Soldati di Giuseppe Ungaretti: testo, analisi e significato
Indice
1Ungaretti tra avanguardie e sperimentalismo
Già nella sua avventurosa adolescenza, trascorsa tra Alessandria d’Egitto, Parigi e Milano, Ungaretti dimostra una forte inclinazione per la scrittura che, proprio nel suo peregrinare, viene stimolata e s’accresce con il contatto e lo scambio d’idee con alcuni dei più importanti esponenti della letteratura e della poesia dell’epoca.
Ad Alessandria, nel 1906, conosce Enrico Pea ed entra in contatto con Giuseppe Prezzolini. Nel 1912 lascia l’Egitto per la Francia, e nella capitale entra in contatto con i più importanti esponenti delle avanguardie artistiche e letterarie, sia transalpine che italiane; è in questo contesto che conosce Apollinaire e, soprattutto, Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi, cioè gli esponenti di punta del futurismo fiorentino che gli propongono di iniziare a pubblicare le sue poesia sulla rivista Lacerba.
Il periodo parigino si conclude nello stesso anno di questo incontro, il 1914, quando il poeta decide di trasferirsi a Milano, dove assume posizioni interventiste e, arruolatosi come volontario, viene mandato sul fronte del carso.
La vicinanza agli sperimentalismi e alle avanguardie del primo Novecento è qualcosa che segna l’opera poetica di Ungaretti sul lungo periodo. Il suo stile, soprattutto in questa prima parte, si caratterizza per l’uso dell’analogia e per una particolare focalizzazione sulla parola e sulla sua capacità comunicativa ed espressiva.
Una ricerca che lo porta a spezzettare i versi, riducendoli talvolta a unità minime, in alcuni casi a semplici monosillabi: una scelta che non va intesa in senso distruttivo ma, al contrario, finalizzata proprio a dare un’evidenza maggiore alla scelta linguistica, a mettere in risalto la potenza del lessico.
I periodi vengono ridotti al minimo, sfrondati il più possibile per raggiungere un piano comunicativo immediato ed efficace; si tratta di una soluzione stilistica che trova poi una sua corporeità anche sul piano grafico, visivo, lasciando che la parola poetica, ridotta all’essenziale, emerga dal foglio bianco.
Un risultato frutto di una ricerca continua, tutt’altro che semplice, e prodotto da un processo di limatura e revisione dei testi che Ungaretti è capace di prolungare per diversi anni: prendendo ad esempio la raccolta Allegria, cioè quella in cui è contenuta il componimento Soldati e che è anche il risultato più compiuto e puro di questa prima fase sperimentale, questa ha visto la sua prima pubblicazione nel 1916 e quella definitiva nel 1942.
2Soldati: un'analisi
Allegria contiene quella parte di opera di Ungaretti più legata alla prima fase, cioè al periodo dello sperimentalismo.
Le poesie contenute in questa raccolta si caratterizzano per la composizione scarna, per la ricerca lessicale e la modalità compositiva che puntano all’esaltazione della parola, raggiungendo vette di intensa semplicità espressiva come in Mattina (1917), lirica composta da appena due versi. Soldati s’inserisce nella stessa scia di sperimentazione letteraria.
2.1Testo e analisi
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
Sul piano formale la poesia è composta di quattro versi che possono anche essere letti come due settenari spezzati.
L’intero componimento si regge su di un’unica metafora consistente in un’analogia che comincia al v.1, introdotta dalla congiunzione come, mentre i restanti tre versi sono poco più che i sostantivi che li compongono e che li significano; i vv. 1 e 2 sono legati da un enjambement, unico espediente che segna un legame sintattico in una serie di versi altrimenti autonomi.
Composta nel 1918, quando Ungaretti era impegnato sul fronte francese nelle trincee vicino Reims, la poesia propone un parallelismo tra la condizione precaria dei soldati al fronte e quella delle foglie in autunno, entrambi pronti a cadere, cioè a morire, in qualsiasi istante.
Il riferimento all’autunno, la stagione della morte per eccellenza, e il paragone con le foglie non costituiscono una novità dal punto di vista letterario, anzi fanno riferimento a una solida tradizione letteraria: il primo ad usare questa metafora è stato Virgilio nel VI libro dell’Eneide che nella Commedia di Alighieri, dove il poeta fiorentino paragona alle foglie che cadono in autunno la massa delle anime dannate che si accalcano sulla barca di Caronte.
I versi scarni ed essenziali di questa poesia danno precisamente il metro di quello che era lo stile ungarettiano del periodo sperimentale, cioè quello contenuto in Allegria. Dalle diverse edizioni della raccolta emerge anche la traccia del modo di lavorare del poeta, della sua continua opera di raffinamento: in un’edizione precedente, infatti, la congiunzione come (v. 1) era stata posta al v. 2.
Questo livello di scrittura può accostarsi, e l’accostamento non è azzardato viste le frequentazioni giovanili di Ungaretti, a quello di alcuni poeti francesi attivi tra il tardo Ottocento e gli inizi del Novecento come Valery e Mallarmé, ed altri che avevano dato vita alla poesia simbolista.
Ovviamente Ungaretti pone a questa ricerca un timbro decisamente personale, cioè quello dei versi liberi e brevi, con scarsa o nulla punteggiatura, che fanno di tutto per porre in evidenza poche parole con il loro significato: uno stile che lo stesso autore definisce come poetica della ‘parola nuda’.
3I soldati e l'Allegria
In effetti Allegria si pone precisamente nel solco tracciato dallo sperimentalismo d’inizio secolo. Questa raccolta ha una storia lunga: viene pubblicata per la prima volta nel 1916 con il titolo di Il porto sepolto, tre anni più tardi c’è la prima riedizione, arricchita di nuovi testi, intitolata Allegria di naufragi; il titolo originario ritorna con l’edizione del 1923 per poi riacquistare il titolo Allegria con le edizioni successive, soprattutto quella del 1942 che segna l’assetto definitivo della raccolta.
Il continuo rimaneggiamento comporta anche l’aumento quantitativo del numero di poesie contenute in Allegria e, perciò, l’aumento delle tematiche trattate. I testi hanno una forte connotazione autobiografica, cosa che spinge l’autore a definire Allegria come una specie di diario e a suddividerla in capitoli; tra le diverse esperienza personali vissute e narrate attraverso componimenti poetici ha, ovviamente, un ruolo centrale la Prima guerra mondiale vissuta in prima persona da Ungaretti.
Il sentimento che emerge, unitario, dalla raccolta è quello di un vitalismo sincero che si fa tanto più forte di fronte alle difficoltà affrontate dall’autore, in primo luogo la guerra. Il senso della gioia, del sollievo di ritrovarsi vivi essendo sopravvissuti alla tragedia si ritrova tanto in Soldati quanto in altri componimenti che si riferiscono all’esperienza bellica come Veglia, in cui descrive una notte passata in trincea al fianco di un commilitone caduto, o in Fratelli e San Martino del Carso.
Tutti componimenti caratterizzati, a livello stilistico dalla ricerca di quella centralità della parola, da quella poetica della ‘parola nuda’ che è il tratto essenziale della prima scrittura ungarettiana.