Il robot badante del Galileo Ferraris per la RomeCup 2019

Dalla periferia di Napoli ai laboratori della Federico II: i ragazzi del Ferraris e il loro robot badante pronti per la Romecup 2019

Il robot badante del Galileo Ferraris per la RomeCup 2019
ufficio-stampa

IL GALILEO FERRARIS DI NAPOLI ALLA MATURITÀ 2019

Romecup 2019, il Galileo Ferraris al lavoro in laboratorio
Fonte: ufficio-stampa

Sono in otto: quattro esperti di software e quattro di hardware, equamente divisi fra informatici ed elettronici. Dalle classi dell'IIS Galileo Ferraris di Scampia sono arrivati alle scrivanie del laboratorio di robotica della Federico II di Napoli, e giurano: è un'esperienza che cambia la vita.

Antonio Vitale, Luigi Ambra, Francesco Gatto, Francesco De Magistris, Antonio Gargiulo, Giovanni Tesone, Matteo Piazzola e Moussa Daoud stanno lavorando al fianco degli studenti di Ingegneria Informatica della Federico II per creare un robot badante. Lo scopo? Partecipare al contest Nonnibot promosso da Fondazione Mondo Digitale in occasione della Romecup 2019 in previsione dal 2 al 5 aprile nella Capitale.

Quando Antonio Vitale, 18 anni, racconta il lavoro del suo team all'interno dell'università, ci tiene a sottolineare che se la maturità 2019 non incombesse, quel prototipo potrebbe davvero essere il pensiero costante di tutto il gruppo. Ma di cosa si tratta esattamente? "Il robot che stiamo progettando è stato pensato per aiutare le persone, rendere meno monotona la loro vita" racconta Antonio, "può portare oggetti a chi non può alzarsi dal letto oppure intrattenere attraverso l’interpretazione uomo-macchina". Ovvero, è possibile parlare con il robot? Sembra proprio di sì: "Si può chiedergli le notizie del giorno, parlarci di calcio o cinema, ad esempio". Ma non solo: "Il robot può anche controllare la casa, verificando la situazione delle luci o di eventuali fughe di gas". Perfetto per dare supporto agli anziani, quindi.

ROMECUP 2019

Ma come nasce una collaborazione così stretta fra una scuola superiore e un laboratorio universitario? Parte tutto da un docente, il professor Carmine Nasti, un "veterano" della Romecup: "Il professore è venuto a reclutarci parlandoci di questa possibilità" racconta ancora Antonio. "Eravamo tutti emozionati e siamo andati a conoscere la professoressa Silvia Rossi della Federico II". Un percorso, anche se i ragazzi ancora non lo sanno, che cambierà la vita di parecchi di loro.

"Con l'Università abbiamo fatto una prima fase di discussione, dove ci è stata fatta un’introduzione e ci è stato detto della competizione". Dopodiché, quasi in tempo reale, inizia la sfida: "Ci hanno detto quali punti avremmo dovuto sviluppare e ci hanno chiesto di trovare delle soluzioni e di portarle in aula la volta successiva". I ragazzi non si danno per vinti, e all'incontro successivo tornano con delle idee: "Abbiamo trovato soluzioni come la navigazione intelligente" spiega Antonio. Di volta in volta i tutor danno nuove dritte, spiegando cosa c'è di buono e cosa di migliorabile in ciascuna idea: si lavora insieme per perfezionarle, al punto che, racconta Antonio, "si può dire che il robot sia stato creato praticamente da zero" dai ragazzi stessi.

All'Università i ragazzi lavorano fianco a fianco con ricercatori e studenti del laboratorio, e la collaborazione è preziosa: "Noi avevamo le idee ma non sapevamo come fare le cose" spiega Antonio. "I ragazzi dell'università ci hanno spiegato quello che non sapevamo. Non solo ci hanno dato nuovi spunti, ma ci hanno appassionato mentre lo facevano".

Da qui, nella vita di Antonio e di molti suoi compagni, cambia tutto: "Entrare nei laboratori della Federico II a 18 anni è stata una bella esperienza, soprattutto perché ci ha aperto un sacco di orizzonti" spiega. "Personalmente, dopo il diploma sarei voluto andare a lavorare, ma poi ho capito che era la realtà universitaria quella che volevo".

MATURITÀ 2019, E POI?

I ragazzi del Galileo Ferraris al lavoro in laboratorio
Fonte: photo-courtesy

Quando Antonio parla di lavoro subito dopo le scuole superiori, non esagera affatto. Già, perché il Galileo Ferraris di Scampia è un'eccellenza del settore: i ragazzi già dai banchi di scuola entrano in contatto con numerosissime realtà, e in tantissimi vengono assunti dalle aziende senza passare per i corridoi dell'università: "Abbiamo fatto alternanza con diverse realtà come Accenture e Salesforce e questo sappiamo che ci può aprire alcune porte" racconta Antonio. E, se per molti suoi compagni questo è un trampolino di lancio per una carriera da avviare, per lui invece le cose vanno diversamente: "Adesso ho capito che vorrei continuare a studiare. Vorrei andare a fare ingegneria informatica, insieme ad alcuni amici che hanno cambiato idea come me". Troppe cose da imparare, troppa curiosità per quello che ancora non conosce.

Quando Antonio fa sapere ai suoi genitori che continuerà a studiare dopo la scuola, la notizia viene presa con gioia: "I miei genitori mi hanno sempre dato il loro supporto nelle scelte: a loro sarebbe andato tutto bene perché hanno piena fiducia in me. Certo, quando gli ho detto che avevo deciso di continuare a studiare, sono stati felicissimi" racconta Antonio, "soprattutto mia madre, che mi ha sempre spronato a studiare".

MATURITÀ 2019, ORALE

Per Antonio, anche se l'informatica è una passione, le materie umanistiche hanno un peso rilevante. "Sono appassionato anche di Italiano e Storia" dice "anche perché, come diceva Primo Levi, chi non conosce il suo passato è destinato a riviverlo". E così, anche se la matematica resta sempre la sua bestia nera, lo studio va bene su tanti fronti. Certo, la preoccupazione per la maturità incombente si fa sentire: "Non sappiamo nemmeno come andrà l’esame" spiega, "i professori stanno aspettando a darci istruzioni per paura di possibili cambiamenti". E così, esclusa la tesina e dato per scontato un focus su Cittadinanza e Costituzione, la speranza è che si possa partire con il racconto di un'esperienza: "Se potessi portare una mia esperienza, inizierei con quella della Federico II" racconta sicuro.

A proposito della sua esperienza, Antonio non dimentica mai chi gli ha permesso di viverla: "i miei professori, la mia scuola, la professoressa Rossi, la Fondazione Mondo Digitale. Vorrei ringraziare tutti per averci dato questa opportunità". Ma soprattutto, non dimentica il suo team di lavoro: "Anche se sto raccontando questa esperienza io, l’abbiamo vissuta tutti insieme. E condividere esperienze così con le persone a cui vuoi bene, rende tutto più bello".

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