Stati Nazionali Europei tra 1500 e 1600: politica, economia e società
Indice
1Introduzione
Tra i secoli XVI e XVII si affermarono in Europa gli Stati Nazionali così come oggi li conosciamo: ad eccezione di Germania e Italia, il resto d'Europa aveva già conosciuto un processo di unificazione e accentramento politico e amministrativo che progressivamente modificava l’organizzazione del vecchio continente. Tra ‘500 e ‘600 l'idea tradizionale dei poteri universali (Impero e Papato) scomparve definitivamente e si affermò quella che ogni singolo Stato godesse di una giurisdizione autonoma pienamente legittima.
Durante questi due secoli, nonostante i conflitti religiosi, l’Europa si avviò al dominio mondiale nella tecnologia e nella scienza, nei commerci e nelle esplorazioni, nell’organizzazione militare e nello sviluppo culturale. Protagonisti di questo processo furono proprio gli Stati Nazionali come Spagna, Francia, Inghilterra, Olanda: tuttavia i loro modelli di sviluppo politici e sociali non furono affatto omogenei, e le loro differenze contribuirono alla competizione, e spesso allo scontro, che si accese tra di loro.
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2Spagna: l’impero cattolico dove non tramontava mai il sole
Per tutto il XV secolo la nazione europea più importante e potente fu senza dubbio la Spagna: il regno unito dai Re Cattolici Ferdinando e Isabella, nel momento in cui fu ereditato da Carlo V D’Asburgo nel 1516, era molto più che un singolo Stato nazionale e si presentava come un enorme impero sovranazionale animato da pretese universalistiche, che univa il Mediterraneo alle due sponde dell’Atlantico, eterogeneo per sistema politico e legislativo e caratteristiche linguistiche e culturali, a cui inoltre mancava una fondamentale continuità territoriale.
L’ambizione del successore Filippo II, protagonista di un lungo regno dal 1556 al 1598, fu quello di unificare il più possibile i domini spagnoli, in particolare nella penisola iberica, accentrando il suo potere: un tentativo che nei fatti si tradusse in un insuccesso. In particolare sotto il sovrano si perfezionò il modello di governo delle Cortes, assemblee locali che rappresentavano la nobiltà, il clero e i ceti mercantili dei diversi territori soggetti alla monarchia, che rimanevano in possesso di una certa autonomia politica nei confronti della corona.
Sul piano culturale e religioso l’impero spagnolo nel XVI secolo si presentava come un baluardo del cattolicesimo, impegnato a contrastare l’avanzata della riforma protestante nel continente e ad imporre una rigida ortodossia cattolica nei propri confini: ancora prima che nel resto d’Europa l’Inquisizione spagnola attuava una dura repressione delle minoranze religiose: nel 1492 erano stati espulsi gli ebrei, a cui seguì quasi un secolo dopo la cacciata dei Moriscos, avvenuta nel 1602.
Anche sul piano estero la politica spagnola fu improntata, tra ‘500 e ‘600, all’aggressività e alla difesa della fede cattolica: nel 1571 l’alleanza a guida spagnola sconfisse nella spettacolare battaglia di Lepanto gli Ottomani, fermando l’avanzata islamica nel Mediterraneo; contro l’Inghilterra, impegnata nel sostenere i protestanti nel resto d’Europa e in particolare nei Paesi Bassi spagnoli, Filippo II allestì una gigantesca spedizione navale: l’Invincibile Armada, a dispetto del suo nome, venne però sconfitta dagli inglesi nella Manica nel 1588.
Dalla fine del ‘500 l’impero spagnolo entrava in crisi, perdendo il suo primato a vantaggio degli altri Stati europei: l’afflusso dei metalli preziosi dalle Americhe, che sosteneva l’economia spagnola, non era sufficiente a colmare le ingenti spese di guerra e di amministrazione e generò fenomeni di inflazione dei prezzi, causando la crisi della produzione agricola e manifatturiera. Le riforme tentate dal ministro Olivares all’inizio del ’600 si rivelarono fallimentari e la sconfitta nella Guerra dei Trent’anni segnò il definitivo tramonto della potenza spagnola.
3Francia: dalle guerre di religione all’Assolutismo politico
Durante tutto il XVI secolo in Francia, già divenuto uno Stato nazionale, si svolsero sanguinose guerre di religione dovute al contrasto tra cattolici e protestanti - quest’ultimi meglio noti come ugonotti - organizzati in fronti politico-religiosi contrapposti. La monarchia francese dopo la scomparsa di Francesco I ed Enrico II, entrambi della casata dei Valois, visse un periodo di forte debolezza: l’accesa conflittualità terminò solamente nel 1589, quando il protestante Enrico IV di Borbone, poi convertito al cattolicesimo, si impose nel panorama politico. Pochi anni più tardi, nel 1598, con l’Editto di Nantes, Enrico IV concesse una parziale libertà di culto agli ugonotti.
