Le rotte commerciali del Seicento: Asia, Africa e Americhe
Indice
1Le rotte commerciali del Seicento: introduzione
Alla fine del Cinquecento, il Portogallo era il principale importatore occidentale delle merci provenienti da Oriente: i motivi di questo monopolio furono:
- il controllo della rotta aperta da Vasco da Gama (1469-1524) nel 1497;
- la presenza di basi commerciali fortificate lungo le coste africane, indiane e cinesi.
Durante il periodo dei conquistadores, nel XVI secolo l’America del Centro e del Sud era sotto dominio spagnolo. I possedimenti coloniali, suddivisi in vicereami, erano governati da un viceré e da un organismo collegiale, ma l’amministrazione e il commercio erano gestiti dalla madrepatria.
La Guerra degli ottant’anni, che vide la Spagna fronteggiare Olanda e Inghilterra, oltre a tenersi in Europa si svolse anche nei territori coloniali in America, Africa e Asia. All’inizio del Seicento, il monopolio delle rotte commerciali principali del mondo fu conteso dall’emergere di nuovi potenti contendenti.
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«Soltanto noi avemmo un Vasco di Gama […] i trionfi, le glorie sfolgoranti dell’India. […] Soltanto noi insegnammo le rotte dei grandi oceani a tutti i popoli della terra, fummo nel commercio e nella pesca all'avanguardia di molti altri», António de Oliveira Salazar, 1934
2Le rotte commerciali del Seicento: l’Asia
2.1L’Indonesia olandese
Nel 1602 viene istituita la Compagnia olandese delle Indie Orientali la quale, su concessione del governo centrale, detenne il monopolio dei traffici commerciali olandesi in Africa e in Asia, nonché il permesso di esercitare un’autorità politico-militare.
Gli olandesi si impossessarono dell’arcipelago indonesiano, scegliendo Giacarta, ribattezzata Batavia, come base principale delle operazioni sia mercantili che militari. Qui introdussero la coltivazione del caffè che valeva un ricavo pari a quello delle spezie.
2.2L’India inglese
Costituita alla fine del Cinquecento ma riconosciuta dalla regina Elisabetta I (1533-1603) nel 1600, la Compagnia inglese delle Indie Orientali si assicurò rapporti commerciali privilegiati con le corti indiane. I principali prodotti d’interesse erano i tessuti indiani, le porcellane cinesi e il tè.
A causa della concorrenza della Compagnia francese delle Indie Orientali, nella seconda metà del Seicento, la Compagnia inglese rafforzò la propria presenza in India: passò da un’impresa commerciale a un organismo politico, assumendo così una supremazia assoluta sul territorio.
«Da un tale apprendemmo che l’Imperatore della Cina aveva da ultimo messo a morte cinquemila persone per aver svolto commerci fuori dal paese contrariamente al suo editto e aveva confiscato tutte le loro merci», John Saris, Il viaggio del Capitano John Saris in Giappone, 1613.
3Le rotte commerciali del Seicento: l’Africa
3.1I rapporti commerciali con i regni di Benin e di Monomotapa
Un porto africano importante per le rotte commerciali europee fu quello nel Regno del Benin, territorio dell’attuale Nigeria. Benin tesseva buoni e stabili rapporti sia con i portoghesi che con gli inglesi e veniva descritta dagli europei come un reame con palazzi splendidi e un sovrano potente.
Il Regno di Monomotapa, che occupava le odierne Zimbabwe e Mozambico, era già importante snodo commerciale marittimo musulmano. Tuttavia, nel corso del XVII secolo, il reame entrò in declino permettendo così ai portoghesi di aumentare la loro influenza politica sulla zona.
3.2La tratta degli schiavi
Avorio, oro, spezie e sali erano le merci principali che i regni africani vendevano agli europei, prima della tratta degli schiavi africani. La schiavitù era già un’istituzione estesa tra le popolazioni africane ma che si ampliò sempre più dopo la metà del XVII secolo, per mano dei portoghesi, spagnoli, olandesi, francesi e inglesi.
