Cosa sono le società segrete e la Carboneria

Cosa sono e come funzionano le società segrete e la Carboneria. Descrizione, testimonianza di Lorenzo Benoni e gli alfabeti carbonari

Cosa sono le società segrete e la Carboneria
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Società segrete: cosa sono

Incontro clandestino fra Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi
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Il Congresso di Vienna e l’opera della Santa Alleanza poterono reprimere, sottomettere e smembrare l’Italia, ma non riuscirono a soffocarne il desiderio di libertà, di unità nazionale e le aspirazioni a un governo costituzionale. Le società segrete contribuirono particolarmente a tener desti e alimentare questi sentimenti, anche se seguirono vie diverse.

La Massoneria

La massoneria fu certamente la più antica tra queste (pare sia nata in Inghilterra nel 1300), ma non assunse un aspetto ben preciso fino al 1722.

Dalle prime grandi logge inglesi rimase vivo in tutti i tempi il simbolismo dei muratori (infatti la parola “massoneria” deriva da mason, termine inglese che vuol dire muratore): il martello, la cazzuola, il compasso e il grembiule furono le insegne della società e favorirono la segretezza dei movimenti.

Ogni loggia era costituita in rigida gerarchia con 33 gradi: dall’Apprendista al Gran Maestro.

In Inghilterra la massoneria fiorì particolarmente negli ambienti della grossa borghesia e della nobiltà; in Francia molti uomini della Rivoluzione vi aderirono, tanto che Napoleone la riorganizzò ufficialmente, ma le sette che rimasero aderenti allo spirito britannico, assunsero un carattere sempre più segreto e raccolsero tutti gli scontenti del regime napoleonico.

Anche in Italia si formarono qua e là nuclei di “giacobini che agivano segretamente. Durante il periodo risorgimentale annoverò tra le sue fila uomini come Garibaldi, Mazzini e Pisacane.

In Italia nacquero molte società patriottiche quali l’Amicizia cristiana, i Trinitari, e i Calderai.

In tutta l’Europa sorsero numerose società segrete che tendevano a sostenere i movimenti patriottici contro i soprusi e le occupazioni straniere.  Nacquero così le Eterie in Grecia, miranti alla liberazione dal dominio turco, la Lega delle virtù in Germania, contro il dominio napoleonico, e più tardi la Società dei giovani formata da studenti universitari che volevano un governo costituzionale ed erano avversi alla Russia, ma poi persero il loro spirito politico e diventarono un movimento goliardico.

In Spagna si organizzarono le “logge” dei Franchi Muratori. In Francia riprese vita la setta degli Adelfi, che si diffuse anche in Italia, trasformandosi in seguito nei Sublimi Maestri Perfetti e confluendo nella nascente Carboneria, che fu, insieme con la Giovane Italia, la più popolare tra le società segrete italiane.

La Carboneria

La Carboneria è la più nota tra le società segrete che sorsero nell’Ottocento.

I carbonari veneravano Cristo e ne adottavano i simboli:

  • la corona di spine come emblema del coraggio,
  • la croce emblema della morte,
  • i chiodi emblema del dolore.

Ma perché coraggio, morte e dolore? Perché i Carbonari, affiliandosi alla setta, sapevano di dover affrontare rischi mortali, dal momento che gli ideali di libertà potevano essere realizzati solo attraverso cospirazioni, e che, se si veniva arrestati, la polizia infieriva con la tortura per conoscere i nomi degli affiliati.

Il nome Carboneria deriva da un’antica associazione artigiana francese, gli Charbonniers, che riuniva carbonai, boscaioli e persino contrabbandieri in una lega di reciproco aiuto. Dalla Francia fu importata nel Regno di Napoli da ufficiali napoleonici. Dai carbonai prese anche il suo gergo: si parlava di vendita di carbone, fare il carbone nel bosco, purgare la foresta dai lupi (cioè liberare la terra dai tiranni).

L’aggregazione alla setta avveniva per mezzo di un rito di iniziazione e gli aspiranti erano sottoposti alle prove rituali.

All’interno della Carboneria vigeva una rigida gerarchia. I nuovi affiliati si chiamavano apprendisti, e dopo un periodo di prova diventavano maestri. I “maestri”, secondo le capacità, potevano essere annessi alle funzioni superiori (reggente, primo assistente, secondo assistente), o a quelle inferiori (segretario, tesoriere, maestro terribile, incaricato cioè di mettere alla prova il coraggio dei nuovi soci, e copritore, con il compito di vegliare sulla segretezza delle riunioni).

