Ricerca sul Veneto
Ricerca sul Veneto: territorio, fiumi e laghi, confini, popolazione, economia e storia della regione
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Ricerca sul Veneto
Il Veneto è una Regione amministrativa dell'Italia settentrionale. Si affaccia a sud-est sul mar Adriatico e confina a ovest con la Lombardia e il Trentino-Alto Adige, a nord per un breve tratto con l'Austria, a nord-est con il Friuli-Venezia Giulia, a sud con l'Emilia-Romagna. È suddivisa nelle province di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza. Il capoluogo regionale è Venezia.
La regione prende il suo nome dal popolo dei veneti, che vi giunsero già in epoca preistorica, cacciandone i preesistenti abitanti, gli euganei; per tale motivo il nome tradizionale è quello di Venezia Euganea, per distinguerla dalla Venezia Giulia e dalla Venezia Tridentina, l'attuale Trentino. Il Veneto, che si estende per 18.364 km2 e conta 4,9 milioni di abitanti, è tra le più popolate regioni d'Italia; la densità è molto superiore alla media nazionale (241 abitanti per km2 contro 190). I confini sono segnati solo in parte da elementi fisici.
Territorio e confini
La morfologia del territorio, racchiuso tra mar Adriatico, Pianura Padana e Alpi, è piuttosto complessa. Nel Veneto si possono comunque riconoscere quattro grandi subregioni, ciascuna con un ambiente, un paesaggio, un'economia e condizioni di popolamento propri. La parte settentrionale, interamente compresa nella provincia di Belluno, la più estesa della regione, corrisponde al Veneto montano, e possiede i caratteri sociali ed economici tipici dell'area alpina: un popolamento rado, un'agricoltura modesta, una debole industrializzazione, ma con molte e importanti località di villeggiatura e di turismo sportivo. Il Veneto mediano, compreso tra le Prealpi e la pianura, si estende nelle province di Treviso, Padova, Vicenza e Verona. È la parte più vitale e ricca della regione, con una florida agricoltura intensiva, un allevamento sviluppato, una solida economia commerciale e industriale, una fitta rete di città e cittadine di antica ricchezza, illustri per storia e cultura. C'è poi il Veneto meridionale, che corrisponde alla pianura compresa tra l'Adige e il Po (vedi Polesine). Infine c'è il Veneto orientale e marittimo, con le sue coste lagunari e le basse pianure spesso minacciate dalle alluvioni del Po. Un posto a parte occupa, anche geograficamente, la laguna di Venezia, al centro della quale si trova la città di Venezia, interamente edificata su isole e terre affioranti dall'acqua.
La zona montuosa del Veneto, alpina e prealpina, non è molto estesa (corrisponde a circa il 30% del territorio), ma è assai varia, con valli popolose, altipiani, massicci rocciosi, al di sopra di dorsali fitte di boschi. La fascia alpina è formata dalla sezione occidentale delle Alpi Carniche (cima Vanscuro, 2678 m) e da una sezione delle Dolomiti, con le loro creste seghettate e gli isolati torrioni. Qui si innalzano alcune montagne tra le più famose e belle delle Alpi, come la Marmolada, le Tofane, il monte Civetta, tutte superiori ai 3200 m. A ridosso delle Alpi venete si allunga la più vasta fascia delle Prealpi, una serie di rilievi elevati dai 700 ai 2200 m, dalla morfologia assai varia, che dalla sponda orientale del lago di Garda giungono sino alla riva destra del Piave. Includono altipiani verdeggianti, come quello di Asiago e dei Lessini, massicci rocciosi, come quello del Grappa, la dorsale del monte Baldo, sovrastante il lago di Garda.
La zona collinare è limitata: una serie di modesti rilievi dai profili dolcissimi segna il graduale passaggio alla pianura padano-veneta, da cui emergono i Colli Euganei (in provincia di Padova) e i Colli Berici (in provincia di Vicenza).
Il 56,5% del territorio veneto è formato da pianure: nessun'altra regione italiana ha una così estesa superficie pianeggiante. Ricca di acque fluviali che talvolta straripano, quest'area, generalmente molto fertile, ha necessitato e necessita tuttora di lavori di bonifica e, comunque, di un'attenzione continua alle sue sistemazioni idrauliche. Ancor più delicato è il sistema delle lagune, che orlano quasi tutta la fascia marittima della regione, caratterizzata, su un arco di quasi 200 km, da coste basse e sabbiose. Di particolare importanza è la laguna di Venezia, il cui regime idraulico fu regolamentato nei secoli passati dalla Repubblica di Venezia, ma che in tempi assai più recenti è stato manomesso da improvvidi interventi. Altro elemento di spicco del sistema costiero veneto è il delta del Po, un complesso apparato di canali e di terre alluvionali che si protende nel mare.