Con la fine delle guerre di religione, dall’inizio del XVII secolo, il governo venne affidato alla reggenza dei cardinali Richelieu e Mazzarino, che perfezionarono l’apparato amministrativo dello Stato, consolidando il potere della corona e rafforzando la posizione internazionale della Francia. Richelieu non esitò a schierarsi contro le altre potenze cattoliche nella lunga Guerra dei Trent’anni: la vittoria segnò la definitiva affermazione della Francia come potenza di prim’ordine, impegnata nel realizzare la propria egemonia continentale e nello sviluppare il proprio impero coloniale fuori dai propri confini.
La società francese rimaneva organizzata secondo la classica divisione in ordini di stampo feudale (nobiltà, clero e terzo stato), rappresentati all’interno dell’assemblea degli Stati Generali, e segnata dai continui contrasti tra potere monarchico e aristocrazia. Tuttavia la rigidità di questo assetto era mitigata dall’introduzione della “nobiltà di toga”, ovvero dalla possibilità che le cariche pubbliche fossero acquistabili e ereditabili da comuni borghesi; una novità che contribuì a creare un gruppo di ufficiali di nuova nomina fedeli alla corona e a sostenere le finanze pubbliche.
Il giorno dopo la morte di Mazzarino (10 marzo 1661) Luigi XIV, all’epoca appena ventitreenne, informò gli attendenti del cardinale che da quel momento avrebbe regnato da solo, tenendo conto oppure no, a sua discrezione, delle loro indicazioni: è in questo modo che inizia uno tra i regni più lunghi della Storia, quello del Re Sole, durato fino al 1715. Luigi XIV poneva così fine ai contrasti tra corona e nobiltà, sancendo l’indiscutibile primato del re, ed inaugurava un modello politico originale destinato a segnare un’epoca, quello dell’Assolutismo: un sistema fortemente accentrato, dove al solo Luigi XIV spettavano le decisioni finali sull’amministrazione fiscale, giudiziaria e sulla politica estera.
Sotto la guida di Luigi XIV la Francia perseguì una politica di potere, iniziando un lungo contrasto con l’Inghilterra per il dominio sul continente europeo e fuori da esso. Tutta la politica del Re Sole fu improntata alla ricerca del prestigio per la monarchia, attraverso lo sfarzo della corte, riunita nella nuova reggia di Versailles, e il patrocinio della arti e delle scienze. La grande fama data da Luigi XIV alla Francia contribuì all’affermazione dell’Assolutismo come sistema politico maggiormente in voga nell’Europa nel ‘700.
4L’Inghilterra tra ‘500 e ‘600: la nascita della prima monarchia costituzionale
Con minore intensità anche l’Inghilterra nel XV secolo visse un periodo di conflittualità religiosa: la decisione di Enrico VIII di creare una confessione nazionale, la Chiesa Anglicana, separata dal cattolicesimo romano non mancò di produrre numerosi contrasti tra fedeli protestanti e cattolici. Soltanto con l’ascesa di Elisabetta I la questione religiosa venne affrontata politicamente cercando un compromesso: durante il suo lungo regno, durato dal 1558 al 1603, cercò la pacificazione tra fazioni rafforzando la Chiesa Inglese, decretandola unica fede nazionale.
Sotto la guida di Elisabetta I l’Inghilterra visse un periodo di fioritura artistica e culturale, ben esemplificato dall’opera del drammaturgo William Shakespeare. Elisabetta inoltre rafforzò la presenza internazionale inglese, sostenendo i protestanti nel resto d’Europa, aumentando il volume dei traffici commerciali con la nascita delle compagnie commerciali, disturbando la Spagna con azioni di pirateria (in particolar modo grazie al capitano Francis Drake) e avviando una lenta colonizzazione del Nord America.
Tuttavia nel 1603 Elisabetta morì senza lasciare eredi, e per l’Inghilterra iniziò un nuovo periodo di intensi conflitti politici e religiosi con il contrasto tra la nuova dinastia degli Stuart e il parlamento inglese (la Camera dei Comuni), espressione dei ceti borghesi e mercantili, preoccupati dalla tendenza assolutistica dei sovrani e dal loro tentativo di restaurazione cattolica. Nel 1628, a seguito della richiesta di un prelievo fiscale forzoso da parte della corona, iniziò una lunga guerra civile che terminò solo nel 1649 con la vittoria dei parlamentari e l’ascesa del condottiero Oliver Cromwell. Cromwell, dopo la condanna a morte di Carlo I Stuart, inaugurò una propria dittatura personale, fino alla sua morte nel 1661.