I primi a trattare il mercato degli schiavi furono i portoghesi, i quali crearono una rotta a forma di commercio a forma triangolare: le navi imbarcavano gli schiavi in Africa, dalla cosiddetta Costa degli Schiavi, in cambio di prodotti europei, dopodiché gli africani venivano portati e venduti in America e qui le imbarcazioni venivano caricate delle merci americane che sarebbero state messe in vendita in Europa.
«Vi sono uomini il cui odio per la schiavitù è più forte di ogni altra cosa, tranne che per lo schiavo stesso», Theodore Joadson (Morgan Freeman), Amistad, 1997
4Le rotte commerciali del Seicento: Le Americhe
4.1America del Centro e del Sud
Il vicereame spagnolo più esteso nelle Americhe fu quello della Nuova Spagna: al tempo comprendeva parte degli Stati Uniti, tutto il Messico e i paesi dell’America centrale. Il porto di Veracruz era lo snodo commerciale per i traffici con la Spagna, dove arrivavano a Siviglia. Acapulco, invece, era il porto di collegamento con le Filippine.
In America Latina, il dominio spagnolo era portato avanti dal vicereame del Perù, le odierne Cile e Perù. Nel Settecento questo si dividerà in Nuova Granada e Río de la Plata, comprendenti i paesi attuali meridionali. La corona spagnola affidava esclusivamente alle proprie compagnie il monopolio di queste ricche rotte commerciali.
Un sistema di governo simile al vicereame spagnolo fu adottato anche dal Brasile portoghese, ma il monopolio commerciale più flessibile rispetto a quello dei vicini. Con un sistema economico basato sulle piantagioni di caffè, cotone, cacao e tabacco, il Brasile aveva sempre necessità di manodopera: domanda compensata dall’arrivo degli schiavi africani.
La Compagnia olandese delle Indie Occidentali, istituita nel 1621, aveva punti commerciali rilevanti presso le isole caraibiche e la città brasiliana Mauritsstad, l’attuale Recife, strappata ai portoghesi nel 1630. Ma l’attività principale degli olandesi in quest’area era la pirateria contro il commercio ispanico-portoghese.
4.2America del Nord
La Virginia Company fu la società che si occupò della colonizzazione britannica in America del Nord, autorizzata dal re Giacomo I d’Inghilterra (1566-1625). Per tutto il XVII secolo, gli inglesi si espansero lungo tutta la costa orientale americana, dando poi vita alle tredici colonie del Nord America. I traffici britannici riguardavano specialmente tabacco, tè, cotone e caffè, perciò anche gli schiavi provenienti dall’Africa.
Fondata nel 1635, la Compagnia francese delle Indie Occidentali operava principalmente in Canada, nella Louisiana, nell’attuale Mississippi, al tempo chiamat in onore di Luigi XIV, e nelle Antille. I mercanti francesi commerciavano pellicce ma la presenza francese in queste zone era più un’azione di disturbo nei confronti degli inglesi.
Dall’inizio del Seicento, la Repubblica delle Sette Province Unite avviò un’operazione di colonizzazione sulla costa orientale dell’America del Nord. Ciò avvenne attraverso la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali con la formazione dei Nuovi Paesi Bassi, la cui città principale fu di New Amsterdam, l’attuale New York, fondata nel 1626. Alla fine delle guerre anglo-olandesi, questo porto passò agli inglesi nel 1674.
«[…] non abbiamo schiavi in patria - allora perché li abbiamo all'estero? Gli schiavi non riescono a respirare in Inghilterra, ma se i loro polmoni ne ricevono l'aria, ecco che in quel momento sono liberi, il contatto con il nostro paese fa cadere tutti i ceppi che portano» William Cowper, “Selected Poems”, 1785