Riassunto capitoli 29 e 30 de I Promessi Sposi | Video
Video riassunto capitoli 29 e 30 Promessi Sposi: Agnese, Perpetua e don Abbondio sfuggono ai lanzichenecchi riparandosi nel castello dell'Innominato
Indice
I promessi sposi, capitoli 29 e 30: video riassunto
Riassunto
I capitoli 29 e 30 de I promessi sposi sono quelli in cui per un attimo torniamo nel villaggio per scoprire cosa sta succedendo a don Abbondio, Perpetua ed Agnese.
La narrazione si apre con il parroco che è molto preoccupato per l’arrivo dei Lanzichenecchi. Perpetua non riesce a calmarlo, e don Abbondio si affaccia alle finestre della propria casa cercando di fermare tutti i paesani e convincerli ad aiutarlo. Nessuno però lo ascolta.
Per fortuna però poi sopraggiunge Agnese, che riesce a convincerlo a mettersi in viaggio con lei per raggiungere il castello dell’Innominato, convinta che così lì troveranno protezione. Durante il viaggio però l’unica ad essere disposta bene nei confronti di questo cambiamento è Perpetua. I pensieri che invece occupano la mente di Agnese sono più tristi: la donna è infatti molto preoccupata perché non è riuscita ad incontrare sua figlia.
Anche don Abbondio è molto preoccupato, ma per motivi decisamente meno nobili. Egli infatti non crede nella conversione dell’Innominato ed è spaventato all’idea di raggiungerlo.
Il terzetto, prima di salire al castello si ferma a casa del sarto e qui, durante il pranzo, parla soprattutto della conversione dell’Innominato e di tutto il bene che l’uomo ha iniziato a fare da quando la sua vita è cambiata così profondamente.
Nel capitolo successivo vediamo i tre raggiungere finalmente il castello e trovare all’osteria della Malanotte e anche all’inizio della vallata un gruppo armato che sta difendendo l’intera zona. L’Innominato infatti, nei successivi 23 o 24 giorni tenterà il più possibile di difendere tutti i poveri che ha accolto all’interno del proprio castello, combattendo anche di persona.
Anche Agnese e anche Perpetua cercano di aiutare come possono in questa situazione di emergenza. L'unico a non fare assolutamente niente è proprio don Abbondio, che passa il tempo a lamentarsi e a chiedersi se effettivamente la conversione dell’Innominato sia reale e definitiva oppure no. Fortunatamente però la storia volge diversamente: i lanzichenecchi si dirigono verso Mantova.
Pian piano così tutti i bisognosi iniziano ad abbandonare il castello. Gli ultimi a farlo sono appunto i nostri tre protagonisti, a causa della paura di don Abbondio.
Quando finalmente arriva il momento di partire, l’Innominato dà ad Agnese un corredo di lenzuola e qualche soldo. I problemi però non sono affatto finiti, perché al ritorno a casa un’amara sorpresa aspetta don Abbondio e Perpetua: la loro casa è stata completamente saccheggiata e anche il gruzzolo che avevano nascosto nell’orto è stato trovato e portato via.
Una discussione abbastanza animata tra i due conclude il capitolo di cui dobbiamo ricordare alcuni passaggi fondamentali.
Analisi
Nonostante in maniera evidente la narrazione non comporti alcun tipo di sviluppo all’interno della vicenda principale tra Renzo e Lucia, i due capitoli sono comunque molto importanti, perché permettono a Manzoni di portare avanti una buona fetta delle sue fondamentali intenzioni riguardanti questo libro.
Infatti Manzoni ha sempre un fine etico e un fine politico, e riguardo a questo ci dice molto attraverso il modo in cui parla dei tre personaggi principali.
Infatti abbiamo:
- Don Abbondio, che non solo qui ha il suo ultimo exploit a livello comico come personaggio di cui ironicamente Manzoni si prende gioco, ma si conferma come un personaggio mediocre, che non crede neanche nella conversione degli altri, e quindi un personaggio da criticare
- Il sarto, anch’egli non esente da qualche critica, perché il suo essere così attaccato al mondo letterario e il suo non usare la propria conoscenza per poter aiutare gli altri, lo porta ad essere un uomo chiuso, che in un certo senso si estrania persino dalle situazioni di emergenza e dalla guerra
- L’Innominato, che è effettivamente l’unico personaggio positivo, perché incarna il potente servitore per eccellenza. Egli si mette totalmente a disposizione del popolo per poterlo difendere, e quella che combatte è una guerra giusta. Manzoni, pur disprezzando le guerre, quelle che fanno i potenti per poter allargare il proprio dominio, ritiene la guerra dell’Innominato una guerra che serve semplicemente per difendere gli umili e gli indifesi, ed è quindi un concetto completamente diverso.
La peste
E così, con questi due capitoli di passaggio, prima di lasciarci all’evoluzione della storia, Manzoni ci introduce le disgrazie che verranno.
Infatti, nel modo di raccontare il modo in cui barbaricamente i lanzichenecchi hanno distrutto il villaggio, Manzoni ci dice che questi sì, sono effettivamente dei panorami tristi, ma ciò che verrà sarà ancora più triste, perché ciò che verrà sarà la peste.
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