Roma nel Seicento: artisti, pittura, architettura e opere nella capitale del Barocco
Indice
1Introduzione
Nell’immaginario comune, quando si parla del Seicento a Roma, si vagheggia un secolo connotato unicamente dal Barocco: dalle sontuose scenografie e dai fastosi decori alle straordinarie collezioni di opere d’arte e di antiquariato e i suoi celebri artisti.
Ridurre la Roma del ‘600 solo al suo volto barocco è una semplificazione che non tiene conto della sua ampia complessità: questa è visibile soprattutto nella produzione artistica di questo periodo, dove più che mai coesistevano e si influenzavano l’un l’altro molteplici movimenti e stili pittorici.
Diversi intellettuali della Roma del Seicento, quali Giovanni Battista Agucchi (1570-1632), Giovanni Battista Passeri (1610-1679) oppure Giovanni Pietro Bellori (1613-1696) indicavano come principio estetico inderogabile per un’artista lo scopo di tendere al bello ideale. Tale posizione ideologica portò a delle sperimentazioni originali.
2Premesse storico-artistiche
2.1Roma nel Seicento
Nel clima della Controriforma cattolica, la politica di accentramento e celebrazione di Roma portata avanti dai papi lungo tutto il Seicento, stagione avviata dal papa Urbano VIII (1568-1644), diffuse il volto lussuoso, glorioso e spettacolare della capitale del cristianesimo.
Un effetto immediato di quest’orientamento fu la vivacità e il dinanismo che visse Roma in questo periodo: il continuo andirivieni delle delegazioni diplomatiche, delle diverse comunità straniere e dei viaggiatori del Grand Tour comportò un arricchimento della città sul piano politico, economico e culturale.
Come oggi così come allora, le persone si spostavano in base alle opportunità lavorative. Non a caso, Roma era la meta principale per gli artisti del XVII secolo: sia per rimanere aggiornati sulle novità artistiche sia, soprattutto, per mettersi al servizio di ordini religiosi, mecenati o addirittura gli stessi pontefici.
2.2L’eredità tardo-manierista
I principali artisti attivi a Roma tra la seconda metà del XVI e gli inizi del XVII secolo erano Federico Barocci (1528/1535-1612), Federico Zuccari (1539-1609) e poi il Cavalier d’Arpino (1568-1640). Chi più e chi meno esprimevano quegli stilemi tardo-manieristici che riguardavano la pittura ufficiale romana.
Stanchi dell’esperienza del Manierismo, gli artisti iniziarono ad elaborare nuove proposte stilistiche che potessero rinnovare la pittura, la quale sembrava essersi ritrovata in un vicolo cieco: le tre direzioni pittoriche principali furono il classicismo, il barocco e il caravaggismo.
3Classicismo
3.1Annibale Carracci
Gli intellettuali del tempo attribuirono il merito della rinascita della pittura all’artista bolognese Annibale Carracci (1560-1609). Aiutato anche dal fratello Agostino (1557-1602) e dal cugino Ludovico (1555-1619) Carracci, Annibale fu in grado di proporre un’inedita sintesi delle soluzioni formali rinascimentali.
La cifra distintiva di Annibale fu, a partire dalla padronanza e conoscenza dell’esperienza e delle virtù dei maestri precedenti, l’unione del bello ideale con la natura: due capolavori romani di Annibale sono l’Assunzione della Vergine (1600-1602) e in Santa Maria del Popolo e gli affreschi alla Galleria Farnese (1597-1606/1607).
3.2Domenichino, Lanfranco, Reni e Poussin
La strada del classicismo avviata da Annibale fu perseguita da altri artisti emiliani: come il Domenichino (1581-1641), Guido Reni (1575-1642) e Andrea Sacchi (1599-1661). Prima collaboratori nella bottega Carracci, poi artisti autonomi e affermati, grazie alle committenze più importanti di Roma.
I lavori del pittore francese Nicolas Poussin (1594-1665) furono subito accolti dai maggiori intellettuali romani. Dopodiché si impose come il più importante artista del classicismo seicentesco europeo. Il suo Ratto delle Sabine (1637-1638) fece da scuola sia ai contemporanei che a quelli del successivo Neoclassicismo.
4Barocco
4.1Pietro da Cortona
Come nella poetica così nella pittura barocca il linguaggio formale si basava sull’enfasi emozionale e sull’impeto dinamico, proponendo diversi punti d’osservazione nonché illusioni spaziali e, infine, sul ricercare un senso di unità e integrazione tra le arti, ossia pittura, scultura e architettura.
Se Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) stava nella scultura barocca e Francesco Borromini (1559 - 1667) nell’architettura, così Pietro da Cortona (1597-1669) stava nella pittura. Il Trionfo della Provvidenza (1632-1639) a Palazzo Barberini è l’esemplificazione visiva della pittura barocca: energia vorticosa, ritmo convulso e scenografiche illusioni prospettiche.
4.2Il Baciccia e Pozzo
Un altro importante pittore barocco fu Giovanni Battista Gaulli (1639-1709), detto il Baciccia, nonché uno dei collaboratori più dotati di Bernini. Proprio questi lo raccomandò ai gesuiti per la decorazione della volta della Chiesa del Gesù: il Trionfo del Nome di Gesù (1674-1679).
Sempre per un altro spazio gesuita, anche la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma si dotò di una volta barocca: l’Apoteosi di Ignazio (1685) ad opera del pittore-gesuita Andrea Pozzo (1642-1709).
5Gli altri volti del ‘600
5.1I caravaggeschi
Gli artisti del Seicento romano che non seguivano i dettami della pittura ufficiale classicista e barocca erano esasperatamente alla ricerca dell’affermazione professionale. Molti pittori dei cosiddetti “bassifondi” erano accomunati dalle affinità stilistiche, dalla scelta dei soggetti e dalle finalità delle loro opere.
Caravaggio (1571-1610) fu uno snodo decisivo e cruciale. Tutto il movimento di pittori che ne subirono gli effetti venne chiamato “caravaggismo”. Tale fenomeno fu di carattere internazionale, fondato su adesioni entusiastiche ma anche da fraintendimenti grotteschi.
I pittori che reinterpretarono in maniera originale il dato caravaggesco furono Orazio (1563-1639) e sua figlia Artemisia Gentileschi (1593-1656ca): oltre a preferire di rappresentare la realtà delle cose, scelsero un tono gravemente quotidiano.
Un altro importante esponente caravaggesco fu l’artista francese Simone Vouet (1590-1649) il quale, sovente impegnato con committenze altolocate aristocratiche ed ecclesiastiche, fu anche Principe dell’Accademia di San Luca dal 1624 al 1627.
5.2I bamboccianti
Una direzione verso una pittura realistica, di matrice fiammingo-olandese, era quella dei cosiddetti “bamboccianti” i quali restituivano sulla tela l’essenzialità e la sincerità del fatto popolare. I temi più rincorrenti erano episodi relativi al viaggio, tipici luoghi romani oppure gli aspetti più umili della vita degli “ultimi”.
I protagonisti delle bambocciate a Roma furono l’olandese Pieter van Laer (1599-1642) e il romano Michelangelo Cerquozzi (1602-1660): le loro opere risultavano come una delle più antiche sintesi tipologiche della scena italiana, intrise di storia e natura, di contrasti tra passato e presente.