Rivoluzione agricola nel Neolitico e fine della Preistoria
Indice
1Introduzione
Tra i 10.000 e gli 8.000 anni fa avvenne un passaggio decisivo per l’evoluzione della specie umana: se fino a quel momento gli uomini erano caratterizzati dall’essere soprattutto cacciatori e raccoglitori nomadi, con la fine delle grandi glaciazioni progressivamente questi modificarono le proprie abitudini di vita diventando sempre più sedentari e legandosi maggiormente ai territori nei quali si erano stabiliti.
In questo processo fu fondamentale la scoperta dell’agricoltura: la capacità umana di coltivare i terreni e di usufruire dei raccolti fu decisiva nel processo di sedentarizzazione della nostra specie. L’agricoltura diede un impulso decisivo allo sviluppo delle prime forme di vita collettiva in villaggi e città, dal quale nacquero organizzazioni sociali nuove e più complesse rispetto a prima.
L’importanza dell’agricoltura - che rimarrà la principale attività umana fino allo sviluppo industriale del XIX secolo - e le conseguenze della sua introduzione sono tali che si può considerare questa come “il motore” che innescherà delle importanti trasformazioni, come la scrittura e la metallurgia, fino a poter delineare due epoche storiche differenti tra loro, ovvero la Preistoria e l’Età Antica.
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2Il Mesolitico e la fine delle grandi glaciazioni
Dal punto di vista climatico il Paleolitico, la fase più antica dell'Età della pietra, si era caratterizzato per quattro grandi glaciazioni, tra le quali l’ultima di queste, detta di “Wurm”, si verificò circa 80.000 anni fa. Al termine di queste l’ambiente iniziò a trasformarsi sensibilmente: il ritiro dei ghiacci modificò la tipologia dei terreni e favorì l’estinzione di animali di grossa taglia adatti al clima glaciale, come i mammoth, fino a quel momento tra le specie più cacciate dagli uomini, cambiando le abitudini di vita umane.
Con la fine delle glaciazioni diminuiva quindi l’importanza della caccia per la specie umana: tra i 10.000 e gli 8.000 anni fa si inaugurò una nuova fase, detta Mesolitico, in cui gli uomini escogitarono nuovi modi per procurarsi il cibo e garantire la sopravvivenza della specie. La scarsità di prede di grosse taglio portò ad un importante calo demografico, con conseguente minore necessità di cibo, diede una spinta alla creazione di utensili efficaci nel nuovo contesto climatico e allo sviluppo di tipologie diverse di caccia, come la pesca e la raccolta di molluschi.
Il cambiamento più importante avvenuto nel Mesolitico fu però quello relativo alla condizione dei terreni: la fine delle glaciazioni aveva portato in alcune aree a rendere i terreni più facilmente vivibili e sfruttabili dall’uomo ai fini della produzione di cibo. Grazie a nuove tecniche di addomesticamento degli animali, i gruppi umani iniziarono a praticare le prime forme di allevamento del bestiame - come bovini e capre - che oltre a garantire un dieta più ricca legarono maggiormente gli uomini al territorio, portando ad una prima riduzione del tipico nomadismo dei gruppi umani legati alla caccia.
3Il Neolitico e la “rivoluzione agricola”
Tra gli 8.000 e i 3.000 anni fa si verificò un’ulteriore fase, di fondamentale importanza nell’evoluzione della specie, denominata Neolitico - o “età della pietra nuova” - in cui si verificarono nuove importanti mutazioni nella vita della specie umana. Questo nuovo periodo fu caratterizzato soprattutto dall’evoluzione della tecnica con il quale gli oggetti in pietra venivano realizzati. I nuovi utensili erano adesso maggiormente levigati e curati rispetto a prima, aumentando la loro efficacia e la loro durata, oltre alla possibilità di essere utilizzati per nuove attività.
Questo miglioramento tecnologico contribuì notevolmente allo sviluppo di nuovi sistemi di sfruttamento dei terreni: grazie alla possibilità offerta da primi utensili come falcetti, vanghe e bastoni da scavo, le comunità umane di cacciatori-raccoglitori iniziarono a lavorare il terreno e a coltivarlo. Con la nascita della prima forma di agricoltura avveniva una vera e propria rivoluzione: per la prima volta l’uomo interveniva con la modifica del paesaggio naturale, non dovendo più solamente adattarsi all’ambiente e al clima circostante vivendo di ciò che la natura poteva offrire spontaneamente.
I reperti fossili testimoniano come all’incirca 8.000 anni fa le prime zone a essere interessate dalla “rivoluzione agricola” furono la Mesopotamia e il Vicino Oriente, dove si iniziò a coltivare il grano, il Messico, dove venne coltivato e raccolto del mais, e la Cina, dove si diffuse la coltivazione del riso. In particolare la Mesopotamia - nella cosiddetta area della “mezzaluna fertile”, fu fondamentale per lo sviluppo e la diffusione dell’agricoltura: da lì in circa 3500 anni i sistemi agricoli iniziarono a svilupparsi anche nei Balcani e nell’Europa Orientale, fino a raggiungere il resto d’Europa e la Gran Bretagna all’incirca nel 1000 a.C.