Una rete fittissima di fiumi e canali attraversa tutta la pianura veneta. Il Po interessa la regione solo nel suo tratto inferiore; a differenza dei fiumi piemontesi e lombardi, i maggiori fiumi del Veneto sono indipendenti dal corso del Po, sfociando direttamente nell'Adriatico. Il più importante è l'Adige, secondo fiume d'Italia per lunghezza (410 km), il cui corso superiore scorre nel Trentino-Alto Adige; tra gli altri si segnalano il Brenta (160 km), il Piave (220 km, il maggiore fiume che scorre interamente nel Veneto), il Bacchiglione (118 km, che bagna Vicenza), il Sile (95 km, che bagna Treviso) e il Livenza (112 km). Oltre al lago di Garda, diviso con la Lombardia e il Trentino-Alto Adige, il Veneto vanta numerosi laghetti alpini molto suggestivi, come quelli di Misurina e di Alleghe, oltre a numerosi laghi artificiali.
Clima e ambiente
Il Veneto ha in generale un clima temperato, nel quale sono presenti sia i caratteri continentali sia quelli marittimi, mediterranei; tuttavia, le sue manifestazioni climatiche variano passando dalla pianura alle zone montuose. Gli inverni sono quasi ovunque freschi o addirittura rigidi. Venezia in gennaio ha una media di 3 °C, una temperatura cioè superiore solo di uno o due gradi alle medie di Milano e Torino. Nell'interno il clima è rigido e non solo alle alte quote (sono stati raggiunti nel XX secolo i -30 °C a Santo Stefano di Cadore, a 908 m di altitudine). Le estati sono fresche sui rilievi – ma anche qui vi sono delle eccezioni: a Cortina d'Ampezzo (1211 m ) i 30 °C in luglio-agosto non sono infrequenti – mentre sono molto calde nella Pianura Padana.
Non meno variabili sono i regimi e la quantità delle precipitazioni. Fondamentalmente si hanno due massimi, uno primaverile e uno autunnale, che, risalendo verso le Alpi, tendono a saldarsi in un unico periodo più piovoso, quello estivo. La piovosità massima, sui 2000 mm annui, corrisponde all'area delle Prealpi; i minimi, persino inferiori ai 500 mm, si hanno nel Polesine.
Quanto alla tutela ambientale, la regione ha varato, a partire dal 1980, alcune leggi relative all'istituzione di parchi e riserve naturali, tra cui il Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, il parco interregionale (insieme all'Emilia-Romagna) del Delta del Po, i parchi regionali dei Colli Euganei e della laguna di Caorle. Tuttavia, in rapporto alla superficie territoriale complessiva, la percentuale di aree protette è la più bassa dell'Italia settentrionale. L'elevata densità umana e la forte attività industriale della regione hanno, nel corso del Novecento, profondamente modificato gli equilibri naturali e deteriorato paesaggi che erano tra i più belli d'Italia.
Flora e fauna
I boschi sono complessivamente poco estesi: da tempo le vaste foreste che ricoprivano la pianura sono state distrutte. Laddove sono rimasti, come nelle Prealpi, prevalgono boschi di castagni alle basse quote e di faggi sopra i 900 m. Nelle zone alpine più elevate, soprattutto nel Cadore – l'alto bacino del Piave tra le Dolomiti e le Alpi Carniche – si trovano fitte foreste di abeti e larici. Nel cosiddetto "distretto euganeo", ovvero l'area costituita dai monti Berici e dai Colli Euganei, crescono le specie sempreverdi, tipicamente mediterranee. Aspetti originali assume infine la vegetazione delle lagune, con specie resistenti all'acqua e al sale.
Alla distruzione del bosco (oggi la superficie boscata del Veneto è circa la metà di quella della Lombardia e poco più di un terzo di quella del Piemonte) si è accompagnata la quasi totale scomparsa della fauna selvatica. Sulle montagne si trovano ancora camosci e non rari sono i caprioli, le volpi, i tassi; tra gli uccelli sono presenti i galli cedroni. Le lagune sono popolate da specie di uccelli acquatici.
