Robert Oppenheimer e il Progetto Manhattan: la vera storia della bomba atomica

La storia del progetto Manhattan e della bomba atomica non potrebbe essere raccontata senza il nome del suo protagonista, Robert Oppenheimer

Robert Oppenheimer e il Progetto Manhattan: la vera storia della bomba atomica
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Robert Oppenheimer e il Progetto Manhattan: la storia della bomba atomica

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È uno degli eventi topici più controversi della storia del XX secolo. Stiamo parlando del progetto Manhattan, denominazione di un programma di ricerca in ambito militare che portò alla realizzazione della prima bomba atomica. Non si può menzionare né l’uno né l’altra senza pronunciare il nome di Robert Oppenheimer, fisico teorico conosciuto ad oggi come “il padre della bomba atomica”.

La storia di Robert Oppenheimer

Robert Oppenheimer (1904-1967) nasce a New York da immigrati ebrei e si laurea in fisica ad Harvard. Dagli Stati Uniti ha osservato con preoccupazione l’ascesa di Hitler e del nazismo in Europa, dove aveva amici e parenti. Pur non essendosi mai interessato alla politica prima di quel momento, Oppenheimer iniziò a sostenere organizzazioni antifasciste e simpatizzare con gli ambienti socialisti. Con l’ascesa di Stalin, però, anche la simpatia verso le ideologie comuniste si sopì in fretta, orientandolo soprattutto verso un approccio liberal-democratico. Pur essendo una grande mente dell’epoca, questo periodo di scoperta politica portò il suo nome nelle liste di persone sospette dell’FBI.

Nell’autunno del 1941 Oppenheimer inizia a studiare le reazioni a catena dagli atomi di uranio per la realizzazione di armi potenti.  Nel ’42 si trasferisce a Los Alamos, dove recluta e dirige alcune delle menti più brillanti dell’epoca: Frank, Compton, Urey, Fermi, Lawrence, Seaborg, McMillan, Segrè, Chamberlain, Wigner, Schwinger e tantissimi altri ancora (ognuno di loro è stato premio Nobel).

In seguito all’esplosione di the Gadget, quasi tutti gli scienziati coinvolti nel progetto Manhattan si adoperarono perché la bomba atomica non venisse mai più impiegata per nessun motivo. A loro avviso, l’uso di questo ordigno contro i civili andava contro ogni senso di umanità.

Con grande sgomento di Oppenheimer, uno scienziato del suo team, Edward Teller, iniziò invece a lavorare a un’arma ancora più spaventosa: la bomba all’idrogeno. Oppenheimer si oppose energicamente e nel 1952 divenne direttore della General Advisory Committee della Commissione per l’Energia Atomica degli Stati Uniti, battendosi perché si arrivasse a un accordo mondiale per la “non proliferazione” di armi nucleari. In un’intervista degli anni ’60 dichiarò severo che Robert Kennedy era in ritardo di 20 anni con le sue richieste di fermare la corsa al nucleare: “Questo andava fatto dopo il Trinity test”, spiegò con asprezza.

Le sue opinioni scomode lo hanno messo nel mirino delle purghe statunitensi dal comunismo negli anni della Guerra Fredda. L’FBI ha rispolverato i vecchi incartamenti in cui si parlava delle simpatie antifasciste di Oppenheimer, e dopo un processo in cui Edward Teller parlò a suo sfavore, gli vennero revocati i permessi e fu rimosso dalla carica per la Commissione per l’Energia Atomica.

Da quel momento, Robert Oppenheimer non è mai più stato la stessa persona. Morì di tumore nel 1967, in New Jersey.

Il progetto Manhattan: il contesto storico

Siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, la quale diramava i suoi campi di battaglia dal Nord Africa fino a Stalingrado. In quel momento la Germania sembrava inarrestabile nella sua sete di conquista. Dietro al successo di questo Paese non c’era solo un esercito eccellente, ma anche un approccio dinamico alla ricerca e allo sviluppo scientifico.

Il progetto Manhattan è nato per l’esattezza nel 1939, con pochi mezzi e poche risorse, ma il lancio vero e proprio del programma è stato nell’autunno del 1942, quando il team contava quasi 130mila persone e aveva un budget di circa 2 miliardi di dollari americani.

