Guerra in Siria, riassunto e spiegazione facile dagli inizi ad oggi
Riassunto breve sulla Guerra in Siria. Ecco quando e come è iniziato il conflitto, quali sono le parti coinvolte e le fasi principali
Indice
Guerra in Siria: riassunto
La guerra in Siria è conosciuta anche come guerra civile siriana, e da tempo costringe a un approfondimento anche i più lontani dalla politica internazionale. Si tratta di un conflitto iniziato nel 2011 e che va avanti ininterrottamente da dodici anni, causando più di 300.000 vittime e migliaia di profughi.
Tutto ha avuto inizio nel marzo 2011, quando la popolazione manifestò contro il regime del presidente Bashar al-Assad (nella foto qui sotto), succeduto al padre, che governa la Siria ininterrottamente dal 2000 (la famiglia Al-Assad, complessivamente, governa a Damasco dal 1971). Il regime cercò di reprimere con la forza le manifestazioni, causando centinaia di morti, ma le proteste si diffusero.
Dopo le repressioni una parte dei manifestanti è passata alla lotta armata e alcuni soldati siriani hanno disertato per unirsi alle proteste. Negli ultimi mesi del 2011 alcuni ufficiali disertori hanno proclamato la nascita dell’Esercito Siriano Libero (cioè l’FSA, Free Sirian Army). Da allora si è passati ad una vera e proprio guerra civile.
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Nei mesi successivi alla sua nascita si uniscono all’FSA sempre più ribelli e l’Esercito Siriano Libero conquista il controllo di alcune città, avvicinandosi sempre più a Damasco, la capitale della Siria.
All’inizio del 2012 si affiancano all’FSA altri gruppi di oppositori tra i quali c’è il Fronte al-Nusra, nato a il 23 gennaio 2012 come branca siriana di al-Qaida e dello Stato Islamico dell’Iraq (ISI). Al-Nusra è costituito da fondamentalisti sunniti che vedono nella guerra in Siria un’opportunità per rovesciare il regime di Bashar Al-Assad e per la nascita di uno Stato Islamico in Siria.
Con il passare dei mesi sempre più persone si uniscono al fronte di Fronte al-Nusra e inizialmente l’Esercito Siriano Libero collabora con il Fronte, che presto però opera sempre di più con azioni di stampo terroristico, spesso con autobombe e attentati suicidi, causando moltissime vittime tra la popolazione civile.
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Nel corso del 2012 gli scontri tra i ribelli e l’esercito siriano regolare aumentano, mentre il governo tenta di di bloccare i ribelli e i loro sostenitori con azioni sempre più violente, provocando massacri tra la popolazione civile e cercando di attribuire la responsabilità ai ribelli.
Queste azioni suscitano le reazioni a livello internazionale. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia si schierano a supporto dei ribelli, mentre Russia, Cina, Iran e Venezuela si schierano a favore del regime di Al-Assad.
GUERRA IN SIRIA, ISIS
Nel corso del 2013 il conflitto si è esteso a tutto il Paese e i gruppi estremisti guadagnano sempre più forza.
A inizio di marzo 2013 il Fronte di al-Nusra conquista la città pacifica di Raqqa, centro strategico che garantisce un buon controllo sulla Siria centrale e settentrionale. Al Fronte si affianca un'altra forza estremista, quello dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS).
Nei mesi successivi la situazione diventa ancora più confusa e frammentata: da una parte c’è l’esercito regolare siriano, difensore del regime di Al-Assad, e dall’altra il fronte dei ribelli, diviso in sottogruppi.
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GUERRA IN SIRIA, 2014
L’Esercito Siriano Libero è ormai contrapposto ad al-Nusra e all’ISIS, mentre le forze curde che operano a Nord-Est della Siria si oppongono all’ISIS.
Nel 2014 l’ISIS si distacca dal Fronte di al-Nusra. Il fronte dei ribelli è sempre più spaccato. Nel frattempo l’ONU indice una conferenza di Pace a Ginevra per cercare di risolvere la crisi Siriana.
A giugno 2014 al-Assan viene rieletto mentre lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante conquista molte città dell’Iraq. Il 29 giugno l’ISIS proclama la nascita del Califfato, che comprende territori tra la Siria e l’Iraq.
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GUERRA IN SIRIA, BOMBARDAMENTI
A partire dal settembre 2014 una coalizione guidata dagli Stati Uniti inizia a bombardare i territori della Siria occupati dall’ISIS che nel frattempo concentra le sue azioni al confine con la Turchia, verso la città di Kobane, controllata dalle milizie curde che però, nonostante l’assedio della città, riescono a mantenerne il controllo.
Nei primi mesi del 2015 le forze curde, con l’appoggio dell’Esercito Siriano Libero e della Coalizione guidata dagli USA, riescono a riconquistare altri territori e si avvicinano a Raqqa, la capitale del Califfato. L’ISIS contrattacca verso la Turchia ma, dopo diversi scontri, viene di nuovo respinta.
