Sei gentile o accondiscendente? Come capirlo per imparare a dire di no
Gentilezza o accondiscendenza? Come comprendere meglio questi due atteggiamenti all'apparenza simili ma in realtà molto diversi e come imparare a dire di no
Indice
Gentilezza o accondiscendenza: introduzione
Muovendosi nei diversi contesti relazionali e sociali spesso ci imbattiamo in due atteggiamenti all’apparenza simili ma con caratteristiche e conseguenze molto differenti: gentilezza e accondiscendenza.
Gentilezza e accondiscendenza: quali differenze
Gentilezza e accondiscendenza emergono quotidianamente nelle nostre interazioni, sia in quelle private che in quelle sociali. Sebbene entrambe abbiano la loro utilità, è bene distinguerle e riconoscerle per costruire relazioni sane e per il nostro benessere e crescita personale.
- La gentilezza è una qualità comunicativa e comportamentale che ci rende capaci di mostrarci amichevoli, generosi e comprensivi nei confronti di chi ci circonda. Prevede l’utilizzo delle nostre capacità empatiche, della compassione e della comprensione nei confronti di chi abbiamo davanti e del tipo di interazione. La gentilezza ci permette di essere capaci di dare una mano ad uno sconosciuto, di essere di supporto all’altro, senza aspettarci nulla in cambio.
- L’accondiscendenza è un atteggiamento che ci spinge a conformarci a regole, aspettative e richieste esterne senza metterle in discussione, neanche quando le sentiamo forzate, eccessive o non in linea con i nostri bisogni e valori. Non c’è in questo caso una spinta empatica verso l’altro, ma una passiva accettazione delle regole e obbedienza alle indicazioni di qualcuno che viene considerato come più autorevole o superiore.
Come riconoscere se sei gentile o accondiscendente
Come abbiamo visto, sebbene il risultato esterno di gentilezza e accondiscendenza possa apparire simile, le dinamiche interne sono molto differenti. Una strategia per distinguere questi due concetti è di osservare le motivazioni alla base:
- la gentilezza è mossa dalla volontà di aiutare l’altro e di contribuire al suo benessere senza aspettarsi nulla in cambio
- l’accondiscendenza è mossa dal tentativo di evitare critiche, giudizi e conflitti, oppure dal desiderio di ricevere approvazione senza un interesse empatico verso i bisogni dell’altro né con il rispetto dei propri limiti e bisogni
Osservando le motivazioni è chiaro come questi due concetti impattino in modo assai diverso su di noi e sulle nostre relazioni. Infatti essere troppo accondiscendenti, a lungo andare comporta una serie di esiti negativi sul nostro benessere mentale e sulla qualità di vita e delle nostre relazioni.
Tra questi effetti possiamo riscontrare:
- mancanza di confini relazionali
- incapacità a dire di no per paura di deludere
- mancato soddisfacimento di bisogni e desideri
- rabbia e frustrazione accumulate nel corso delle interazioni
- stima di sé molto bassa
- incapacità di sostenere i conflitti
- relazioni superficiali e basate sull’agonismo e sul senso di inferiorità rispetto all’altro
Sebbene in alcuni contesti possa essere utile mostrarsi accondiscendenti verso l’altro, è bene riconoscere i limiti ed i rischi di questo atteggiamento per dosarlo in modo sano e funzionale.
Imparare a dire no in 3 step
Un aspetto importante da notare è che gli effetti dell’atteggiamento accondiscendente, spesso ne sono anche le cause. Questi aspetti si autoalimentano e si accrescono, generando un circolo vizioso di malessere personale e relazionale.
Un elemento rappresentativo dell’accondiscendenza è l’incapacità quasi cronica a dire no alle richieste dell’altro, per cui, imparare a esprimerlo rappresenta un primo importante obiettivo per porre fine a questo atteggiamento dannoso.
Sicuramente, se lo stato di malessere è elevato ed impattante, l’aiuto di un professionista della salute mentale è essenziale per individuare gli schemi relazionali e comportamentali patologici e modificarli.
Al di fuori di un percorso personale è comunque possibile lavorare su di sé per aumentare la consapevolezza e costruire le risorse necessarie per mantenere uno stato di benessere personale e relazionale adeguato. Per allenarsi a dire no si possono seguire alcuni step pratici quali:
- allenare la consapevolezza di sé per conoscere e riconoscere in modo chiaro i propri bisogni e valori per rispettarli e rispondere in modo coerente osservando le emozioni che proviamo quando ci viene fatta una richiesta
- proporre delle alternative più in linea con i nostri valori e bisogni senza dire esplicitamente no. Ad esempio: alla richiesta di un amico di uscire in un certo momento, possiamo proporre un attività alternativa oppure un altro momento in cui siamo più propensi a uscire
- dire di no a richieste di piccole azioni con le persone con cui ci sentiamo più a nostro agio e osservare come questo no non genera le conseguenze temute
- allenarsi a non evitare i piccoli conflitti quotidiani, per apprendere le strategie di gestione del conflitto e per ridimensionare la paura delle sue conseguenze
In parallelo a questi step è necessario allenare l’auto-compassione per poter rispettare i nostri bisogni e aumentare la fiducia nelle nostre capacità e riconoscere il nostro valore personale così da non porsi a priori in una posizione di inferiorità rispetto agli altri.
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