Economia
All'interno del rapido progresso registrato dall'economia italiana attorno agli anni Sessanta, definito "miracolo economico", il Veneto ha rappresentato un caso eclatante, che ha posto le basi della sua vivace economia. Eppure sino a un recente passato la regione era stata terra di contadini, di miseria e di emigrazione. Anche le calamità naturali si erano aggiunte a danneggiare ulteriormente aree già poverissime: nel novembre 1951 il Po ruppe gli argini, sommergendo quasi l'intero Polesine e costringendo 150.000 persone ad abbandonare la casa e i campi.
Oggi la realtà del Veneto è completamente diversa. La regione ha un'agricoltura meccanizzata, con una produttività a livello internazionale e una percentuale di mano d'opera tra le più basse d'Italia. Ha fatto registrare una tale crescita nel settore industriale da aver affiancato il Piemonte, che è da sempre la seconda regione più industrializzata d'Italia (dopo la Lombardia); detiene il primato, quanto a reddito, nel settore turistico. Ha un movimento portuale e aeroportuale altrettanto consistente.
Agricoltura
L'agricoltura viene praticata nel Veneto in tutte le aree pianeggianti, in particolar modo nel Polesine (incolte sono in pratica solo le zone più acquitrinose del delta del Po e della laguna) e nelle zone collinari più basse; la regione fornisce un apporto del 10% circa della produzione agricola nazionale. Il settore è sempre più meccanizzato e specializzato nelle varie produzioni; per essere maggiormente competitive, le aziende agricole vanno accorpandosi, aumentando così le loro superfici.
La regione detiene, con largo margine di superiorità, i primati assoluti nella produzione di mais (un quarto del totale nazionale), che è peraltro una coltura veneta tradizionale, e ancor più per la soia (quasi metà), che è al contrario di recente introduzione. Modesto è invece l'apporto del frumento.
Un ruolo molto importante assumono l'orticoltura e la coltivazione degli alberi da frutto, principalmente nella provincia di Verona. La viticoltura è largamente diffusa in tutta la zona collinare e fornisce vini di rinomanza internazionale (Bardolino, Soave e Valpolicella); per la produzione di vino il Veneto si colloca al terzo posto, dopo Sicilia e Puglia. Infine la regione è il secondo produttore nazionale, dopo l'Emilia-Romagna, di barbabietole da zucchero, coltivate nella pianura irrigua. Il mais, un tempo alimento base dei contadini, è oggi al servizio soprattutto di un allevamento fiorentissimo, che, in un arco di tempo molto breve, ha adottato le tecniche più moderne. Importante è l'allevamento di bovini (oltre un milione di capi), per i quali il Veneto è preceduto solo dalla Lombardia.
La pesca ha un ruolo discreto, ma solo a livello locale; principale porto peschereccio è Chioggia.
Industria
L'industria rappresenta l'autentico volto nuovo dell'economia del Veneto. Essa si è sviluppata in tempi recenti e senza una base tradizionale legata all'industria di trasformazione o a settori specializzati, come è stato ad esempio il settore tessile, su cui si è radicata l'industria piemontese e lombarda. L'industria tessile non è mancata nel XIX secolo neppure nel Veneto, ma è di dimensioni esigue. Le industrie di trasformazione delle materie prime (d'importazione) sono sorte nel XX secolo e si sono concentrate nella zona attorno a Venezia (nella immediata terraferma, a Mestre e nella contigua Marghera), favorite dalla presenza del porto di Venezia che, dopo Trieste, è oggi il secondo porto dell'Adriatico. A Porto Marghera, cioè nel porto industriale di Marghera, i complessi produttivi (raffinerie di petrolio, stabilimenti chimici e metallurgici) sono situati a ridosso delle banchine di attracco delle navi, permettendo così di risparmiare sui costi di trasporto.
Un altro importante polo industriale è Verona, dove prevalgono i settori meccanico, agroalimentare e tipografico-editoriale. L'industria alimentare poggia sugli zuccherifici, concentrati nella provincia di Rovigo, che è grande produttrice di barbabietole da zucchero, e sui centri di produzione del vino, dove si distillano anche grappe di qualità; nelle valli vicentine sono numerosi gli stabilimenti tessili.
