Saba: le 10 cose da sapere per superare l'interrogazione

Quali sono le 10 cose che devi tenere a mente per superare un'interrogazione su Umberto Saba? Ecco cosa sapere

Saba: le 10 cose da sapere per superare l'interrogazione
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Umberto Saba

Ritratto di Umberto Saba
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Umberto Saba è lo pseudonimo con cui conosciamo lo scrittore triestino Umberto Poli, nato il 9 marzo del 1883 da un agente di commercio veneziano e un’ebrea triestina.

Saba ci ha lasciato alcune tra le più belle poesie italiane del Novecento, e ancora oggi è un punto di riferimento per la letteratura nata nel nord-est d'Italia.

Vediamo quali sono le principali cose da tenere a mente in un'interrogazione su Saba. Intanto, ti consigliamo di recuperare anche questi due contenuti:

10 cose da sapere su Umberto Saba

Ecco 10 cose da tenere a mente per un'interrogazione su Umberto Saba:

  1. La poetica di Umberto saba è fortemente influenzata da Nietzsche e Freud, e dalla psicoanalisi in generale. Tutta la sua poetica è incentrata sull'autoconoscenza di sé, un'indagine interiore che il porta porta avanti con la sua poesia.
  2. Anche se la città di Trieste è sotto l'influenza austro-ungarica, Saba ha cittadinanza italiana, al punto che esprime posizioni fortemente interventiste nel corso della Prima guerra mondiale.
  3. Per tutta la vita Saba ha sofferto di crisi depressive, dovute principalmente alla sua infanzia tormentata e al rapporto difficile con i genitori.
  4. Quando vengono promulgate le leggi razziali, Saba è costretto a vendere la libreria che possiede e a fuggire in Francia. Torna comunque in Italia, spostandosi in varie città del nord, quando scoppia la Seconda guerra mondiale.
  5. Saba vince il Premio Viareggio per Scorciatoie e raccontini, una raccolta di prose.
  6. La poetica di Saba si distanzia fortemente dallo sperimentalismo novecentesco e dalle ipotesi avanguardiste e di critica della tradizione poetica e linguistica. Il suo è uno stile classicista, che indaga l'animo umano e punta all'autoconoscenza di sé.
    Nelle sue poesie Saba mostra una forte adesione alla lingua tradizionale e dall'uso di un tono quotidiano, capace di veicolare immagini realistiche e piane. La complessità emerge dalla costruzione dei periodi, all'interno dei quali i temi si ripetono arricchendosi ogni volta di significati diversi e ulteriori.
  7. Le edizioni del Canzoniere di Saba sono cinque: 1921, 1945, 1948, 1951 e 1961. In ogni edizione il poeta effettua un'operazione di levigatura linguistica costante, e di un ampliamento del materiale, che ad ogni edizione assume una struttura nuova. Nel Canzoniere si va dai componimenti sulla sua esperienza in naja a quelli dedicati all’amore della moglie, a quelli incentrati sull’autoanalisi d’impronta psicoanalitica: tutti contribuiscono a creare una sorta di autobiografia del poeta.
  8. le poesie più rappresentative del Canzoniere sono Trieste e Città vecchia, in cui emerge l’amore viscerale del poeta per la propria città; La capra, dove il belato di una capra e la parola umana vengono poste sullo stesso piano, diventando l’espressione di un dolore universale; A mia moglie e Ritratto della mia bambina, che forniscono ritratti delle persone amate dal poeta in chiave quotidiana.
  9. In Trieste Umberto Saba fornisce una fotografia della sua città natale, mostrandola come la città amata, che ha seguito la sua vita dall'infanzia fino all'età adulta. La descrive prima in modo oggettivo, aggiungendo pian pinao tratti soggettivi man mano che le parole vanno avanti. Trieste è la città che ha potuto dargli silenzio e solitudine quando ne aveva bisogno, è la città che accoglie con ruvidezza ma nasconde un animo gentile, ed è anche la città che sa farlo sentire contemporaneamente distante e parte di qualcosa.
  10. La produzione in prosa di Saba è minore rispetto a quella poetica, ma vale la pena di ricordarla. Dopo aver vinto il Premio Viuareggio con Scorciatoie e raccontini, Saba si è dedicato a Ricordi-Racconti, opera del '56 in cui narra episodi e aneddoti di vita famigliare o sulla comunità ebraica triestina. Resta incompiuto Ernesto, cominciato nel 1953 e mai finito, che narra l’iniziazione sessuale di un ragazzo nella Trieste di fine ‘800.

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