Riassunto sull'Impero di Costantino

Chi era Costantino, imperatore romano vissuto nel IV secolo dopo Cristo. Storia e riassunto dei fatti avvenuti sotto il suo impero

Riassunto sull'Impero di Costantino
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Costantino: riassunto

Costantino I, imperatore romano vissuto nel IV secolo d.C.
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Dopo l’abdicazione divennero Augusti Costanzo Cloro in Occidente e Galerio in Oriente, con una superiorità riconosciuta al primo.

Con la morte di Costanzo Cloro, scoppiò una crisi: l’esercito in Britannia proclamò allora imperatore Costantino, mentre, a Roma, Massenzio si autoproclamò imperatore.

Nel 311 morì Galerio. Il suo posto, dopo due anni di conflitti, fu preso da Licinio, alleato di Costantino.

La battaglia decisiva per il controllo dell’Occidente ebbe luogo alle porte di Roma, al ponte Milvio, nel 312, e si risolse in una vittoria decisiva di Costantino, che si impadronì di Roma e dell’Italia.

Prima della battaglia Costantino però fece aggiungere alle insegne del suo esercito il monogramma cristiano. In quel periodo, infatti, il cristianesimo era professato circa dal 10% dei sudditi dell’impero e il paganesimo godeva di molto seguito nella burocrazia imperiale e nell’esercito.

Costantino governò in base a una visione politica energica e determinata, non da adepto di una religione; tuttavia è certo che la conversione indirizzò la sua politica.

L'Editto di Costantino

Nel 313 Costantino e Licinio emanarono un editto nel quale ponevano fine a qualsiasi persecuzione e affermavano la tolleranza nei confronti di tutte le religioni, compresa quella cristiana.

L’Editto di Milano pose la premessa per un nuovo ruolo della Chiesa cristiana nell’impero.

Ai cristiani fu consentito di ricostruire le chiese e furono restituiti i beni confiscati.

La chiesa e il clero ebbero una posizione di privilegio. La Chiesa ebbe anche una nuova funzione giurisdizionale: i contendenti di un processo potevano accordarsi per richiedere il giudizio di un vescovo.

Costantino avviò anche la costituzione a Roma dei primi grandi edifici per il culto cristiano, le basiliche di San Giovanni in Laterano e di San Pietro.

Lasciata Roma, Costantino stabilì la sua sede prima a Milano, poi a Treviri e in varie città della penisola balcanica. L’impero era ormai diviso fra Costantino e Licinio, ma l’accordo non durò.

Dopo un conflitto nel 314, i contrasti si raccesero, aggravati dall’atteggiamento ostile contro il cristianesimo di Licinio.

Costantino sconfisse Licinio a Sirmio nel 316.

Infine vinse nel 324 due battaglie decisive e riunificò l’impero nelle sue mani.

Costantino stabilì di fondare una nuova capitale imperiale a Bisanzio. In poco tempo venne costruito il nuovo centro urbano, che prese il nome di Costantinopoli.

Nel 330 la nuova capitale era completata: questa data segna un passaggio importante, perché Roma cessò di esistere come centro politico dell’impero.

Età costantiniana fra innovazione e restaurazione

La concezione che Costantino aveva del potere era assolutistica, ma con una forte presenza di elementi religiosi.

Anche se non impose la religione cristiana, Costantino si circondò di collaboratori cristiani senza rinunciare ad ammettere le forme tradizionali del culto imperiale. Senza trasformare il cristianesimo in religione ufficiale, egli ottenne l’esplicito appoggio della Chiesa al suo sistema di potere e, pur riconoscendo l’autonomia della Chiesa nel mondo religioso, mostrò con chiarezza la sua intenzione d’intervenire nelle questioni ecclesiastiche.

L'introduzione del Cristianesimo

A mano a mano che l’influenza della Chiesa cresceva e la sua struttura gerarchica si consolidava, emersero però i vari contrasti fra le diverse pozioni dottrinali.

Un grande conflitto si accese ad Alessandria sul tema della nascita di Cristo e del rapporto fra Dio Padre e il Figlio.

