Riviste letterarie italiane del Novecento: caratteristiche, nomi e autori

Nomi e autori delle riviste letterarie del '900, temi trattati e caratteristiche di un prodotto editoriale che raccontò un'epoca
Riviste letterarie italiane del Novecento: caratteristiche, nomi e autori
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1Cos'è una rivista letteraria? Definizione

Copertina del primo numero del periodico "Poesia" fondato da Marinetti
Copertina del primo numero del periodico "Poesia" fondato da Marinetti — Fonte: getty-images

Tutto l’arco del Novecento vede la comparsa di riviste che nascono come luoghi di confronto tra letterati, filosofi, politici ed intellettuali in cui maturano ed evolvono idee, in cui prendono corpo le provocazioni e le nuove forme di letteratura proposte dalle avanguardie.

Naturalmente, al netto delle dovute generalizzazioni, ogni rivista si pone come un’esperienza a sé, e può essere letta come una cronaca, uno specchio della società che l’ha prodotta, giacché in essa si ritrovano le spinte, le aspirazioni, le idee e gli scontri di quella parte che ha dato vita e animato la singola rivista.   

1.1Le riviste del primo novecento

Del 1903 è la pubblicazione de La Critica, rivista che affronta tematiche diverse che spaziano dal dibattito storico, a quello filosofico e letterario. Fondata da Benedetto Croce, ha tra i suoi animatori anche il filosofo Giovanni Gentile, e rimane, nell’arco quarantennale delle sue pubblicazioni, il punto di riferimento dei neoidealisti italiani.

Su questa rivista Croce affronta i problemi della letteratura, analizzando le opere di autori quali Carducci, De Sanctis e Goethe, come anche le avanguardie letterarie, sottoponendole a critica, e provando ad inserire il pensiero e le opere degli autori all’interno dei processi storici e delle correnti filosofiche. Sulle pagine della sua rivista Croce spiega i presupposti della riforma scolastica che promuove come Ministro della Pubblica Istruzione, a testimonianza di come il dibattito politico e quello intellettuale siano connessi in quest’epoca.

Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti, emblema del Futurismo
Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti, emblema del Futurismo — Fonte: ansa

Il periodico Poesia viene dato alle stampe per la prima volta a Milano nel 1905. Fondato da Filippo Tommaso Marinetti s’impone come polo di attrazione per la nuova generazione di scrittori, tra cui Aldo Palazzeschi. Sulle pagine di Poesia si apre l’ “Inchiesta sul verso libero”, cioè del verso slegato dal rispetto delle norme metriche e delle rime, e che è destinata ad avere una risonanza a livello europeo.   

Sulle pagine di Poesia appaiono, per la prima volta in Italia, i primi tumulti di quel grande movimento letterario che sarà il Futurismo. La Poesia chiude le pubblicazioni nel 1909, ma prima di chiudere fa in tempo ad ospitare tra le sue pagine Il manifesto del Futurismo, scritto da Marinetti e pubblicato per la prima volta nel febbraio dello stesso anno sulle pagine del giornale francese Le Figaro.   

1.2La Voce

Giuseppe Prezzolini
Giuseppe Prezzolini — Fonte: ansa

Nei primi anni del ‘900 Firenze si afferma come uno dei principali poli culturali italiani proprio a ragione della quantità e del valore delle riviste che qui cominciano ad essere pubblicate. Per importanza e ambiziosità, tra tutte, va ricordata La Voce, rivista letteraria fondata nel 1908 da Giuseppe Prezzolini con l’obiettivo di ridare voce (e da qui il nome della rivista) agli intellettuali all’interno del dibattito politico italiano, allo scopo di riempire una distanza che, ormai, si faceva sempre più grande tra questi e la politica.   

Sulle pagine de La Voce personaggi come Gaetano Salvemini e Giovanni Amendola si esprimono sui più importanti temi d’attualità dell’epoca come il suffragio universale, il rapporto dello Stato Italiano con la Chiesa, la riforma della scuole e l’irredentismo.   

Al livello stilistico La Voce si caratterizza per l’attenzione dedicata all’elemento morale nell’analisi della società che portava avanti; una cifra stilistica che la rende un punto di riferimento per molti giovani autori che, trovando stretti i mezzi espressivi del naturalismo e dell’estetismo, sono alla ricerca di una nuova modalità espressiva, che viene ritrovata nella forma del “frammento”, un componimento in prosa, di solito breve, in cui vengono narrati episodi autobiografici e che, soprattutto, sono caratterizzati dall’essere fortemente influenzati dallo stato emotivo degli autori. 

Tra gli autori che animano le colonne della rivista merita una menzione particolare la figura di Scipio Slataper, poeta socialista triestino, che nel 1908 si trasferisce a Firenze per studiare alla facoltà di Lettere. Qui entra subito in contatto con il gruppo dei vociani, diventando in breve tempo una delle colonne della rivista, dove pubblica diversi brani in prosa che poi confluiscono ne Il mio Carso, la sua opera principale.  

L’autore triestino va anche ricordato per il suo acceso impegno politico nazionalista che lo spinge a sostenere la partecipazione italiana al primo conflitto mondiale. Slataper muore durante un’azione di guerra sul fronte del Podgora nel 1915.  

