Scuola di Parigi: storia, caratteristiche e artisti
Indice
1Cos’è la Scuola Parigi?
Per Scuola di Parigi, nota in francese come École de Paris, si intende quel movimento artistico eterogeneo che si sviluppò a Parigi all’inizio del Novecento e durò fino agli anni successivi alla Seconda Guerra mondiale.
Con il nome di Scuola di Parigi non si definisce un gruppo organico vero e proprio bensì una pluralità di esperienze artistiche, composte soprattutto da stranieri, e da sperimentazioni in direzione del figurativo che si manifestarono per circa metà secolo nella capitale francese.
2Premesse
All’inizio del XX secolo Parigi era internazionalmente riconosciuta come il centro del mondo occidentale, quindi della modernità, soprattutto dal punto di vista culturale poiché innumerevoli artisti e intellettuali di tutto il mondo vi si recavano per rimanere aggiornati sugli ultimi sviluppi e progressi.
Erano anni straordinari e carichi di fermento a Parigi: le idee, le personalità e gli avvenimenti si intersecavano, si sovrapponevano, e nel contempo vi era un continuo afflusso di contributi e novità.
Nonostante le differenze estetiche degli artisti della Scuola di Parigi, essi erano accomunati dal desiderio inebriante di affrancarsi da qualsiasi convenzione, sociale o formale che fosse, al fine di esprimere le proprie istanze creative con opere caricate spiritualmente e/o emotivamente.
3Prima fase: 1900-1920
3.1Caratteristiche
Collateralmente alle sperimentazioni delle avanguardie artistiche di primo Novecento, a Parigi si sviluppò un universo di esperienze eterogenee tutte diverse tra loro.
Gli artisti di cui si parla nelle prossime righe sono gli esponenti principali di questa prima fase. Tutti quanti condividono la sperimentazione nell’ambito del figurativo, la ricerca di un linguaggio stilistico sintetico e una consapevolezza profonda della propria indagine artistica.
3.2Protagonisti
La ricerca dello scultore rumeno Constantin Brâncuși (1876-1957) si mosse in direzione di un’estrema semplificazione e purificazione formale: trattando la materia e modellandola su forme elementari con un approccio “primitivo” e “spirituale”, l’artista dava un volto al mistero e al divino.
Una parabola artistica e umana fulminante fu quella del pittore italiano Amedeo Modigliani (1884-1920). Creò opere inconfondibili, contraddistinte da colori intensi, pennellate veloci e stilizzate, figure ideali aggraziate dalle proporzioni allungate e da una profonda penetrazione psicologica.
Le scene di vita quotidiana rurale e quelle bibliche ritratte dal pittore russo naturalizzato francese Marc Chagall (1887-1985) sembrano essere immerse in un mondo favolistico e magico, dove tutto è possibile, ravvivato dalle tinte briose e dalle linee semplici, in grado di trasmettere sentimenti di gioia e di placidità.
L’olandese Kess van Dongen (1877-1968) fu il pittore della mondanità e dell’oziosità parigina. Caratteristiche della sua arte sono la fusione tra le qualità cromatiche fauves, l’incisività espressionista e il gusto orientalista, oltre che l’attenzione ai precedenti della moda e del décor.
4Seconda fase: 1920-1939
4.1Caratteristiche
A partire dal primo dopoguerra, ma soprattutto negli Années folles, Parigi visse un altro grande momento di sperimentazione. Se molti artisti aderirono o abbandonarono i gruppi o i programmi artistici, altri rimasero fedeli sia alle proprie ricerche che alle proprie tradizioni di provenienza.
Chi più o chi meno, la figura più ritratta dagli artisti di questa fase della Scuola di Parigi fu la donna, in tutte le condizioni sociali o professionali, nel loro massimo splendore o nella loro peggiore situazione.
4.2Protagonisti
Il bulgaro Jules Pascin (1885-1930), chiamato anche il “Principe di Montparnasse” per la sua vita bohémien, ritrasse principalmente ragazze, prostitute, clienti in attesa e modelle con pennellate vibranti e ariose, nel tentativo di restituire un’atmosfera lasciva e voluttuosa.
La pittura di Moïse Kisling (1891-1953) fu una sorta di prosecuzione dell’esperienza modiglianesca: nei suoi ritratti adottò una materia pittorica densa e ricca cromaticamente per restituire sensazioni realistiche della figura, personalizzandoli con dei raffinati sovraccarichi e distorsioni.
In una direzione più espressionistica si trova l’opera di Chaïm Soutine (1893-1943): le pennellate abbozzate, i colori vividi, le deformazioni accentuate e il tono quasi irrealistico mostrano i travagli interiori dell’artista, sempre inquieto e dalle sperimentazioni eccentriche.
Una felice esperienza di contaminazione artistica tra le istanze moderniste e l’estetica giapponese fu quella di Tsuguharu Foujita (1886-1968). Noto soprattutto per i suoi quadri di belle donne e di gatti, raffigurati su delle superfici algide e quasi monocromatiche, con un tratto calligrafico e vezzoso.
5Terza fase: 1940-1960
5.1Caratteristiche
A causa della minaccia e dell’occupazione nazista di Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale, molti artisti, soprattutto quelli delle avanguardie storiche e della Scuola di Parigi, lasciarono la capitale francese.
Quelli che rimasero durante gli anni della guerra e in quelli del secondo dopoguerra diedero vita alla Nouvelle École de Paris, accomunati dalla ricerca artistica in direzione dell’astratto, distaccati ma concomitanti al nascente movimento europeo dell’Arte informale.
5.2Protagonisti
La pittura astratta di Roger Bissière (1886-1964) fu un’operazione di stilizzazione del disegno e di emersione dell’autonomia del colore, che ricoprì la superficie della tela di griglie ritmate e vibranti.
Jean René Bazaine (1904-2001) sperimentò un linguaggio pittorico non figurativo rimanendo comunque legato al naturalistico e agli oggetti concreti, percepiti come elementi da ricostruire in una struttura e indicati da un’istanza interiore.
Le opere lirico-astratte di Maria Helena Vieira da Silva (1908-1992) giocano invece sulle percezioni e sulle ambiguità spaziali, suggerendo delle rappresentazioni astratte di labirinti, città viste dall’alto o di profilo oppure scaffali di biblioteche.
Il lavoro astratto di Jean Le Moal (1909-2007) si posiziona nella dialettica libera e fluida tra l’uomo e la natura: nelle sue tele primeggiano le linee arabesche che scandiscono la trama pittorica, sommersa da tinte brillanti.
L’opera di Alfred Manessier (1911-1993) si diresse verso un approfondimento e una contemplazione lirico-spirituale: l’artista, attraverso una pittura puramente astratta, realizza dipinti non-figurativi incorporando significati religiosi.