Scuola: per l’OCSE bocciare è inutile e dannoso
Le bocciature a scuola in Italia sarebbero troppe e controproducenti, ecco perché
SCUOLA BOCCIATURA – Bocciare è “inutile e dannoso”. A dirlo è l'OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e per lo Sviluppo Economico, che ha recentemente analizzato i risultati dell’indagine PISA 2012, la prova che testa a livello internazionale le conoscenze degli studenti di 15 anni in matematica, scienze e lettura.
Analizzando le bocciature degli studenti coinvolti nell’indagine è arrivata appunto alla conclusione che la bocciatura scolastica non serve a molto per la qualità del sistema scolastico, e ha anche evidenziato che ad essere bocciati di più sono gli studenti economicamente più svantaggiati, cosa che andrebbe a "rafforzare le disuguaglianze nel sistema".
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BOCCIATI A SCUOLA - Secondo quanto riporta Repubblica.it, infatti, gli studenti di 15 anni dei paesi OCSE che hanno riferito di essere stati bocciati almeno una volta è del 12,4%, mentre se si considerano gli studenti più svantaggiati la percentuale di bocciature sale al 20%.
In Italia, invece, la percentuale dei bocciati prima dei 15 anni in Italia è del 17%, decisamente più alta rispetto alla media, ed è salita di due punti rispetto al 2002. Se si considerano poi gli studenti che vengono da famiglie meno abbienti le bocciature salgono al 26%.
Insomma, secondo i risultati dello studio condotto da OCSE gli studenti svantaggiati hanno più probabilità di essere bocciati.
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BOCCIATURA INUTILE – Secondo l’OCSE però la bocciatura però non è garanzia di un miglioramento della preparazione degli studenti, né porta benefici al sistema scolastico generale, perché incrementa le possibilità che gli studenti lascino la scuola andando ad aumentare il fenomeno dell’abbandono scolastico.
Come si può fare allora? Secondo OCSE è meglio prestare maggiori attenzioni agli studenti a rischio bocciatura, fornendogli lezioni supplementari che si adattino di più a loro e che gli permettano di recuperare i ritardi accumulati rispetto al resto della classe.