Le conseguenze dello sviluppo agricolo furono straordinarie sono tanti aspetti: per prima cosa le comunità umane abbandonarono sempre di più la forma di vita nomade e iniziarono a rendersi sempre più sedentarie, essendo ora legate alla coltivazione dei terreni. La possibilità offerte dalla coltivazione dei terreni aumentarono inoltre enormemente la disponibilità di cibo, tanto che si può calcolare in circa 50 volte maggiore rispetto a prima la capacità di provvedere al nutrimento di un singolo individuo. Gli effetti di questi due fattori portarono ad una forte crescita demografica, dovuta al surplus alimentare, che si accompagnò allo sviluppo di nuove forme organizzate di società umane.
Oltre che per lo sviluppo agricolo, l’inizio del Neolitico si caratterizzò anche per ulteriori progressi tecnologici: per conservare e cuocere i cibi si diffusero recipienti adatti allo scopo, grazie all’introduzione della ceramica intorno al 5000 a.c.; con le fibre ricavate dalle coltivazioni e dall’allevamento vennero creati i primi indumenti realizzati attraverso la tessitura. Nel 3500 a.C. in Mesopotamia venne introdotta la ruota, inizialmente utilizzata per tornire i vasi e successivamente applicata ai carri nel trasporto del cibo. Contemporaneamente si diffusero anche le prime imbarcazioni, come canoe e piroghe.
4La nascita delle città e la fine della Preistoria
Come accennato con il cambiamento epocale dal nomadismo alla sedentarietà legata allo sviluppo agricolo, le società umane iniziarono a organizzarsi in forme nuove e del tutto differenti rispetto a prima. L’economia agricola del Neolitico imponeva una diversa interazione tra i singoli membri delle comunità, che adesso risiedevano in un luogo stabile e davano vita a forme di società più complesse. Intorno alle aree coltivate nascevano i primi villaggi, agglomerati di capanne di legno, fango o altri materiali al cui interno il ruolo di riferimento spettava al maschio più anziano scelto tra le famiglie residenti.
Con il tempo questi primi insediamenti crebbero sempre più di dimensioni, anche grazie ai progresso agricolo e in particolare all’introduzione dell’irrigazione dei terreni: insieme alla rivoluzione apportata dalla nascita dell’agricoltura si verificò una vera “rivoluzione urbana”, con la nascita delle prime città e di organizzazioni sociali sempre più complesse. Già nel 7000 a.C. è testimoniata l’esistenza di alcune forme primitive di città, come Gerico in Palestina e Catal Hayuk in Turchia, che arrivarono ad avere fino a 6.000 abitanti.
Le prime città si caratterizzavano per il loro stretto rapporto con la campagna circostante. Quest’ultima contribuiva ad alimentare la popolazione con i suoi prodotti agricoli, mentre gli insediamenti urbani potevano offrire alla popolazione rurale la possibilità di trovare protezione in caso di pericolo; in questa stessa fase grazie alla diffusione dell’argilla e alla muratura, le città si iniziavano infatti a dotare di mura con il quale difendersi. Ma questo rapporto tra città e campagna produceva anche una nuova divisione dei compiti e del lavori, che portava a delle nuove forme di organizzazione sociale e di gerarchie.
Già al centro della “rivoluzione agricola”, la Mesopotamia fu nuovamente uno dei centri della rivoluzione urbana: intorno al 4.000 a.C. i primi abitanti dell’area, i Sumeri, si stabilirono tra i fiumi Tigri e Eufrate, riuscendo a realizzare la costruzione di prime importanti città come Uruk e Ur, che probabilmente raggiunsero l’importante cifra di 50.000 abitanti. Le città sumere insieme alle campagne circostanti erano formalmente indipendenti l’una dall’altra, formando delle città-stato al cui interno i ruoli sociali erano divisi e ben riconoscibili.
Ai Sumeri sarebbero seguiti Accadi, Babilonesi e Assiri: con l’avvento di tutte queste grandi civiltà mesopotamiche si può dire che l’ultima fase del Neolitico giungesse al termine per lasciare posto ad una epoca diversa, che gli storici chiamano “Età antica”. Decisive in questo senso saranno due importanti invenzioni umane: la metallurgia, che dal 6.000 a.C. vedrà il graduale superamento della lavorazione della pietra, e soprattutto la scrittura, che dal 3.000 a.C. verrà introdotta proprio da Sumeri per le necessità sempre più complesse dell’amministrazione delle loro città-stato.
5Guarda il video sulla preistoria
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Domande & Risposte
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Dove e quando cominciò la rivoluzione agricola?
Nei territori della Mezzaluna fertile, ovvero dei fiumi Nilo, Giordano, Tigri ed Eufrate. Nel neolitico.
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Quand'è che l'uomo inizia a pratica l'agricoltura?
Con la fine delle grandi glaciazioni che aveva portato in alcune aree a rendere i terreni più facilmente vivibili e sfruttabili dall’uomo ai fini della produzione di cibo.
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Quali sono le conseguenze della rivoluzione agricola?
L’uomo da nomade diventa sedentario, incremento demografico dovuto al surplus alimentare e la nascita di nuove forme di organizzazione sociale.