Come si è arrivati a un così ampio dispendio di fondi in un periodo storico piagato da una spesa militare altissima? L’obiettivo del progetto Manhattan era quello di mettere in piedi una serie di laboratori capaci di sfruttare l’energia atomica per produrre un’arma tanto potente da sconfiggere la Germania nazista. La stessa che, ai tempi, era a sua volta a conoscenza delle nozioni atomiche di base e stava lavorando per ottenere lo stesso risultato.

Perché tutta questa fretta? Ci sono tanti motivi, ma uno in particolare passa alla storia. La data è 7 dicembre 1941: Pearl Harbor. Un attacco a sorpresa delle forze giapponesi (alleate alla Germania) su una base navale americana a Honolulu. Una forte sveglia per gli Stati Uniti che, fino a quel momento, si erano sentiti inattaccabili.

Il progetto Manhattan si è rivelato, in sostanza, una corsa contro il tempo per creare l’arma più efficace e, in qualche modo, porre fine alla guerra. Dal 1942 al 1946, il programma è stato diretto dal generale del Corpo di Ingegneri dell’Esercito degli Stati Uniti, in collaborazione con Regno Unito e Canada.

Gli studi di fisica nucleare

La questione nucleare era un tema già noto da diversi anni, ancora prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Se volessimo individuare un anno cruciale per lo sviluppo della fisica nucleare, dovremmo pensare però al 1938, con la scoperta della fissione nucleare da parte degli scienziati tedeschi Fritz Strassmann e Otto Hahn. Notoriamente, è la guerra la spinta più grande al progresso scientifico.

Preoccupati dal potenziale della fissione nucleare, i fisici Leo Szilard e Albert Einstein decisero di scrivere una lettera al presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, mettendolo in guardia sulle possibili conseguenze di una scoperta così epocale: le bombe atomiche.

È così che sotto la bandiera americana si sono riuniti alcune delle menti scientifiche più illuminate di tutti i tempi, tra cui Enrico Fermi (il primo a produrre la prima reazione nucleare a catena controllata), Leo Szilard e Robert Oppenheimer. Non si trattava solo di geni senza tempo, ma di uomini che credevano nella causa, e guardavano (per vari motivi) con preoccupazione l’espansione velenosa del nazismo.

Tra i centri e i laboratori di ricerca più famosi nell’ambito nucleare, gli Stati Uniti hanno individuato tre aree, molto isolate dai centri abitati e ben protette: Oak Ridge, in Tennessee, Los Alamos (New Mexico) e Hanford, a Washington.

Il progetto Manhattan è nato con un duplice obiettivo: quello di costruire un ordigno atomico prima della Germania e, al tempo stesso, condurre un’attività di intelligence sul Programma nucleare militare tedesco (si legge: spionaggio).

La prima bomba atomica

La prima bomba atomica ad aver mai squarciato i cieli del mondo è caduta in New Mexico, nel deserto della Jornada del Muerto. Si chiamava “the Gadget”: era il 16 luglio 1945, il giorno del Trinity test.

Mancava meno di un mese a quella che sarebbe diventata una data fatidica conosciuta in tutto il mondo: il 6 agosto 1945, quando la prima bomba atomica a scopo offensivo fu sganciata sulla città giapponese di Hiroshima. La seconda, al plutonio, è stata sganciata tre giorni dopo su Nagasaki.

I distruttori di mondi

Nonostante la preoccupazione che la Germania arrivasse per prima alla bomba atomica avesse spinto la comunità scientifica al fermento, l’idea di costruire un ordigno di tale potenza ha scosso le coscienze di molti. Robert Oppenheimer, per esempio, si era reso conto di ciò che stavano scatenando sul mondo ancora prima dell’esplosione di the Gadget. Da qui il celeberrimo commento: “Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero, i più rimasero in silenzio. Sono diventato Morte, il distruttore di mondi”, citazione dal testo sacro induista, il Bhagavad Gita. Ancora, quando Hiroshima è stata cancellata dalla prima atomica, Oppenheimer ha ribadito: “I fisici hanno conosciuto il peccato”.

A rendere ancora più amaro il boccone “atomico” fu la realizzazione che il progetto nucleare tedesco si trovava ancora in fase embrionale, ben lontano dalle reazioni a catena e da tutte le scoperte necessarie a ottenere un ordigno.

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