Il conflitto tra parlamento e corona non era però terminato: gli Stuart tornarono al potere, tuttavia il parlamento si mostrò riluttante nell’assecondare la politica dei sovrani. Nel 1689 i Comuni si rivolsero a Guglielmo D’Orange, governatore d’Olanda, offrendogli la corona, che accettò ponendo fine con una rivoluzione incruenta alla dinastia Stuart. Nel giro di pochi anni la Camera dei Comuni approvò una serie di atti con il quale stabiliva le sue prerogative: nasceva così in Inghilterra la prima monarchia costituzionale della storia, dove libertà di espressione e di stampa e i limiti del potere sovrano erano sanciti giuridicamente.
L’Inghilterra, dalla metà del ‘600, ispirata dal liberalismo della sua politica, divenne così il principale centro europeo delle nuove idee sullo Stato e la società, ben esemplificate da un filosofo come John Locke, della rivoluzione scientifica, con il lavoro di accademici come Isaac Newton, oltre che all’avanguardia nelle innovazioni in campo economico e produttivo, anche attraverso una nuova sistemazione della produzione agricola (le cosiddette enclosures). Forte di una potenza navale senza pari, l’Inghilterra mise le basi della sua egemonia nei secoli successivi.
5L’Olanda: il modello dell’autogoverno e la tolleranza politico-religiosa
Nel corso del XVII secolo un’altra piccola nazione completò un percorso di indipendenza, affermandosi come giovane e dinamica potenza europea: l’Olanda. Formalmente inseriti nei domini di Carlo V, nei Paesi Bassi le dottrine protestanti avevano avuto una importante diffusione; inoltre questi territori, divisi in 17 province tra le più sviluppate e urbanizzate d’Europa, godevano da sempre di una speciale autonomia politica anche grazie alla distanza geografica dalla cattolica Spagna.
Filippo II era però deciso a interrompere la crescita dei protestanti in questa area e a limitare il governo autonomo delle 17 province: quello che seguì fu, a partire dalla metà del ‘500, un lungo conflitto tra il sovrano spagnolo e i Paesi Bassi, decisi a resistere alle ingerenze politiche e religiose della corona, anche attraverso forme di guerriglia che costarono agli spagnoli ingenti risorse per arginare la ribellione.
Solo nel 1576, con la Pacificazione di Gand, si giunse ad una prima tregua con il sovrano: tuttavia le 7 province del nord, a maggioranza protestante, decisero nel 1581 di continuare la lotta per la propria indipendenza sotto la guida di Guglielmo D’Orange, nominato loro governatore. Morto Filippo II, vista l’insostenibilità dei costi del conflitto per le esangui finanze, nel 1609 gli spagnoli cessarono le ostilità, anche se il riconoscimento della piena indipendenza delle Province Unite avvenne solamente nel 1648.
L’agile struttura repubblicana del nuovo Stato era improntata al rispetto della tradizionale autonomia locale: ogni provincia godeva di ampia libertà e inviava propri rappresentanti all’assemblea degli Stati Generali, espressione del potere centrale. La provincia più ricca di tutte, l’Olanda, era in grado di esercitare sulle altre una forte influenza, e il suo principale funzionario, il Gran Pensionario, era incaricato di importanti mansioni anche a livello centrale.
Le Province Unite per tutto il ‘600 vissero un periodo di forte espansione economica: specializzate nel commercio, le compagnie olandesi primeggiarono nei traffici su larga scala, modellandosi sulla struttura di una prima società per azioni con la unificazione nella Compagnia delle Indie Orientali. Il primato olandese non fu solamente sul piano commerciale e finanziario: le Province Unite furono all’avanguardia anche nel campo educativo; Amsterdam divenne inoltre un centro di grande diffusione della stampa e delle idee, reso possibile grazie al clima di tolleranza religiosa e politica che favorì pensatori come Baruch Spinoza. Inoltre, nelle arti, esponenti come Vermeer e Rembrandt contribuirono alla fama della celebre scuola pittorica olandese.
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Domande & Risposte
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Chi sono i protagonisti del 1600 in Europa?
Spagna, Francia, Inghilterra e Olanda.
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Perché si dice che sul regno di Carlo V non tramontava mai il sole?
L’impero ereditato da Carlo V era il più vasto dei suoi tempi: eterogeneo per sistema politico e legislativo, per caratteristiche linguistiche e culturali e a cui mancava una continuità territoriale.
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Come era organizzato il potere in Francia?
La società era suddivisa tra nobiltà, clero e terzo Stato.
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Chi era Francis Drake?
Un capitano inglese che disturbava il commercio spagnolo con le sue azioni di pirateria.
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Quali furono le conseguenze della Gloriosa rivoluzione in Inghilterra?
Nel 1689 l’Inghilterra diventò una monarchia parlamentare dove i limiti del potere sovrano venivano definiti dalla legge.