Caratteristica del Veneto (ma anche di altre regioni, come la Toscana) è il cosiddetto "distretto industriale": si tratta di zone specializzate in un solo genere di produzione. Si ricordano il Cadore per gli occhiali, Vicenza per l'oreficeria, Conegliano Veneto per gli elettrodomestici, Montebelluna (provincia di Treviso) per le calzature sportive, Murano per la lavorazione del vetro, Bassano del Grappa per i mobilifici, Valdagno (in provincia di Vicenza) per gli stabilimenti tessili.
Terziario
Grazie anche alla posizione geografica, il Veneto, e in particolare Venezia, è sempre stato nei secoli centro di fiorentissimi commerci internazionali. Oggi, punto privilegiato degli scambi commerciali è Verona, collegata all'autostrada del Brennero, la principale via d'accesso all'Europa centrale.
La città dispone di uno degli interporti (l'area in cui le merci passano direttamente dai vagoni ferroviari ai camion e viceversa) più vasti e meglio attrezzati d'Europa.
Il sistema delle vie di comunicazione del Veneto è assai sviluppato. Il porto di Venezia è essenziale per i traffici con l'Est europeo e con l'Asia; la regione inoltre è attraversata dalle principali linee stradali, autostradali (in particolare dall'autostrada Milano-Venezia, la Serenissima, che presso Verona si collega con la Brennero-Modena) e ferroviarie che percorrono la Pianura Padana. È preceduta solo dalla Lombardia quanto a tonnellaggio di merci trasportate su strada. Dispone degli aeroporti internazionali di Venezia-Tessera (al terzo posto in Italia, dopo quelli di Roma e Milano) e di Verona-Villafranca, nonché di quello, più modesto, di Treviso-Sant'Angelo.
Anche il sistema bancario e finanziario, di tradizione antica e legato strettamente all'attività commerciale, è adeguato all'insieme delle attività economiche. Venezia, Padova e Verona ospitano la maggior parte degli istituti bancari, finanziari e assicurativi della regione.
Quanto al turismo, il Veneto supera qualsiasi altra regione, fornendo ben il 13,5% del fatturato nazionale. Venezia è visitata ogni anno da circa 10 milioni di turisti, cifra che è di per sé notevolmente rilevante, ma che diventa un primato eccezionale se si considera che la popolazione del centro storico è di soli 70.000 abitanti. Oltre che dal capoluogo regionale, nel Veneto il turismo trae forza dalla più celebre località delle Alpi italiane, Cortina d'Ampezzo, dalle frequentate stazioni balneari della costa (Jesolo, Chioggia, Lido di Venezia), dai centri di villeggiatura del lago di Garda, ottimamente attrezzati, da celebri città (Verona, Vicenza, Padova, Treviso) e da centri termali famosi (Abano Terme, in provincia di Padova).
Storia
Preistoria ed età romana
In epoca preistorica, al popolamento delle etnie celtiche, liguri e retiche, nella parte pianeggiante dell'attuale regione, si sostituì quello dei veneti, genti di origine illirica che emigrarono in Italia in epoca imprecisata, compresa tra l'età del Bronzo e l'età del Ferro. Come accadde ad altre aree della penisola, fu la conquista romana, e in particolare la riforma amministrativa di Augusto, a imprimere un'identità regionale entro la quale si modellarono alcuni tratti peculiari. Il Veneto, insieme con l'Istria, fece parte della Regio X dell'ordinamento augusteo. La colonizzazione romana della pianura non fu né l'unico né il principale elemento che incise sugli assetti economici della regione. Essa trasse beneficio anche dalla presenza della città di Aquileia, fondata nel 181 a.C., che fu per molto tempo un avamposto militare sulla linea di confine, e quindi, con lo spostamento a est della frontiera, divenne un centro commerciale di prim'ordine grazie al ruolo di mediazione svolto tra l'Italia e l'area danubiana.
Alla penetrazione romana nell'area alpina, contrastata dall'ostilità delle genti retiche che vi dimoravano, diede impulso la vittoria di Druso sui reti del 15 a.C. Si può affermare che a quella data tutto il Veneto, fino all'Istria, aveva assunto una forma politica unitaria, che ne faceva una terra di colonizzazione, ma al tempo stesso era una zona di confine e uno snodo degli assi stradali che convergevano nella regione, come la Via Anicia, che si innestava sulla Flaminia presso Ravenna, la Claudia Augusta, diretta verso il Norico, e la Postumia, importante strada che da Verona raggiunse inizialmente Tergeste (Trieste) e poi fu fatta proseguire verso le province illiriche.
