Sineddoche: significato, etimologia ed esempi

Cos’è la sineddoche? Cos’è la sineddoche in poesia? Significato ed esempi sull’utilizzo di questa figura retorica in poesia

Sineddoche: significato, etimologia ed esempi
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Sineddoche: etimologia e significato

Sineddoche: cos'è, etimologia ed esempi
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La sineddoche è una figura retorica di contenuto che consiste nel sostituire una parola con un’altra che con essa ha una relazione di vicinanza. L'etimologia di sineddoche deriva dal greco συνεκδοχή e poi dal latino synecdŏche, in italiano si traduce con “comprendere più cose insieme”.

Si ha una sineddoche quando si usa:

  • il nome della parte per quello del tutto: sono rimasti senza tetto. “Senza tetto” si intende dire che sono rimasti senza casa;
  • il tutto per la parte: vitello per pelle di vitello;
  • il nome del genere per quello della specie: Il felino raggiunse il suo padrone. Qui, il nome felino, un genere di animale, indica il gatto, ossia una specie;
  • la specie per il genere: avere le pulci per indicare i parassiti in generale;
  • un termine al singolare invece che al plurale o viceversa: la terra per tutti gli uomini;
  • il numero determinato per l'indeterminato: mille saluti per indicare molti saluti;
  • il numero indeterminato per il determinato: il libro ebbe "innumerevoli" ristampe.

Differenza con la metonimia e l'iperbole

La sineddoche è una figura retorica molto difficile da individuare perché può essere confusa con l’iperbole: gli ultimi due esempi ne è un caso. L’iperbole consiste nell’esagerare la descrizione della realtà tramite l’uso di espressioni che l’amplificano o la diminuiscono: “Mi piace da morire”.

Inoltre, la sineddoche è affine alla metonimia ma si differenzia dal fatto che quest’ultima si basa su una relazione di tipo qualitativo (Ha una bella mano per una bella scrittura), mentre la sineddoche si basa su una relazione di carattere quantitativo.

Sineddoche: esempi

La sineddoche è molto utilizzata sia in poesia che in narrativa per la sua efficacia espressiva e un esempio può essere il passo del sonetto In morte del Fratello Giovanni di Ugo Foscolo:

…E se da lunge i miei tetti saluto…”: tetti sta per case (la parte per il tutto).

Ne Ho sceso dandoti il braccio di Montale:

“…le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue…”: pupille sta per occhi (il particolare per il generale).

E ancora, ne Il gelsomino notturno di Pascoli:

...Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia...”: nidi sta per uccellini (il tutto per la parte).

Agli amici della Valle Tiberina di Carducci:

...E quando la fatal prora d’Enea per tanto mar la foce tua cercò,…”: prora sta per nave (la parte per il tutto).

E per fare un ultimo esempio di sineddoche in poesia citiamo un passo di Alla sera di Ugo Foscolo:

“...E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni,...”: zeffiri per venti (la specie per il genere).

Nell’Iliade di Omero, la sineddoche è presente nei vv. 15-16 del Libro I:

...Degli Achivi era Crise alle veloci prore venuto a riscattar la figlia...”: veloci prore per flotta.

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