Simbolismo e allegoria in Dante

Cosa sono il simbolismo e l'allegoria in letteratura? E che uso ne fa Dante nella sua opera? Esempi e spiegazione

Simbolismo e allegoria in Dante
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Dal simbolismo all'allegoria

Nelle opere di Dante si assiste al passaggio dal simbolismo verso l’allegoria. Questo si deve alla nuova cultura comunale e alla filosofia scolastica la quale sostiene l’autonomia della realtà terrena e che ogni conoscenza, anche divina, parte da fenomeni sensibili.

  • Cos’è il simbolismo? In letteratura è l’utilizzo sistematico di simboli per rispondere ad una esigenza espressiva.
  • Cos’è l’allegoria? Si tratta di una figura retorica attraverso la quale una cosa astratta viene espressa attraverso una immagine concreta.

Il passaggio dal simbolismo all’allegoria lo riscontriamo nella Vita Nuova: qui Dante parte inizialmente con il primo per poi passare all'allegoria. Nella prima parte di quest’opera troviamo Beatrice e con lei vi è l'affermazione del simbolismo medievale. Cosa dice il simbolismo medievale? Il mondo di valori (trascendenza) e il mondo dei fenomeni (immanenza) sono legati da una corrispondenza diretta e immediata; l'immanenza ha significato in quanto rappresenta l'esistenza della trascendenza e infatti Beatrice è la più chiara manifestazione di questo modello di conoscenza.

Dante e Beatrice
Fonte: getty-images

Nella seconda parte della Vita Nuova, con la morte di Beatrice, non viene meno la possibilità di stabilire un contatto tra immanenza e trascendenza, ma c’è la necessità di ridefinire il modo in cui questo avviene. Questo viene interpretato come la crisi della cultura e della società e il suo lutto rappresenta la perdita della conoscenza come illuminazione ed immediatezza. Traumatizzato dalla morte di Beatrice, Dante cerca di stabilire dei collegamenti tra questo trauma e la propria vita, e ciò culmina nella stesura, un anno dopo il decesso della ragazza, del sonetto «Era venuta ne la mente mia» con due diversi inizi.

Il 1° inizio (o "primo cominciamento")

Era venuta ne la mente mia
la gentil donna che per suo valore
fu posta da l'altissimo signore
nel ciel de l'umiltate, ov'è Maria.

Il 2° inizio (o "secondo cominciamento")

Era venuta ne la mente mia
quella donna gentil cui piange Amore,
entro 'n quel punto che lo suo valore
vi trasse a riguardar quel ch'eo facia.

La diversità tra le due versioni rappresenta il passaggio dalla fase simbolica a quella allegorica e quest'ultima comporta una ricerca razionale più complessa.

  • Nel Primo cominciamento si fa un chiaro riferimento a Beatrice esclusivamente religioso: tra Beatrice in cielo e Dante sulla terra non c'è alcun rapporto, proprio come nel simbolismo medievale non c'era rapporto tra cielo e terra.
  • Nel Secondo cominciamento troviamo il compromesso tra fedeltà ai valori trascendenti e il bisogno di fondare i significati nella storia e sulla terra. Il Questo secondo cominciamento è quindi uno dei momenti più importanti per l'allegoria dantesca.

Dante utilizzerà sempre più spesso l’allegoria nelle sue opere, al punto che nella seconda canzone del Convivio, «Amor che nella mente mi ragiona», Dante loda una donna che poi, nel commento che segue, identifica con la filosofia.


Oltre ad esprimere le lodi della donna amata, Dante afferma che non sempre gli uomini sono capaci di capire la sua virtù perché la ragione umana è limitata per poter comprendere ed esporre le sue lodi: lo stesso avviene con la filosofia e con le difficoltà che si incontrano inizialmente nel suo studio.

Cose appariscon ne lo suo aspetto,
che mostran de' piacer di Paradiso,
dico ne li occhi e nel suo dolce riso,
che le vi reca Amor com'a suo loco.
Elle soverchian lo nostro intelletto
come raggio di sole un frale viso:
e perch'io non le posso mirar fiso,
mi convien contentar di dirne poco.
Sua bieltà piove fiammelle di foco,
animate d'un spirito gentile
ch'è creatore d'ogni pensier bono;
e rompon come trono
l'innati vizii che fanno altrui vile.
Però qual donna sente sua bieltate
biasimar per non parer queta e umile,
miri costei ch'è essemplo d'umiltate!
Questa è colei ch'umilia ogni perverso:
costei pensò Chi mosse l'universo.              (Convivio III)

Dante compone anche un'altra opera in cui l’allegoria ricopre un ruolo fondamentale: la Commedia. E’ Dante stesso a scrivere nell'Epistola a Cangrande della Scala:

