Moti di indipendenza 1820-1821: riassunto

I moti di indipendenza italiana del 1820 e 1821: riassunto breve sui protagonisti degli avvenimenti principali

Moti di indipendenza 1820-1821: riassunto
getty-images

MOTI DI INDIPENDENZA ITALIANA 1820-1821

Carlo Alberto di Savoia re di Sardegna dal 1831 al 1849 durante una visita a Cagliari
Fonte: ansa

La Restaurazione con il reintegro dei regimi antecedenti la Rivoluzione francese, comportò uno scontento bruciante nelle popolazioni di quasi tutti gli Stati europei, al proprio interno nacquero così società segrete con la finalità di sovvertire l’ordine costituito e ottenere governi democratici.

PRONUNCIAMIENTO SPAGNOLO

Il 1 gennaio 1820 le truppe spagnole guidate dal Colonnello Quiroga e dall’ufficiale Riego, stanziate a Cadice e pronte a partire per le colonie spagnole in America a soffocare i governi indipendenti, si rifiutarono d’imbarcarsi ritenendo giusta la volontà delle colonie di svincolarsi dal dominio del Re di Spagna Ferdinando VII. Quest’ammutinamento, seguito dal Pronunciamiento dei capi della rivolta, ovvero la richiesta formale di una Costituzione e di diritti per il popolo, provocò disordini interni tanto da costringere il Re a concedere la Costituzione. In breve tempo, la situazione degenerò e il Re fu preso in ostaggio dalle masse rivoluzionarie.

INTERVENTO DELLA FRANCIA - Durante il Congresso di Verona, svoltosi nell’Ottobre 1822, indetto dalla Santa Alleanza (Prussia, Russia, Austria, Francia, Piemonte) al quale presero parte anche altri governi (Regno di Sardegna, Regno delle due Sicilie, Stato della Chiesa, Gran Ducato di Toscana), si decise di porre fine al Governo Costituzionale di Madrid e fu dato mandato alla Francia d’intervenire e porre fine alla rivolta spagnola.

BATTAGLIA DI TROCADERO - Lo scontro tra le truppe francesi e le organizzazioni rivoluzionarie spagnole avvenne a Trocadero. I francesi ne uscirono vittoriosi. Il 7 Aprile del 1823, i reggimenti francesi liberarono il Re il quale revocò la Costituzione, sciolse il governo costituzionale, e riprese totalmente i propri poteri.

RIVOLTE IN ITALIA - L’onda rivoluzionaria ben presto arrivò fino in Italia, dove i governi furono messi a dura prova dalle associazioni rivoluzionarie come la carboneria e la massoneria, società segrete cui aderirono soprattutto intellettuali, studenti e componenti della borghesia. Il loro obiettivo era l’indipendenza dai governi stranieri su suolo italiano e l’instaurazione di governi democratici con Costituzioni giuste ed eque.

IL REGNO DELLE DUE SICILIE

NAPOLI - Nel 1820 lo scompiglio che stava attraversando la Spagna, arrivò fino in Italia partendo dal Regno delle Due Sicilie, dove la carboneria, una delle società segrete più forti in Italia, ben radicata tra le fila dell’esercito, pianificò una rivolta organizzata per richiedere la Costituzione su modello spagnolo, senza però destituire il Re, in pratica, la popolazione richiese una Monarchia Costituzionale. A guidare la missione furono due sottotenenti della cavalleria: Morelli e Salvati. Il 2 luglio 1820 una parte delle truppe guidate dai sottotenenti e una buona parte del popolo, marciarono verso Avellino per ottenere la Costituzione. In breve tempo anche la città di Napoli fu coinvolta, e a guidare la marcia fu il Generale Pepe. Il 6 luglio 1820 Ferdinando I di Borbone concesse al popolo napoletano la Costituzione.

Pochi mesi più tardi, Ferdinando I chiese l’intervento della Santa Alleanza per soffocare in modo definitivo i liberali. Il 7 marzo 1821 le truppe austriache su mandato dell’Alleanza sconfissero le truppe di Pepe nella battaglia di Rieti-Antrodoco, e il 20 marzo, il Re revocò la Costituzione.