I membri erano detti buoni cugini.

L’organizzazione gerarchica assai complicata mirava a far sì che ciascun aderente avesse il minimo necessario delle informazioni: in questo modo, se arrestato, non avrebbe potuto rivelare più di quel poco che sapeva. Infatti i nuovi iscritti, nel periodo di prova erano educati alla fratellanza, alla bontà, allo spirito di sacrificio.

Solo in un secondo momento si passava all’educazione politica: come si contrasta il potere assoluto, come si abbattono i sovrani dispotici, e così via. Ma il fine concreto  di questa preparazione era sempre tenuto oscuro: che si trattasse di distribuire volantini o di portare stampa clandestina da una località all’altra, o di prendere contatti con possibili nuovi affiliati, o addirittura di partecipare a una cospirazione, una rivolta, una sommossa: il compito era rivelato sempre all’ultimo momento.

Carbonari nell'Ottocento
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I carbonari erano riuniti in vendite, camere d’onore, o baracche, ognuna delle quali comprendeva circa dieci adepti. Le vendite erano coordinate da un Gran Maestro, che unitamente a un comitato esecutivo prendeva tutte le decisioni.

          Gli affiliati si chiamavano tra loro “buoni cugini” e si riconoscevano reciprocamente per mezzo di segni convenzionali e parole d’ordine che venivano cambiate molto frequentemente. Ogni carbonaro doveva essere armato a sue spese e versava una tassa mensile all’organizzazione, proporzionata alle sue possibilità: occorreva infatti molto denaro per preparare le sommosse.

Come si diventava carbonari

L’affiliazione alla Carboneria era resa assai difficile per evitare l’infiltrazione di spie. Si doveva essere presentati da due carbonari di sicura fede, e subire un interrogatorio severo, che avveniva in condizioni di segretezza estrema ed era circondato da profondo mistero.

L’aspirante carbonaro veniva bendato e poi condotto nel luogo in cui era riunita l’assemblea dei soci: il Gran Maestro, dopo una serie di domande miranti a controllare la lealtà del richiedente, pretendeva che questi desse la sua parola d’onore di essere pronto a sacrificare tutto, anche se stesso, per il bene della patria.

A quel punto gli veniva tolta la benda, ed egli si trovava circondato da pugnali, che, secondo le parole del Gran Maestro, lo avrebbero difeso se avesse osservato fedelmente la parola data; lo avrebbero invece ucciso se l’avesse tradita.

Su uno di quei pugnali il nuovo adepto, bevuto un liquore rosso che simboleggiava il sangue del tiranno, pronunciava il giuramento: giurava di odiare i tiranni e di volerli distruggere “sino all’ultimo rampollo” per istituire il regno della libertà e dell’uguaglianza; se non fosse riuscito nel suo intento, avrebbe preferito la morte.

Per accedere ai successivi gradi si doveva prestare un nuovo giuramento, secondo un’altra formula: numerosi erano i" catechismi”, cioè l’insieme di norme da osservare.

Gli scopi della Carboneria rimasero sempre oscuri, confusi, e quando le insurrezioni scoppiarono (a Napoli e in Piemonte), il fallimento fu da imputare sia alla mancanza di informazione degli adepti stessi, sia all’esiguo numero di partecipanti.

Dalle società segrete, infatti, rimasero sempre escluse le grandi masse (contadini, lavoratori in generale): solo parte dell’alta borghesia, qualche aristocratico, alcuni intellettuali e studenti ne fecero parte.

Ascolta su Spreaker.

Lorenzo Benoni, testimonianza

Eravamo cinque persone nella stanza. Dopo una breve pausa, cominciò una specie d’interrogatorio. Parlava il Presidente, il quale mi rivolgeva la parola sempre nella seconda persona del singolare.

      “Qual è il tuo nome, cognome ed età?”

         Glielo dissi.

       “Immagini lo scopo della tua presenza in questo luogo?”

        “Lo so!”

        “Perseveri nell’intenzione d’entrare nella confraternita dei buoni cugini?”

        “Con tutta l’anima”

        “Ti sei formato un’idea chiara dei terribili doveri che stai per addossarti? Sai tu che, appena dato il solenne giuramento, il tuo braccio, le tue sostanze, la tua vita, insomma tutto te stesso, non appartengono più a te, ma all’ordine? Sei pronto a morire mille volte, anziché rivelare i segreti della Società?”

