Società sudista e schiavitù in America

Definizione e caratteristiche della schiavitù, vicende della società sudista americana e la questione degli schiavi neri in America nel XIX secolo.
Società sudista e schiavitù in America
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1Introduzione

Vecchie illustrazioni incise dell'industria nordamericana e meridionale
Vecchie illustrazioni incise dell'industria nordamericana e meridionale — Fonte: getty-images

In seguito al Trattato di Versailles del 1783 e alla ratifica della nuova Costituzione nel 1788, gli Stati Uniti d’America iniziarono un nuovo capitolo della loro storia caratterizzato da: progresso scientifico e tecnologico, sviluppo economico, crescita demografica ed espansione territoriale.   

Se durante il periodo coloniale del Nord America nel Settecento le differenze non erano così marcate, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, i modelli di società e di economia degli stati del Nord e quelli del Sud iniziarono a differenziarsi

Proprio queste divergenze poi divennero i punti su cui l’opinione pubblica americana si dovrà misurare per la tenuta dell’unione tra gli stati.

2Gli Stati del Sud

2.1La società sudista

Schiavitù in America: piantagione di canna da zucchero
Schiavitù in America: piantagione di canna da zucchero — Fonte: getty-images

La grande maggioranza degli abitanti bianchi negli Stati del Sud erano proprietari terrieri e piccoli contadini indipendenti, ma solo una parte minoritaria, circa il 25%, erano anche possessori di schiavi.

Tra gli schiavisti, soltanto la metà aveva più o meno cinque schiavi, mentre l’altra metà ne possedeva più di venti.

Proprio questi grandi negrieri erano quelli che esercitavano il vero potere nei propri stati ed erano quelli che venivano mandati al Congresso e alla Corte Suprema americane

Oltre a ottenere la leadership negli Stati del Sud, la minoranza schiavista riuscì anche a riunire attorno a sé tutti i bianchi, nonostante le disparità economiche preesistenti fra di loro, in nome di una presunta superiorità razziale manifestata nei rapporti sociali tra i bianchi e i neri

Questa situazione permise al Sud, negli anni antecedenti della Guerra di Secessione, di trasmettere all’esterno un’idea di un Sud compatto e unito.  

2.2L’economia sudista

Stati del Sud. Schiavi in una piantagione di cotone
Stati del Sud. Schiavi in una piantagione di cotone — Fonte: getty-images

Come detto precedentemente, l’agricoltura era l’attività economica più importante negli Stati del Sud, quindi la fonte di ricchezza principale.

Le piantagioni di cotone, chiamato King Cotton perché il prodotto di esportazione con maggiore valore nonché potere politico, si situavano nel Basso Sud.

Mentre nell’Alto Sud, più freddi e meno umidi, si avevano colture diverse come tabacco, mais e agrumi. Infine, nella Louisiana si coltivava canna da zucchero.

Oltre all’agricoltura, si aggiungevano anche l’allevamento di bovini del Texas e la pesca lungo la costa.

Nonostante la presenza del cotone, l’attività del settore secondario era molto sottosviluppata perché ritenuta trascurabile: infatti l’industria tessile era piccola e presente solo nel Basso Sud.

Per quanto riguarda le industrie belliche, queste erano poche e concentrate unicamente nell’Alto Sud.

3La questione dello schiavismo

3.1Le origini dello schiavismo in America

La schiavitù negriera fu una realtà radicata negli Stati del Sud, a causa della tratta degli schiavi portata avanti dalla metà del Seicento dalle principali potenze europee

In Europa, tra il XVIII e XIX il secolo, si diffuse un’opposizione risoluta alla schiavitù e al suo traffico, anche il trasporto degli africani nelle Americhe diminuì, mentre rimase stabile nei territori sudisti degli Stati Uniti d’America. 

La necessità di rispondere alla domanda sempre più alta di cotone portò gli schiavisti del Sud ad aumentare la produzione: di conseguenza, da una parte, i grandi negrieri furono alla ricerca di nuovi territori da utilizzare per le piantagioni e, dall’altra, accresceva la loro esigenza di avere sempre nuovi schiavi da impiegare nelle nuove terre, soprattutto a ovest.

3.2Gli schiavi neri in America

In genere, a seconda del periodo o alla località alle quali ci si riferisce, il trattamento degli schiavi neri in America era pessimo, contraddistinto da spietatezza e disumanità da parte dei padroni

Punizioni o esecuzioni per insubordinazione agli schiavi erano ordinarie, l’istruzione era loro negata e gli si vietavano situazioni in cui si potessero riunire in gruppo. Sostanzialmente gli schiavi erano considerati degli oggetti di proprietà privata e non persone

Nella Costituzione degli Stati Uniti d’America erano presenti diverse norme per la regolamentazione della schiavitù e ogni singolo stato aveva la libertà di disciplinare giuridicamente il rapporto tra gli schiavi e i loro padroni in codici appositi.

Agli inizi dell’Ottocento, gli stati americani iniziarono a divergere sullo schiavismo: quelli a nord della linea Mason-Dixon erano in una posizione antischiavista, mentre quelli a sud della linea erano ovviamente favorevoli.

