si impose la dominazione dei Mamelucchi.
Nell’Africa a sud del grande deserto del Sahara, fiorì nel XIII secolo l’impero del Mali sotto la guida di Sundiata Keita, capo dell’etnia mande.
Dopo aver convertito gran parte del popolo del suo regno alla fede mussulmana, Sundiata ampliò i suoi domini ai giacimenti auriferi nell’area del fiume Senegal, occupò la valle del Niger e riuscì ad assicurarsi il monopolio del commercio di oro e di sale, divenendo un importante partner commerciale del mondo arabo e berbero. Timbuctu la capitale dell’impero divenne una città ricca sia economicamente che culturalmente, punto di riferimento dei traffici carovanieri.
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Oltre all’impero del Mali altre formazioni politiche di rilievo furono il Regno del Benin, il Regno del Congo nell’Africa centrale, e il Regno cristiano di Etiopia, nell’africa orientale, dove nel XIII secolo si affermò una dinastia che secondo la tradizione risaliva al re biblico Salomone. La presenza di un regno cristiano nell’Africa subsahariana alimentò nel corso del medioevo una serie di leggende sul re-sacerdote che lo governava, il «Prete Gianni», la cui eco arrivò fino in Europa.
2Il sub-continente indiano
Quello che i geografi identificano con il nome di sub-continente indiano è una penisola molto vasta, situata nel centro sud del continente asiatico, che fin dall’antichità ha rappresentato un ponte tra il vicino e l’estremo Oriente, tra il Mediterraneo e la Cina. Intorno al II millennio a.C., la popolazione degli arya occupò la penisola, sottomettendo la popolazione locale e dando vita ad una società rigidamente divisa in caste.
Tale rigida organizzazione sociale riuscì a mantenersi immutata per secoli anche grazie alla legittimazione religiosa che gli derivava dall’induismo, che fondandosi sul principio della reincarnazione, giustificava l’esistenza di una struttura gerarchica.
Nel periodo che corrisponde all’Alto Medioevo europeo, la penisola indiana si presentava politicamente frammentata: una serie di signori locali, chiamati rajas, governava autonomamente piccoli e medi regni, spesso impegnati in guerre tra di loro per affermare o ampliare il proprio dominio politico. Nessuno di questi regni, però, era sufficientemente potente o esteso da imporsi sugli altri, e ciò rendeva la regione particolarmente esposta all’invasione di popolazioni esterne.
Nel XI secolo, popolazioni turche si erano stanziate nei territori dell’Afghanistan dando vita a un processo di islamizzazione, che in parte era stato avviato dagli arabi già nel VII secolo.
Nel XII secolo una serie di invasioni ampliò il dominio mussulmano a tutta l’India settentrionale, dove nel 1206 sorse il Sultanato di Delhi, un grande Stato che superava la frammentazione politica precedente, sottomettendo i vari signori locali, e che, pur cercando di diffondere la religione islamica, si mostrò tollerante della diversità culturale e religiosa della popolazione che abitava la regione.
Anche per queste ragioni, il Sultanato di Delhi mantenne il controllo dell’India settentrionale per tre secoli, fino a quando, agli inizi del Cinquecento, venne a sua volta conquistato dall’Impero moghul.
3L'impero cinese
La Cina fu uno dei luoghi privilegiati in cui si formarono le prime civiltà umane. La civiltà cinese sviluppò dei caratteri identitari che rimasero sostanzialmente immutati per moltissimi secoli.
Asse portante dell’identità cinese fu il confucianesimo, un insieme di insegnamenti e di idee elaborate da Confucio nel VI secolo a.C. Tali dottrine prevedevano l’immobilità dei ruoli sociali, il rispetto per la tradizione e per l’autorità dello Stato. Tale impianto ideologico permise alla cultura cinese di perdurare nel tempo e di dar vita a una società stabile e organizzata.
Nel X secolo, dopo un periodo caratterizzato da una forte frammentazione politica con la formazione di numerosi piccoli regni, l’unità politica della Cina venne restaurata dalla dinastia Song. I Song presero il potere nel nord della Cina nel 960 e da lì negli anni successivi ampliarono il loro dominio a sud.
Sotto la dinastia Song l’impero cinese conobbe una grande crescita economica. L’abbondanza delle risorse agricole, costituite in particolare dalla diffusione della coltivazione del riso, determinò un significativo aumento demografico (nel XI secolo la popolazione superò i 120 milioni di abitanti) e uno sviluppo dei commerci, anche grazie a prodotti molto pregiati come la seta e la porcellana.
Per favorire i commerci i Song introdussero per la prima volta nella storia l’uso della cartamoneta. Oltre a Ciò questa dinastia promosse la cultura e la ricerca scientifica, che portò ad innovazioni quali la stampa a caratteri mobili, il timone a poppa, la bussola e la polvere da sparo.
Nel XIII secolo l’impero dei Song si dissolse sotto le conquiste dei mongoli diGengis Khan, ma dopo meno di un secolo una nuova dinastia restaurò l’impero: i Ming. Sotto di loro la Cina continuò a crescere sia economicamente che demograficamente, fino a diventare, secondo gran parte degli storici, il paese più potente e avanzato tecnologicamente del mondo.
Durante il loro regno i Ming proseguirono l’opera di accentramento amministrativo già iniziata dai Song. L’impero venne diviso in prefetture e sottoprefetture che facevano riferimento al potere dell’imperiale e che avevano il compito di riscuotere le tasse. La capitale venne traferita a Pechino e venne aumentato il controllo imperiale sull’esercito e sulla burocrazia. Al contempo si incentivò il commercio con i paesi lontani e la cultura.
4L'Estremo Oriente: il Giappone
A partire dal III secolo il Giappone assunse una struttura politica molto simile a quello che si sviluppò in Occidente con il feudalesimo qualche secolo dopo. Il potere era esercitato dai daimyo, dei signori locali serviti dai samurai, una classe militare formata da cavalieri. Questa struttura portò il potere politico a frammentarsi in una serie di clan e di signorie locali, spesso impegnate in guerre e conflitti.
Intorno al VIII secolo, il regime dei clan venne sostituito da un potere imperiale che riunificò territorialmente il Giappone. Nei secoli successivi il potere imperiale si affievolì, mentre crebbe quello dei membri dell’aristocrazia militare, che si contendevano il titolo di shogun, ovvero di capo militare dell’impero.
Nel 1192, Minamoto Yoritomo, capo di una delle famiglie aristocratiche più potenti, assunse il titolo di shogun e rese ereditario il suo titolo, esautorando di fatto l’imperatore. Da quel momento il Giappone si contraddistinse per queste due figure di potere:
- Lo shogun che deteneva il potere politico e militare.
- L’imperatore che era considerato una figura divina, e che si occupava principalmente della sfera religiosa.
Nella seconda metà del XIII secolo il Giappone dovette subire il tentativo di conquista da parte dell’impero mongolo, che aveva soggiogato l’impero cinese. Nonostante i mongoli fossero militarmente superiori, i giapponesi riuscirono a respingerli grazie ad un evento fortuito: per ben due volte gran parte della flotta che trasportava l’esercito mongolo venne affondata in due terribili tempeste. Da allora il Giappone visse in isolamento rispetto alle influenze del mondo esterno fino al XIV secolo.