"Per chiarire quello che si dirà bisogna premettere che il significato di codesta opera non è uno solo, anzi può definirsi un significato polisemos, cioè di più significati. Infatti il primo significato è quello che si ha dalla lettera del testo, l'altro è quello che si ha da quel che volle significare con la lettera del testo. Il primo si dice letterale, il secondo invece significato allegorico o morale o anagogico. […] E perciò si dovrà esaminare il soggetto della presente opera se esso si prende alla lettera e poi se s'interpreta allegoricamente. E' dunque il soggetto di tutta l'opera, se si prende alla lettera, lo stato delle anime dopo la morte inteso in generale; su questo soggetto e intorno ad esso si svolge tutta l'opera. Ma se si considera l'opera sul piano allegorico, il soggetto è l'uomo in quanto, per i meriti e demeriti acquisiti con libero arbitrio, ha conseguito premi e punizioni da parte della giustizia divina."

[Epistolae XIII, 20-25]

La Commedia è un poema allegorico e per comprenderne pienamente il significato bisogna considerare, come già diceva Dante, che esistono quattro significati fondamentali:

  • senso letterale: il significato immediato del testo che non va oltre a ciò che indica la parola;
  • senso allegorico: quello che si nasconde sotto le parole;
  • senso morale: l'insegnamento che il lettore deve ricavare dalla lettura del testo per sua conoscenza;
  • senso anagogico: il significato spirituale.

Nella Divina Commedia la situazione ultraterrena, i personaggi incontrati e quelli che guidano il poeta, lo stesso Dante, i temi... ha tutto una duplice interpretazione: 

  • da un lato ha valore letterale, cioè rappresenta se stesso
  • dall'altro lato tutto allude al significato allegorico di natura religiosa e morale (Dante è allegoricamente l'umanità intera, Virgilio è la ragione e Beatrice è la teologia, i malvagi soffrono in eterno per la lontananza da Dio, i buoni vengono premiati, etc.).
Una immagine di Beatrice
Fonte: getty-images

Il soggetto di tutta l'opera è  lo stato delle anime dopo la morte; se poi l'opera si prende allegoricamente, il soggetto è l'uomo secondo che, meritando o non meritando per la libertà d'arbitrio, è soggetto alla giustizia del premio o del castigo.

Nella Commedia  viene rispettata pienamente la concezione cristiana medievale seconda la quale la vita terrena del cristiano è una figura di quella divina, così come per i protagonisti del poema il mondo terreno è figura di quello ultraterreno.

Virgilio nel Medioevo veniva considerato profeta della venuta di Cristo, quindi guida alla salvezza per gli altri, ma non per se stesso, in quanto non si convertì perché era pagano, e nella Commedia diventa guida verso la salvezza per Dante, ma gli è impossibile accompagnarlo anche nel Paradiso perché il suo posto è il Limbo e non gli è possibile accedere alla grazia divina. Ecco, infatti, cosa dice Stazio a Virgilio, definendo la sua funzione profetica:

Ed elli a lui: «Tu prima m'invitasti
verso Parnaso a ber ne le sue grotte,
e prima appresso Dio m'alluminasti.
Facesti come qui che van di notte,
che porta dietro il lume e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte,
quando dicesti. "Secol si rinova;
torna giustizia e primo tempo umano,
e progenïe scende da ciel nova".
Per te poeta fui, per te cristiano.
…»
[Purg. XXII, 64 - 73]

Beatrice, invece, in vita era stata uno stimolo all'elevazione morale per Dante e nell'aldilà la sua funzione si compie diventando guida nel Paradiso verso la salvezza spirituale.

Quindi, in quanto imitazione del mondo, la Commedia è una rivelazione allegorica dei segni divini: il viaggio ultraterreno di Dante attraverso i tre regni, presentato in sé come vero, corrisponde in una prospettiva storica più ampia al cammino dell'umanità verso la salvezza, e la storia della Commedia alla storia dell'uomo.

Nella Commedia ha grande importanza anche la similitudine che diventa espressione di una nuova civiltà, la quale non è più in grado di affidarsi semplicemente all'evidenza trascendente dei significati, ma ha bisogno di ricostruirli a partire dalle relazioni terrene.

Dante si propone di narrare ai lettori un'esperienza soprannaturale, nella quale tuttavia egli dichiara di essere stato coinvolto interamente, cioè in anima e corpo. In questo incredibile viaggio ha organizzato tutte le forme di conoscenza, anche le più difficili come quelle soprannaturali e sovrarazionali. Ma Dio ha voluto che il pellegrino Dante le raggiungesse a partire dalla conoscenza sensibile, quella più accessibile ai mortali e quella di cui si può parlare "per verba", cioè attraverso il linguaggio umano, e per fare ciò quindi Dante si è avvalso dell'utilizzo dell'allegoria, unico modo con il quale è possibile esprimere la conoscenza divina attraverso quella sensibile.

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