La dottrina cristiana, con a capo Atanasio, affermava che Gesù Cristo partecipa della stessa sostanza del padre, essendo anche lui, eterno e non creato.

La dottrina ariana, più facile da capire e capeggiata da Ario, riteneva invece che Cristo fosse subordinato a Dio, in quanto da lui creato dal nulla.

Si trattava quindi di una questione delicata: per risolverla Costantino convocò a Nicea un concilio che si chiuse con la condanna della dottrina ariana, che venne considerata eretica.

Anche dopo il concilio la dottrina ariana mantenne la sua popolarità ad oriente con l’appoggio dei successori di Costantino. Il successo dell’arianesimo ebbe anche un’altra conseguenza importante. Nel 341 il vescovo goto Ulfila, ariano, venne inviato a diffondere il cristianesimo presso i Visigoti.

Azioni militari

Costantino contemplò il lavoro di riorganizzazione amministrativa iniziato con la tetrarchia. I prefetti al pretorio divennero una sorta di viceré. Nell’amministrazione centrale dell’impero fu contemplato il lavoro di costruzione di uffici centrali che si occupavano della preparazione delle costituzioni imperiali.

Durante l’impero di Costantino la situazione lungo i confini rimase relativamente calma. Alle truppe stanziate nelle regioni di frontiera (limitanei) sempre più spesso venivano concessi appezzamenti di terreno da coltivare.

Consolidò l’esercito in una specie di milizia territoriale composta da contadini.

Economia e società

Monete dell'età costantiniana
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L’azione di Costantino nel campo economico e sociale fu innovativo ma si rilevò devastante per le fasce più deboli della popolazione.

L’imperatore rinunciò a ristabilire per legge un rapporto fisso di valore fra moneta di rame argentato e quella d’oro o d’argento poiché i provvedimenti dei suoi predecessori avevano in pratica fatto sparire le monete buone dal mercato.

Costantino prese atto della situazione e lasciò che il prezzo dell’oro salisse liberamente: questo favorì i ricchi ed ebbe anche l’effetto di dare nuova vita ai commerci.

Al posto del denaro d’argento, Costantino coniò una nuova moneta d’oro, il solidus (questo provvedimento rivitalizzò l’economia monetaria).

L’effetto negativo fu una rapidissima crescita per chi pagava con una moneta di rame: i prezzi salirono di decine di migliaia di volte e questo fece crescere enormemente la distanza fra ricchi e poveri.

La pressione fiscale era enorme, per coprire necessità dell’apparato militare e amministrativo. Le tasse dovettero essere pagate in solidi; questo allora aggravò ancora di più le condizioni delle fasce deboli della popolazione.

La struttura piramidale della società si accentuò sempre più ed era sempre più difficile passare da una condizione all’altra.

La società dell’impero assomigliava a un sistema di caste alle quali si apparteneva per nascita.

Al vertice della società si trovava la ristretta èlite dei grandi proprietari terrieri e la Chiesa. Sul gradino più basso stavano gli humiliores e le masse contadine che sopravvivevano in uno stato di povertà sempre più drammatico.

I contadini impoveriti continuavano a lavorare nei campi e si legavano ai latifondisti, che diventavano i loro protettori davanti allo stato ma allo stesso tempo ne diventarono anche i padroni.

Ai padroni però non conveniva più avere molti schiavi che lavoravano, era meglio avere molti contadini che si trasformassero in servi della gleba. Alla progressiva scomparsa della schiavitù contribuì anche la diffusione del cristianesimo, che era contrario alla schiavitù anche se non ne chiese mai l’abolizione.

Con le riforme si creò un nuovo ceto sociale formato dai funzionari statali che costituivano la burocrazia dell’impero. L’ingresso nel ceto sociale era legata ad un circolo di favori personali e raccomandazioni. In questo periodo i casi di corruzione si moltiplicarono, tanto che si arrivò ad una specie di regolamentazione dell’acquisto delle cariche.

