NUMERO CHIUSO GIURISPRUDENZA – In queste settimane si è tornati a parlare della riforma del corso di laurea in Giurisprudenza, che sarebbe in via di definizione. Tra le possibili novità emerse c’è quella della doppia articolazione del percorso di studi nella modalità 3+2 e, in contemporanea, nella modalità 4+1, che prevederebbe un ultimo anno di specializzazione a numero chiuso per diventare avvocati o notai.
Pochi giorni fa il ministro della Giustizia Andrea Orlando sarebbe tornato sull’argomento della necessità di un provvedimento che disciplini l’accesso a Giurisprudenza.
Focus: Riforma giurisprudenza: ecco le possibili novità
GIURISPRUDENZA NUMERO CHIUSO – Secondo quanto riporta l’UDU in un comunicato stampa, il Ministro, intervenuto al Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, ha dichiarato: “la strada in parte ricalca quella che a suo tempo è stata seguita per le facoltà di Medicina, in considerazione del fatto che il numero degli avvocati è cresciuto nel corso di questi anni in modo esponenziale”. La possibilità di applicazione del numero chiuso anche a Giurisprudenza ha fatto subito scattare le proteste di Unione degli Universitari, che invece sottolinea la necessità di azioni opposte.
RIFORMA GIURISPRUDENZA NUMERO CHIUSO - Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale di UDU, ha dichiarato infatti: “le parole del Ministro sono profondamente distanti da quella che è la realtà. Guardando i numeri di immatricolati e iscritti al corso di laurea di Giurisprudenza, ci si rende perfettamente conto dell’emorragia di studenti che si sta verificando negli ultimi anni: dal 2011/2012 si sono persi 8000 immatricolati e 13000 iscritti circa. Questo testimonia proprio come sia urgente e necessario un intervento a riguardo che vada, però, in direzione opposta rispetto a quanto proposto dal on. Orlando, prevedendo, invece, una riforma del corso in modo da renderlo più attuale.”
RIFORMA GIURISPRUDENZA – Dionisio ha poi continuato affermando: “Le parole del Ministro confermano ancora una volta come l’intenzione sia quella di dare ancora ascolto agli interessi degli Ordini professionali, proponendo un modello escludente, già presente in altri corsi di studi e che ha già dimostrato tutte le proprie lacune.” Dionisio ha concluso rinnovando la richiesta di un maggiore coinvolgimento degli studenti per creare una riforma che risponda di più ai loro bisogni e che renda il corso di laurea in Giurisprudenza più attrattivo.