Ritratto dei coniugi Arnolfini: storia, descrizione e interpretazione del dipinto di van Eyck

Jan van Eyck: analisi, interpretazioni e storia del quadro Ritratto dei coniugi Arnolfini dipinto dal celebre artista belga.
Ritratto dei coniugi Arnolfini: storia, descrizione e interpretazione del dipinto di van Eyck
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1Introduzione

Jan van Eyck (1390-1441), pittore fiammingo
Jan van Eyck (1390-1441), pittore fiammingo — Fonte: getty-images

Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è una tavola ad olio del pittore fiammingo Jan van Eyck (1390 ca -1441), eseguita nel 1434

Quest’opera è considerata uno dei dipinti più famosi al mondo nonché uno dei più intriganti, a motivo della sensazione enigmatica a dispetto del realismo minuzioso di ogni elemento nella tavola.  

Oggi il quadro è esposto presso la National Gallery di Londra.  

Quest’opera si inserisce in quel periodo del Quattrocento cui la zona delle Fiandre stava vivendo una considerevole espansione economica e culturale.  

Ciò fu possibile grazie alla posizione geografica strategica, che favorì le attività manifatturiere, commerciali e finanziarie con tutta Europa, e alla discreta stabilità amministrativa e politica dei regnanti, quali Filippo II l’Ardito (1342-1404) e Filippo III il Buono (1396-1467).  

2Storia dell'opera

In tutta la sua carriera artistica, van Eyck lavorò principalmente con i poteri ufficiali delle Fiandre. Infatti, fu prima pittore di corte di Giovanni di Baviera (1374-1425) conte d’Olanda e poi di Filippo il Buono

Questo ruolo gli permise di ricevere commissioni, oltre dalle corti europee o dagli ordini religiosi, ma altresì da privati borghesi

Fu proprio a corte che presumibilmente van Eyck e il mercante lucchese Giovanni Arnolfini (1400-1472) si incontrarono. Quest’ultimo, a Bruges dagli anni Venti del Quattrocento, intratteneva rapporti commerciali con lo stesso duca Filippo il Buono, tanto poi da diventare successivamente suo consigliere personale

2.1Note collezionistiche

Ritratto di un uomo con un turbante di Jan van Eyck. XV secolo
Ritratto di un uomo con un turbante di Jan van Eyck. XV secolo — Fonte: getty-images

Con la mancanza di figli nella famiglia Arnolfini, il dipinto venne acquistato dalla corte borgognona, l’ambasciatore spagnolo don Diego de Guevara (?-1520), il quale poi lo donò all’arciduchessa Margherita d’Asburgo (1480-1530) attorno il 1516

Il quadro rimase nei Paesi Bassi con Maria d’Ungheria (1505-1558) finché suo fratello Carlo V (1500-1558) la costrinse a seguirlo in Spagna. Il ritratto rimase stabilmente nella collezione reale spagnola.

Con il tentativo inglese di liberazione della Spagna dal dominio napoleonico, Napoleone (1769-1821) indusse suo fratello Giuseppe Bonaparte (1768-1844), re di Spagna, a raggiungerlo a Parigi assieme alla collezione reale.

Tuttavia, questi incontrò le truppe guidate da Arthur Wellesley, duca di Wellington (1769-1852), e per sfuggire loro abbandonò i bagagli con le opere d’arte.

I soldati di Wellington saccheggiarono i bagagli e si divisero il bottino. Il Ritratto dei Coniugi Arnolfini finì nelle mani del colonnello James Hay (?-1854), il quale lo cercò di vendere senza successo. Infine, la National Gallery di Londra lo acquistò nel 1843.

3Analisi dell'opera

3.1Descrizione

Ritratto dei coniugi Arnolfini: dipinto di Jan van Eyck
Ritratto dei coniugi Arnolfini: dipinto di Jan van Eyck — Fonte: getty-images

L’opera ritrae una coppia in piedi sontuosamente abbigliata all’interno di una stanza da letto. L’uomo indossa un capello a cilindro e una veste e una pelliccia pregiati di colore scuro e ha la mano destra alzata, mentre con la sinistra tiene quella della donna.

Lei, invece, con l’altra mano sul ventre, porta il capo coperto da un velo con i bordi pizzati ed è vestita con una sofisticata cappa verde.