4Le divergenze tra Nord e Sud

4.1Nord e Sud divisi sullo schiavismo

John Brown
John Brown — Fonte: getty-images

Tra il XVIII e il XIX secolo, negli Stati del Nord si affermò il movimento abolizionista, con John Brown (1800-1859) come principale promotore, contro lo schiavismo.

L’ideologia era fondata principalmente su basi morali e cristiane, ma contribuì anche la componente economica: gli effetti della rivoluzione industriale sul mercato capitalistico mondiale resero inutili le masse di schiavi ma indispensabili invece i lavoratori salariati produttori di ricchezza quindi consumatori di merci.

Per contrastare la diffusione dell’abolizionismo tra gli Stati del Sud, gli schiavisti iniziarono a costruire un’immagine della società sudista idilliaca, dove i rapporti tra i bianchi e neri erano distesi e indulgenti: gli argomenti dei sostenitori dello schiavismo erano che, da un lato, i neri avevano bisogno di qualcuno che badasse a loro e, dall’altro, in questa maniera, si evitavano le lotte di classe tipiche del Nord.

4.2Compromessi e timori del Nord e del Sud

Illustrazione che mostra gli effetti della legge sugli schiavi fuggitivi (1850)
Illustrazione che mostra gli effetti della legge sugli schiavi fuggitivi (1850) — Fonte: getty-images

Nel corso della prima metà dell’Ottocento il dibattito sulla schiavitù in America diventava sempre più aspro e polarizzante.

In un primo momento, gli Stati Uniti d’America cercarono dei compromessi perché l’unione non si sfaldasse: si iniziò con l’abolizione la Tratta degli Schiavi e ogni singolo Stato, sia vecchio che nuovo, poteva decidere autonomamente se permettere lo schiavismo oppure no.

I lavori presso il Congresso Americano per trovare una mediazione sulla questione schiavismo si arenarono nel momento in cui il Nord autorizzò la legge in cui le autorità federali erano tenute a cacciare i neri che scappavano dal Sud, in cambio dell’assenza della schiavitù in California.

Questa percezione da parte della popolazione nordista dello Slave Power accrebbe l’idea del complotto dei piantatori del sud circa l’acquisizione del governo di tutti gli Stati d’America.

5Lo scoppio della Guerra di Secessione

5.1La secessione dei sudisti

Abraham Lincoln e Sojourner Truth (ex schiava e attivista per i diritti delle donne) in una foto presentata al presidente dalla comunità nera di Baltimora per commemorare la proclamazione di emancipazione
Abraham Lincoln e Sojourner Truth (ex schiava e attivista per i diritti delle donne) in una foto presentata al presidente dalla comunità nera di Baltimora per commemorare la proclamazione di emancipazione — Fonte: getty-images

L’introduzione dello schiavismo in uno stato americano dipendeva dalla volontà popolare dei suoi abitanti.

I rapporti tesi e conflittuali tra gli abolizionisti e i sostenitori della schiavitù trovarono sfogo nel Bleeding Kansas negli anni 1854-1861: questi scontri posero fine al dialogo politico per poi passare ad un confronto armato, preludio dell’imminente Guerra di Secessione americana.

L’elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America di Abraham Lincoln (1809-1865), espressione del Partito Repubblicano, con chiara posizione anti-schiavitù: gli Stati del Sud lo avvertirono come un attacco all’istituzione dello schiavismo.

La reazione fu la creazione degli Stati Confederati d’America composti da Alabama, Carolina del Sud, Florida, Georgia, Louisiana, Mississippi e Texas, con Jefferson Davis (1808-1889) primo e unico Presidente.

5.2Schiavitù: causa della secessione americana?

Un dipinto raffigurante il presidente Lincoln con inserti di uno schiavo in catene, un avviso di un'asta di schiavi e Lincoln che firma il proclama di emancipazione con il quale libera gli schiavi negli Stati Confederati il 1 gennaio 1863 a Washington
Un dipinto raffigurante il presidente Lincoln con inserti di uno schiavo in catene, un avviso di un'asta di schiavi e Lincoln che firma il proclama di emancipazione con il quale libera gli schiavi negli Stati Confederati il 1 gennaio 1863 a Washington — Fonte: getty-images

Affermare che fosse stata la schiavitù a scatenare la guerra civile americana non è del tutto esauriente.

Dietro allo scontro ci furono motivi fondamentalmente economici: essendo gli schiavi neri la principale fonte di ricchezza negli Stati del Sud, eliminare la schiavitù significava scombussolare pesantemente il sistema economico e, da non sottovalutare, e al contempo costituiva un attentato alla proprietà privata, ritenuta sacra ed inviolabile per gli americani.

Il problema del conflitto tra gli Stati del Nord e quelli del Sud era il fatto che per i sudisti, volendo mantenere un’egemonia politica, quindi anche prosperità economica, nel Congresso statunitense, la schiavitù era l’unica ‘bandiera’ dietro cui schierarsi. Se la disputa sullo schiavismo si basava su presupposti ideologici-economici, divenne poi una questione identitaria sudista.

«Questo paese senza il lavoro degli schiavi sarebbe completamente inutile. Possiamo solo vivere ed esistere con quella specie di lavoro: e quindi sono disposto a combattere fino all’ultimo», William Nugent, Mississippi, 1863.