PALERMO - Il 15 giugno 1820 il popolo siciliano, che male aveva accolto l’annessione al regno delle due Sicilie, contestò il potere del Re e insorse rivendicando l’indipendenza dal Regno e reclamò la città di Palermo come centro di governo per la regione. Il 18 Giugno proprio a Palermo, nacque il Governo indipendente con a capo il Principe Paternò Castello il quale ripristinò la Costituzione del 1812. Il 7 Novembre l’avventura dell’indipendenza siciliana fu distrutta dalle truppe di Re Ferdinando, la rivolta fu soffocata nel sangue.

PIEMONTE - I tumulti partiti dalla Spagna e arrivati nel Sud d’Italia, ben presto contagiarono anche il Nord, in particolare il Piemonte sottomesso al dominio Austriaco.

La Carboneria, i liberali borghesi e gli intellettuali Torinesi vedendo il profondo cambiamento che il Sud d’Italia stava attuando, decisero di muoversi per scacciare dal suolo italiano il dominatore straniero, ma forte dell’esperienza del resto d’Europa, attuò il piano d’indipendenza cercando un potere forte che potesse appoggiare la rivolta. La scelta cadde sul giovane Carlo Alberto di Savoia Principe di Corigliano, il quale si era rivelato solidale in più di un’occasione con le iniziative di protesta contro l’Austria, attuate soprattutto dagli universitari torinesi.

Nella seconda metà del 1820, il Conte Santorre di Santa Rosa, a capo della silente organizzazione della rivolta, realizzò molte riunioni segrete insieme al Principe e ai generali che avrebbero condotto la rivolta militare, e fu così, che il 10 marzo 1820 ad Alessandria, Vercelli e Torino furono issate bandiere tricolori che affermarono simbolicamente l’indipendenza dell’Italia dal dominio austriaco. I generali insieme a Santorre di Santa Rosa emisero il loro Pronunciamento in cui richiedevano la Costituzione su modello di Cadice.

Il Re Vittorio Emanuele I il 12 marzo 1820, abdicò in favore di Carlo Felice di Savoia e visto che il legittimo Re non si trovava su suolo Piemontese, la reggenza fu affidata temporaneamente a Carlo Alberto il quale concesse la Costituzione e nominò Santorre di Santa Rosa ministro della guerra. Il legittimo Re rientrato in Piemonte sciolse il governo e sottomise a suo volere anche Carlo Alberto che fu mandato a Novara in maniera che non potesse più appoggiare i rivoltosi.

Santorre di Santa Rosa insieme ai suoi generali cercò di ottenere nuovamente l’appoggio di Carlo Alberto ma ogni suo tentativo fu vano. A Novara l’8 aprile 1820, l’esercito del Re e le truppe austriache di supporto sconfissero gli insorti.

Torino fu presidiata da numerose truppe austriache richieste dal nuovo Re in maniera da poter controllare meglio le eventuali rivolte e per soffocare totalmente le associazioni segrete che complottavano nell’ombra con lo scopo di destituirlo.

I moti d’indipendenza del 1820-1821 ebbero risultati parziali e temporanei, in breve tempo, infatti, i governi indipendenti furono soppressi, i rivoltosi sconfitti e sottomessi nuovamente al potere regio, contrariamente a quanto si possa pensare, queste manifestazioni di dissenso non furono fini a se stesse, anzi, saranno la base per moti e rivolte più forti e organizzati che caratterizzeranno in seguito la storia dell’Europa.

GUARDA IL VIDEO SULLA RIVOLUZIONE FRANCESE

APPROFONDIMENTI

Leggi anche:

UN AIUTO EXTRA PER IL TUO STUDIO

Recupera qui i riassunti di storia dell'Ottocento e non solo:

COME FARE UN BUON RIASSUNTO: IL PODCAST

Ascolta su Spreaker.

Contenuto sponsorizzato: Studenti.it presenta prodotti e servizi che si possono acquistare online su Amazon e/o su altri e-commerce. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti in pagina, Studenti.it potrebbe ricevere una commissione da Amazon o dagli altri e-commerce citati. Vi informiamo che i prezzi e la disponibilità dei prodotti non sono aggiornati in tempo reale e potrebbero subire variazioni nel tempo, vi invitiamo quindi a verificare disponibilità e prezzo su Amazon e/o su altri e-commerce citati

Un consiglio in più