S'i fosse foco, arderei 'l mondo: testo, parafrasi e analisi

Parafrasi e analisi della poesia S'i fosse foco, arderei 'l mondo di Cecco Angiolieri: di cosa parla, temi e commento al testo

S'i fosse foco, arderei 'l mondo: testo, parafrasi e analisi
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S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo

Cecco Angiolieri è l'autore di S'i fosse foco arderei'l mondo
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S’i’ fosse foco di Cecco Angiolieri è probabilmente la poesia più famosa dell'autore senese, principale esponente del filone comico-realistico (detto anche “poesia giocosa”) della poesia toscana delle origini, che si oppone alla tradizione poetica stilnovista dantesca.

 

Il poeta non nasconde la propria avversione ai raffinati principi del mondo cortese.

Egli dichiara la sua passione per donne di costumi non certo esemplari, mentre l’ambiente volgare e rissoso della taverna diventa il suo supremo ideale di vita.

Perennemente, Cecco elogia la ricchezza come sola e vera fonte di felicità, sfogando il suo rancore nei confronti del padre che gli impedisce di darsi alla bella vita come vorrebbe.

Testo

S’i’ fosse foco, ardereï ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i’ fosse papa, sere’ allor giocondo,
ché tutti cristïani imbrigherei
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, non starei con lui:
similemente faria da mi’ madre,
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
e vecchie e laide lasserei altrui.

Parafrasi

Se fossi fuoco, brucerei il mondo; se fossi vento lo scuoterei con le tempeste; se fossi acqua lo annegherei; se fosse Dio lo sprofonderei; se fossi Papa allora sarei contento perché metterei nei guai tutti i cristiani; se fossi imperatore mozzerei il capo a tutti.

Se fossi morte andrei da suo padre; se fosse vita fuggirei da lui: e allo stesso modo farei con sua madre.

Se fossi Cecco, come io sono e fui, terrei per me le donne belle e giovani: e lascerei agli altri le vecchie e brutte.

Analisi

Con l'uso ripetuto del periodo ipotetico, il poeta riesce a creare un'atmosfera lugubre che predispone l'animo a ricevere la battuta festosa che chiude il sonetto.

La posizione frequente della cesura dopo la quinta sillaba determina un ritmo diseguale.

Nel testo compaiono delle anafore: nel I, II e IV verso abbiamo delle anafore che esprimono ipotesi impossibili; nel V, VII e IX verso esprimono ipotesi possibili ma irrealizzabili; nel X e XII verso esprimono dati reali.

Inoltre vi si può distinguere dei desideri espressi dal poeta: nella I e II strofa abbiamo desideri provocatori; nella III strofa desideri che sottintendono una condanna; nella IV strofa desideri che sono un semplice gioco. Questa poesia è un sonetto (schema ABBA ABA CDC DCD) e si conclude con un’immagine sorridente e bonaria.

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