“Sicuramente. Se mi fosse comandato d’aprir la finestra e gettarmi giù a capofitto, io non esiterei un istante”

“Quali sono i tuoi diritti per entrare nella confraternita degli uomini liberi?”

“Io non ne ho alcuno, eccetto l’amore della patria e il fermo proposito di contribuire alla sua liberazione, o morir nella prova”.

Finito l’interrogatorio, il Presidente mi fece mettere in ginocchio e ripetere la formula del giuramento, che pronunciò a voce alta e distinta, fermandosi con enfasi nelle frasi più significative.

Ciò fatto, aggiunse: “Prendi una sedia e mettiti a sedere; ora puoi farlo, poiché sei dei nostri”.

 

Alfabeti carbonari

La necessità per i cospiratori di comunicare fra loro in modo da garantirsi che i loro scritti, anche se scoperti, non potessero fornire informazioni agli avversari, spinse ad escogitare molti tipi di alfabeti convenzionali, come questo che Ciro Menotti propose all’amico Enrico Misley:

Arrivai or ora da Bologna, ove questa notte mi occupai di farti l’alfabeto, del quale ti servirai al ricevere la presente, ed io me ne servirò appena saprò che hai ricevuto questa mia, e che siamo d’accordo.

Esempi di alfabeto convenzionale e generale

Alfabeto convenzionale: o, p, g, i, c, h, e, r, n, m, a, b, q, l, z, d, u, v, x, y, s.

Alfabeto generale: a, b, c, d, e, f, g, h, i, l, m, n, o, p, q, r, s, t, u, v, x, y, z.

Esempio: “Dipenderete dal Comitato di Napoli per combinare il vostro movimento. Egli è d’accordo con Parigi. Verrà in Italia il generale Pepe”.

Trascrizione: “ Tebimtilidi tor Ganedoda te Mobare bil ganpemoli er vazdla navenimda. Icre t’oggalta gam bolece. Villo em Edoreo er cimilori Bibi”.

          Ciò non basta: si scriverà e con l’alfabeto e con la parola d’ordine. Sia “Indipendenza” la parola d’ordine e si scriverà alternativamente una lettera sì e una no, incominciando sempre dalla lettera della parola d’ordine.

          Esempio composto con la parola d’ordine “Indipendenza” e l’alfabeto convenzionale per le parole: “Dipenderete dal Comitato, ecc.”: “I tnedbi i pmetni dleindziat nodri gpaenneddeonddzaa”.

Levate le lettere che formano la parola “Indipendenza” e vi resteranno le lettere: “Tebimtilidi tor Ganedoda”, cioè: “Dipenderete dal Comitato”.

Occorrerà scrivere molto chiaro. Vi vorrà della pazienza, ma conviene usarne molta, perché i nostri nemici sono in sospetto. Eppoi, mio caro, sappiate che il segreto di scrivere (l’inchiostro simpatico) non è un vero segreto, perché se esponete la carta al fuoco come si fa, col limone, vengono fuori bene, e si legge come se si usasse il reagente. Ecco perché credo necessarie queste nuove precauzioni di alfabeto convenzionale e di parola d’ordine. Per adesso la parola d’ordine sarà “Indipendenza”. Poscia “Libertà di riunione”.

Gergo carbonaro

Ecco invece un esempio di una lettera scritta in gergo carbonaro:

Caro buon cugino,

Ti scrivo anche a nome della vendita e ti rendo partecipe di quanto è stato discusso ieri sera nella baracca. Dopo la cerimonia in onore di un pagano, il grande eletto ha parlato della situazione della foresta in questo momento così delicato. I lupi la infestano e noi buoni cugini e cugine giardiniere, fidando nell’aiuto del nostro santo protettore, abbiamo deciso di suonare a piena orchestra entro il prossimo mese. Sperando di potere al più presto scacciare i lupi dalla nostra foresta, ti invio i saluti della vendita che ti aspetta domani alla baracca alla solita ora.

Un buon cugino

Traduzione di alcuni termini:

  • Cugino = affiliato alla carboneria
  • Vendita = gruppo di venti soci
  • Baracca = luogo di riunione
  • Pagano = neo affiliato
  • Grande Eletto = capo
  • Foresta = Italia
  • Lupi =  oppressori
  • Cugine giardiniere = affiliate alla carboneria
  • Santo protettore = San Teobaldo
  • Suonare a piena orchestra = far scoppiare un’insurrezione generale

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