Attorno a loro è dettagliatamente descritta una camera sobria ma elegante: oltre al classico mobilio da letto, sono disseminati diversi elementi dell’epoca: come il lampadario che scende dal soffitto, lo specchio appeso in fondo alla parete, della frutta vicino alla finestra e gli zoccoli e il cane ai piedi della coppia.

Tutti quanti potenzialmente carichi di simbolismo.

Nonostante siano passati diversi secoli dalla sua esecuzione e numerosi furono movimenti nella sua storia, lo stato di conservazione del Ritratto dei coniugi Arnolfini è ottimo.

Ciò è probabilmente dovuto al fatto che sin dall’inizio tutti i proprietari di questo dipinto, riconoscendone il valore assoluto, lo hanno trattato con cura.

3.2Stile

Ritratto dei coniugi Arnolfini, dettaglio dello specchio
Ritratto dei coniugi Arnolfini, dettaglio dello specchio — Fonte: getty-images

Il tono cromatico del quadro è tendente al caldo. I colori adottati uniformi e armonizzati tra di loro. Gli unici che sono brillanti sono quelli della donna, i quali creano un contrasto di complementarità, indicandola così come la parte più importante del dipinto.

La sorgente di luce principale è quella a sinistra del quadro, ossia quella proveniente dalla finestra. Mettendo in risalto le ombre, quindi le forme, degli elementi all’interno del dipinto, tale luce fredda restituisce un’intensa sensazione di realismo.

Il pittore concepisce un dipinto simmetrico e per renderlo più coinvolgente per lo spettatore inserisce quattro punti di fuga. Inoltre, lo specchio in fondo agevola la fusione di percezione tra lo spazio reale e quello virtuale.

4Interpretazioni

A rendere affascinante quest’opera non è solamente la qualità pittorica del quadro, bensì le diverse interpretazioni quali:

  • il ritratto di due membri importanti della società fiamminga, realizzato dal pittore locale più illustre;
  • la testimonianza dell’artista al momento del giuramento matrimoniale (vi è una scritta sopra allo specchio che recita: «Jan van Eyck fu qui»);
  • un sommario simbolico, tramite gli elementi presenti nel quadro, degli impegni matrimoniali nel Quattrocento.
Illustrazione del pittore fiammingo Jan Van Eyck al lavoro
Illustrazione del pittore fiammingo Jan Van Eyck al lavoro — Fonte: getty-images

L’interpretazione classica di questo quadro è quello storico dell’arte Erwin Panosfky (1892-1968), il quale vede nel dipinto l’allegoria del matrimonio e della maternità.

Questa tesi si fonda sul fatto che all’epoca il matrimonio poteva essere celebrato anche in casa e sulla presenza di elementi simbolici allusivi al matrimonio.

Un’altra interpretazione suggerisce che questa scena rappresenti l’occasione della promessa di matrimonio, data la presenza di due testimoni visibili dal riflesso dello specchio in fondo.

Un’ipotesi abbastanza suggestiva è quella di leggere questo dipinto quale esorcismo per favorire la fertilità: ciò è stimolato dal fatto che gli Arnolfini non ebbero eredi.

5Dettagli e simbolismo

Gli studiosi sono concordi nell’affermare che questi oggetti dimostrino la condizione di ricchezza degli Arnolfini: come ad esempio la pelliccia di ermellino dalla Russia, il tappeto dalla Turchia, i tessuti dalla Francia, le arance dal Mediterraneo, nonché il cane e il tipo di vetrate delle finestre che solo le famiglie benestanti si potevano permettere.

I simboli presenti nel dipinto che rimandano alla fertilità sono:

  • le arance, note nel Nord Europa come le mele di Adamo;
  • il letto, o meglio il baldacchino, che oltre ad avere degli aspetti funzionali, rimanda ad un ventre gravido;
  • il colore verde della veste della donna.

I simboli presenti nel quadro che alludono alla fedeltà sono:

  • il cagnolino che indica non solo la fedeltà nella coppia ma anche nei confronti del padrone;
  • ol lampadario a sei bracci con una sola candela accesa allude alla fedeltà coniugale;
  • la verga accanto al letto, i rosari e lo specchio, oltre alla fedeltà, sono anche simboli di purezza e di verginità.

6Guarda il video: i 7 capolavori che puoi trovare alla National Gallery