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GUERRA IN SIRIA, 2015
Negli ultimi mesi del 2015 lo Stato Islamico viene bombardato dagli aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti mentre le forze armate russe appoggiano l’esercito governativo siriano nella battaglia per la conquista di Aleppo.
Nella sera del 15 novembre 2015 la Francia, già impegnata negli interventi in Siria, ha effettuato un bombardamento aereo sulla città di Raqqa, con il supporto degli USA. Il bombardamento viene visto come una risposta ai terribili attentati terroristici avvenuti a Parigi la sera del 13 novembre.
La guerra ad Aleppo
Nel 2016 il conflitto siriano è continuato e gli scontri tra il regime e i ribelli si sono concentrati in particolare ad Aleppo, città situata a nord-ovest del Paese e capitale economica della Siria (Damasco è la capitale amministrativa), che dopo anni di guerra è divisa in due: la parte orientale sotto il controllo delle forze ribelli e la parte occidentale controllata dal regime.
A partire da luglio 2016 la parte della città occupata dai ribelli, ancora abitata da migliaia di civili, è stata posta sotto assedio e il regime ha bloccato l’arrivo di sostentamenti e gli aiuti umanitari destinati alla popolazione.
Negli ultimi mesi Aleppo è stata bombardata in modo massiccio dagli aerei dell’esercito di Assad e dagli alleati russi, che hanno mirano soprattutto a colpire le strutture umanitarie che lavoravano per soccorrere le vittime.
A dicembre 2016 i bombardamenti si sono intensificati e a metà mese Aleppo est è caduta ed è stata conquistata dall’esercito di Assad, mentre i ribelli hanno mantenuto il controllo di piccolissimi territori della città.
Il regime ha quindi riconquistato il controllo sulla città che rappresentava il punto strategico delle forze di opposizione.
La situazione a livello umanitario è gravissima: durante i mesi di assedio e i bombardamenti ci sono state centinaia di migliaia di vittime, tra cui moltissimi bambini e donne.
Il resto della popolazione di Aleppo est, affamata dal lungo assedio, ha cercato di fuggire dalla zona.
La situazione dopo questi fatti non ha accennato a migliorare: il 4 aprile 2017 un nuovo attacco chimico ha provocato 72 morti (la maggior parte dei quali civili), a Khan Sheikhoun, in provincia di Idlib. Un attacco per il quale il governo americano, guidato da Donald Trump, e l'Unione Europea hanno accusato quello siriano. Un'ipotesi che può sembrare veritiera ma della quale, a onor del vero, non si ha ancora certezza.
La reazione, in ogni caso, non ha tardato ad arrivare, inasprendo ancor di più la Guerra in Siria: nella notte tra il 6 e il 7 aprile gli Stati Uniti hanno lanciato missili Tomahawk contro una delle basi dell'aeronautica militare siriana, la stessa da cui - stando alle parole di Trump - sarebbe partito l'attacco chimico. La controffensiva americana sarebbe stata preannunciata ai russi, onde evitare lo scoppio di una crisi internazionale, ma sarebbe stata limitata nel tempo e nello spazio, al solo scopo di portare Assad allo smantellamento dell'arsenale chimico.
La guerra in Siria oggi: le ultime notizie
A seguito di quello che il governo americano ha identificato come un nuovo attacco chimico messo in atto dal governo siriano, nella notte fra il 13 e il 14 aprile 2018 si è registrato in Siria un nuovo bombardamento statunitense, appoggiato questa volta anche dai governi di Francia e Gran Bretagna. Anche in questo caso sembra che la Russia sia stata informata precedentemente degli attacchi in modo da evitare perdite, e Trump ha dichiarato che i missili (più di cento) hanno colpito perfettamente l'obiettivo, distruggendo almeno una parte dell'arsenale chimico siriano.
Ha fatto molto discutere la decisione di lanciare un attacco missilistico su un possibile arsenale chimico proprio poco prima che le Nazioni Unite e altre istituzioni incaricate allo scopo avviassero un controllo effettivo sul territorio alla ricerca di questo tipo di armamenti: il controllo sarebbe dovuto iniziare il 15 aprile, due giorni dopo l'attacco.
Molti giornalisti hanno fatto notare che la decisione di intervenire in maniera mirata è dovuta principalmente alla mancata volontà di destituire Assad, come dichiarato anche dalla prima ministra britannica Theresa May. Assad, a seguito dell'attacco americano, ha comunque dichiarato che la questione delle armi chimiche - che come mostrano alcuni video molto duri e alcune testimonianze sembra siano state effettivamente usate sulla popolazione di Douma, l’ultima città dell’area di Ghouta orientale controllata dai ribelli - è in realtà una messinscena degli USA e dei loro alleati.
In ogni caso, sembra scongiurata la principale preoccupazione dell'Occidente, ovvero che la guerra potesse ulteriormente allargarsi, arrivando a scoppiare fra Russia e Stati Uniti.
La situazione umanitaria in Siria resta gravissima.
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