1.3La Ronda

La Ronda è un'importante rivista letteraria romana uscita nel 1919 e fondata da sette amici: Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Lorenzo Montano, Bruno Barilli, Aurelio Emilio Saffi. I "sette savi", come si soprannominavano, furono affiancati nel tempo da altri nomi illustri, tra cui comparivano anche i metafisici Carlo Carrà e Giorgio de Chirico

La rivista, che si collocava in un'epoca di sperimentazioni e avanguardie, rifiutava in realtà questa tendenza: si collegava in realtà molto ai valori stilistici e formali del passato, con un vero e proprio culto per i classici. Le tendenze contemporanee venivano valorizzate gettando un occhio agli autori stranieri, mentre si rifiutava completamente la letteratura futurista - Marinetti viene definito distruttore letterario

Tra i punti più importanti de La Ronda figurava senz'altro la totale autonomia dell'arte - libera, inutile, inefficace e indistruttibile - dalla politica. Proprio per questa ragione, la rivista cessò nel momento in cui il Fascismo arrivò al potere: Antonio Baldini ed Emilio Cecchi furono eletti dal regime fascista nell'Accademia d'Italia, Vincenzo Cardarelli compose una lirica intitolata Camicie Nere e scrisse testi filofascisti in un saggio dal nome Parliamo dell'Italia.  

2Le riviste politiche e il fascismo

Guardando all’esperienza de La Voce si capisce come non sia semplice tracciare una netta distinzione tra le riviste letterarie in senso stretto e quelle d’argomento politico. Il peso delle riviste politiche si fa più forte dopo la fine della Guerra, a causa della forte crisi economica e politica che colpisce il Paese radicalizzando le posizioni politiche.  

Nel 1919 Antonio Gramsci fonda la rivista L’Ordine nuovo, dove vengono discusse e rielaborati i principali temi che animano l’area socialista e quella comunista, e nel 1921 questa rivista diventa il quotidiano del neonato Partito Comunista d’Italia.  

Piero Gobetti (1901-1926)
Piero Gobetti (1901-1926) — Fonte: getty-images

Tra i collaboratori de L’Ordine nuovo c’è anche Piero Gobetti, che nel 1922 fonda La Rivoluzione Liberale, che diventa il foglio di riferimento dei liberali. Entrambe le riviste, fortemente critiche verso il fascismo, terminano le pubblicazioni nel 1925 con il definitivo affermarsi del regime.  

Giuseppe Bottai è invece il fondatore di Critica fascista, rivista d’ispirazione futurista ideata come luogo di dibattito interno al partito fascista e finalizzata a creare la classe dirigente del nascente regime.  

2.1Strapaese e Stracittà

L’affermarsi del fascismo come forza di potere, e le polemiche seguite al delitto Matteotti, portano ad un’accesa discussione all’interno del partito. A livello culturale e letterario il discorso si polarizza sulle due correnti si Strapaese e Stracittà.     

A Strapaese, movimento che rivendica l’aggressività del fascismo delle origini insieme alla difesa della tradizione culturale e letteraria italiana, si collegano le riviste L’italiano e Il Selvaggio, sulle cui colonne scrivono autori del calibro di Leo Longanesi e Mino Maccari.     

Invece Stracittà è un movimento che mira alla sprovincializzazione della cultura italiana e a connetterlo con la cultura europea; questo movimento si coagula attorno alla rivista Novecento fondata da Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte.     

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3Riviste del dopoguerra: autori e titoli tra innovazione e sperimentazione

Nell’immediato dopoguerra il dibattito letterario si polarizza sulle proposte dei neorealisti. Una nuova generazione di letterati si afferma grazie all’opera di svecchiamento della cultura italiana portata avanti dal Politecnico, rivista fondata nel 1945 da Elio Vittorini, che pubblica non solo scrittori esteri come Franz Kafka, Paul Eluard ed Ernest Hemingway, ma anche la nuova generazione di narratori italiani come Natalia Ginzburg e Italo Calvino.    

L’idea fondativa della rivista si accorda con l’idea del PCI di far conoscere al grande pubblico le nuove avanguardie della letteratura, ma il tentativo fallisce perché il gruppo dirigente del Politecnico si mostra più interessato a dare spazio alle nuove sperimentazioni letterarie piuttosto che alla loro immediata spendibilità politica, cosa che fa perdere a Vittorini e ai suoi il sostegno del partito, e a chiudere la rivista nel 1947.    

Nanni Balestrini (1935-2019)
Nanni Balestrini (1935-2019) — Fonte: getty-images

Il mensile Quindici, fondato nel 1967 è invece chiaramente improntato ad uno stile nettamente sperimentale. Questa rivista, insieme ad altre, si pone come voce delGruppo 63”, un movimento culturale d’impostazione marxista che raccoglie attorno a sé scrittori, poeti e artisti del calibro di Giorgio Bassani e Carmelo Bene, tutti ansiosi di superare le tradizionali modalità espressive creandone di nuove. 

Nata in questo contesto Quindici dà spazio sia alle idee di nuovi autori come Nanni Balestrini (che per un certo periodo dirige la rivista), Edoardo Sanguineti ed Umberto Eco ma diventa anche il megafono delle lotte studentesche negli anni della contestazione

    Domande & Risposte
  • Quali sono le riviste letterarie del novecento?

    La Critica (1903), Poesia (1905), La Voce (1908), La Ronda (1919), L’ordine nuovo (1919), La rivoluzione liberale (1922), Critica fascista, L’italiano, Il Selvaggio, Novecento, Politecnico (1945), Quindici (1967).

  • Quali sono i temi trattati dalle riviste del novecento?

    Dibattiti storici, filosofici e letterari; i problemi della letteratura; la riforma della scuola; il suffragio universale; il rapporto tra stato e chiesa; l’irredentismo; la politica.

  • Chi sono gli autori delle riviste letterarie del novecento?

    Benedetto Croce, Marinetti, Prezzolini, Scipio Slataper, Gramsci, Gobetti, Bottai, Leo Longanesi, Mino Maccari, Massimo Bontempelli, Curzio Malaparte, Vittorini.