L’amministrazione accentuò gli aspetti tipici di uno stato di polizia, al cui interno operavano gli agentes in rebus (polizia segreta con il compito di controllare i funzionari) e gli agentes (passavano tra le province e raccoglievano informazioni sulle evasioni fiscali).

Gli imperatori del IV secolo

Costantino morì nel 337. Non lasciò chiare disposizioni per la successione e l’impero venne diviso fra i tre figli:

  • Costantino II
  • Costanzo II
  • Costante

anche se alla fine, nel 353, l’unico che rimase fu Costanzo II che nominò, il cugino Giuliano, Cesare d’occidente.

Giuliano

Giuliano dichiarò la tolleranza per la religione pagana, ma anche per tutte le tendenze eretiche cristiane e per gli ebrei; favorì i riti tradizionali e riaprì i templi pagani.

Nei suoi scritti polemizzò aspramente contro il Cristianesimo, soprattutto perché la sua battaglia non ebbe successo perché ormai il cristianesimo era troppo diffuso fra le masse e radicato anche negli strati colti della società.

Con la morte di Giuliano si estinse la dinastia costantiniana e si concluse l’ultimo tentativo di espansione imperiale in Oriente.

Teodosio
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I successori di Giuliano dovettero affrontare una crisi militare sul fronte danubiano che nel 377 si aggravò improvvisamente.

Gli unni nel corso del loro spostamento verso occidente avevano attraversato il Volga, sconfitto i Goti dell’est e dell’ovest verso il Danubio.

Lo storico Ammiano Marcellino (principale fonte) ha lasciato una trascrizione degli unni da cui traspare quanto fosse difficile per un romano quanto fosse difficile capire le abitudini dei nomadi delle steppe.

Ammiano descrive le abitudini di questo popolo nomade, che non coltiva la terra, viveva a cavallo. Dalle fonti cinesi dell’epoca invece abbiamo informazioni più clementi nei confronti degli Unni.

Valente, Teodosio e Graziano

La stravolgente pressione dell’avanzata unna era di competenza di Valente che decise di stanziare i Goti dentro i confini dell’impero.

La popolazione delle province era ostile e i barbari reagirono con violenta razzia. Valente decise di dare battaglia e ad Adrianopoli, nel 378, viene sconfitto e ucciso.

L’altro imperatore, giovane e inesperto Graziano, nel 380 nominò come nuovo imperatore d’oriente un generale spagnolo, Teodosio.

Nel 382 Teodosio fece un accordo con il capo barbaro Fritigerno. Ai Goti vennero assegnate terre nell’Illirico nelle quali potevano insediarsi come popolazione autonoma.

In occidente l’impero rimase nelle mani di Graziano, che aveva Milano per capitale. La chiesa milanese era retta, dal 374, dall’energico vescovo Ambrogio che si battè vigorosamente contro le manifestazioni del paganesimo.

L’imperatore Graziano avviò una politica fortemente antipagana, tanto che rifiutò di assumere la tradizionale carica di pontefice massimo. Questo era il simbolo più alto del paganesimo infatti la disputa sull’altare della Vittoria fu l’estremo tentativo del paganesimo di salvaguardare la propria posizione nel mondo politico dell’impero ormai divenuto cristiano.

Teodosio era un cristiano e nel 380 promulgò un editto (l’Editto di Tessalonica) con il quale la religione cristiana veniva dichiarata religione ufficiale dell’impero. In seguito, nel 392, Teodosio emanò altri due editti, per proibire i sacrifici e il culto pagano. Fu una svolta decisiva rispetto alla politica di Costantino: da religione favorita, il cristianesimo diventa l’unica religione autorizzata.

Teodosio combattè a lungo in occidente contro usurpatori e rivali; rimasto unico imperatore nel 394, stabilì la sua corte a Milano, dove morì nel 395. L’impero fu diviso fra i due figli, Onorio in Occidente e Arcadio in Oriente, in entrambe le parti dell’impero la società era ormai largamente cristianizzata, sia in campagna sia nelle città.

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