Dopo l'editto con cui Costantino nel 313 d.C. concesse la libertà di culto, Aquileia cominciò a esercitare un'influenza decisiva perché, sfruttando la sua posizione di centro cosmopolita collegato con il mondo danubiano, divenne il punto di irradiazione del cristianesimo, che nella città veneta aveva organizzato la sede di un episcopato divenuto via via più esteso e influente.
La dominazione veneziana
La distruzione di Aquileia, operata da Attila nel 452, costrinse alla fuga numerosi gruppi di profughi, i cui percorsi tracciarono una nuova geografia dell'insediamento della civiltà romana e del cristianesimo: si suppone, ad esempio, che la nascita di Venezia derivi dall'immigrazione nella laguna di popolazioni fuggite dalle vicine province della terraferma (anche se studi recenti sostengono che questa zona fosse già popolata in precedenza). Proprio dalla crescita economica e politica dell'insediamento lagunare il Veneto ricevette le impronte lasciate dalla lunga storia che va dalla rinascita dell'impero romano d'Occidente all'età napoleonica, e che è profondamente connessa con le vicende della Repubblica di Venezia.
In particolare, sono due la date-chiave della storia del Veneto: l'810, quando Carlo Magno riconobbe l'autorità del doge di Venezia, e il 1797, anno del trattato di Campoformio, con il quale Napoleone cancellò dalla storia la Repubblica di Venezia cedendola all'Austria.
Il Veneto divenne uno stato repubblicano solo alla fine del XV secolo, periodo in cui Venezia spostò il nucleo dei suoi interessi verso l'entroterra. La regione conobbe, e in alcuni periodi patì, i vincoli di un regime repubblicano e aristocratico che rifletteva la netta e impermeabile chiusura della classe dirigente di Venezia, e la sua identificazione pressoché totale con lo Stato. Né ceti nuovi, né gruppi di spicco provenienti dalle province venete riuscirono a inserirsi nell'edificio istituzionale congegnato a misura dei patrizi di Venezia. Le aristocrazie venete si chiusero in una dimensione provinciale, vissuta anche in termini di competizione con la capitale, soprattutto laddove la ricchezza economica, legata sia ai commerci sia al capitalismo agrario che si stava formando nelle terre di pianura, si accompagnava a tradizioni culturali di rilievo, come nelle città di Verona e di Padova. Quest'ultima fu sede di una delle più prestigiose università europee.
Dopo Napoleone
L'unità territoriale che Venezia garantì al Veneto per molti secoli fu cancellata dall'ordinamento attuato nell'età napoleonica (Repubblica Cisalpina e Regno d'Italia), ma riemerse nuovamente con il Congresso di Vienna, allorché la regione fu associata alla Lombardia nel regno Lombardo-Veneto.
Negli anni della Restaurazione alcuni nuclei di patrioti si organizzarono clandestinamente in diverse città del Veneto e vennero allo scoperto durante il periodo rivoluzionario del 1848-49, segnato dagli episodi che sono stati cruciali per la storia del Risorgimento italiano, quali la proclamazione della Repubblica di San Marco da parte dei mazziniani e strenuamente difesa da Manin e Garibaldi fino alla capitolazione, e l'insurrezione di Brescia del 1849 (vedi Dieci giornate di Brescia).
Dopo la terza guerra d'indipendenza (1866) il Veneto si inserì nello stato italiano. L'economia dell'area di pianura avvertì le grandi trasformazioni di fine Ottocento e inizio Novecento indotte dall'espandersi del capitalismo.
Un effetto fu l'espulsione dalle campagne di migliaia di contadini, fenomeno che alimentò ondate migratorie dirette nelle zone nordoccidentali dell'Italia o all'estero, soprattutto in America.
Teatro delle vicende belliche della prima guerra mondiale, il Veneto ne uscì indebolito nelle sue strutture produttive, così che ancora una volta l'emigrazione divenne la valvola di sfogo di un'economia che stentava a riprendersi. L'ultima ondata migratoria si verificò negli anni Cinquanta e Sessanta, periodo nel quale si avviò un originale e intenso processo di espansione imperniato sul nesso tra la dimensione familiare dell'impresa e la sua propensione a inserirsi nei circuiti internazionali; i risultati conseguiti, per molti aspetti eccezionali, hanno radicalmente mutato la struttura economica e sociale della regione, rendendola un polo di sviluppo economico rilevante.
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