Sintesi, analisi e commento di Ciàula scopre la luna di Pirandello

Ciàula scopre la luna è una novella di Luigi Pirandello. Sintesi, analisi, commento e collegamenti con il pensiero dell'autore

Sintesi, analisi e commento di Ciàula scopre la luna di Pirandello
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Ciàula scopre la luna: sintesi

Riassunto, analisi e commento di Ciàula scopre la luna di Pirandello
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Ciàula scopre la Luna è una novella scritta da Luigi Pirandello nel 1907, appartiene alla raccolta “Novelle per un anno” e tratta della storia di un giovane cavatore di zolfo siciliano che viene letteralmente abbagliato dalla luce della luna, che per i lunghi trent’anni della sua vita aveva data per scontato.

Il protagonista della novella è chiamato Ciàula, dal dialetto siciliano “cornacchia”, a causa della sua abitudine di ripetere continuamente il verso dell’animale.

Ciàula è un caruso di circa trent’anni con dei problemi mentali che lo rendono preda delle percosse e dei soprusi dei suoi compagni minatori.

Una sera il capo della miniera, Cacciagallina, insoddisfatto del lavoro prodotto in giornata, forza i suoi dipendenti a continuare durante la notte convincendone soltanto due, il veterano Zi’ Scarda e Ciàula.

La narrazione si blocca per un istante e l’autore si concentra sulla descrizione del vecchio lavoratore, che inizia nel delineare la sua strana immagine mentre piega la testa e storce il labbro e si conclude con la spiegazione del suo fare e della storia dello scoppio della mina che oltre al suo occhio gli aveva sottratto anche il figlio per il quale ancora piangeva e raccoglieva le lacrime che derivavano dalla sua perdita, suscitando dapprima una sensazione comica nel lettore seguita poi da una riflessione amara, caratteristica dell'umorismo pirandelliano.

Zi’ Scarda prosegue il suo lavoro aiutato da Ciàula che aveva il compito di trasportare il pesante carico di blocchi di zolfo fin sopra alle gallerie, nel buio della notte, all’aperto. Ciò lo induce a pensare a cosa lo avrebbe aspettato al di fuori dei cunicoli della miniera e assalito dalla paura del buio più assoluto e dal profondo senso di vuoto dell’ambiente circostante riesce a terminare la salita, stremato.

In realtà il buio in sé non lo aveva mai terrorizzato, essendo abituato a vagare a tentoni nel mezzo delle viscere della cava, più grazie alla memoria che alla vista. Esisteva però un episodio importante che lo aveva segnato sin da piccolo, condizionando la sua capacità di uscire allo scoperto nella notte: lo scoppio assordante di una mina che aveva mutilato il suo compare lo aveva fatto fuggire e rifugiare in un antro segreto al buio. Perdendo la cognizione del tempo rimase in quel posto forse per minuti, forse per ore, forse per giorni.

Terminata dunque la scarpata e abbandonato il pesante carico ai suoi piedi Ciàula rimane sul margine dell’entrata e alzando lo sguardo al cielo stellato, rimane sconcertato nell’ammirare un fenomeno inatteso: il paesaggio notturno magico, pervaso da un’aura argentea emanata dall’intensa luce della luna che, come in una visione teofanica, permeava tutta la natura intorno a lui.

Ciàula scopre la luna: analisi

A livello sintattico il componimento è piuttosto semplice e scorrevole; scritto nei primi anni del Novecento, il lessico è molto simile all’italiano contemporaneo, eccezione fatta per alcuni termini in dialetto siciliano adeguatamente riportati in corsivo.

A livello contenutistico la novella può essere messa a confronto con altre due grandi opere di autori italiani: il verista Giovanni Verga del XX secolo e il decadentista Gabriele D’Annunzio a lui contemporaneo.

Ciàula scopre la luna e Rosso malpelo

Come già riportato nelle prime righe, l’opera può sembrare una ripresa nei temi affrontati nella famosa novella “Rosso Malpelo” di Giovanni Verga, per via delle ambientazioni, del contesto sociale, dei personaggi e la storia stessa. Allo stesso tempo però appare molto diverso lo stile con cui le opere sono state scritte, infatti: nell’opera verista il racconto è del tutto oggettivo, privo di considerazioni e narrato dal punto di vista interno alla vicenda, e al contempo diverso da quello dei protagonisti; mentre In Ciàula scopre la luna, nonostante l’incipit verista, lo scrittore si perde tra i diversi caratteri e personaggi, immedesimandosi in essi, lasciando libero sfogo ai loro pensieri, descrivendo le situazioni che devono affrontare, come si può notare nel momento della risalita dalla miniera di Ciàula.

Differenti sono anche i due personaggi principali: Rosso Malpelo viene descritto come un ragazzo che ha sviluppato le proprie caratteristiche e la propria personalità a causa della pressione e delle angherie subite e nonostante ciò, sviluppa anche una propria filosofia di vita, diventando in questo modo un personaggio altamente intellettuale e in grado di prendere coscienza delle sue azioni; al contrario Ciàula non è altro che un povero sventurato afflitto da una minorità mentale che non gli permette di elaborare pensieri articolati su ciò che lo circonda e sul suo agire. Ciàula vive una vita fatta di istinto, ed è per questo che il racconto di Pirandello non ha nessun esito di denuncia sociale, ma è solo un mezzo per trattare un’altra tematica simbolica che è quella della rinascita, come si può notare dalle diverse espressioni utilizzate nelle ultime scene della vicenda, quando più volte la montagna viene descritta come madre, le sue gallerie come il ventre e Ciàula come il bambino nascituro.

Ciàula scopre la luna: conclusione

La conclusione della storia invece rimanda a tutt’altro genere e un altro autore, il decadentismo di D’Annunzio. Ciò a causa della descrizione della luce lunare come aurea argentea che richiama il “viso di perla” e le altre brezze descritte nelle liriche contenute nell’Alcyone dall’esteta, ma nuovamente anche in questo secondo parallelismo è possibile riscontrare un ulteriore simbolismo dovuto all’apparizione teofanica della Luna, che simboleggia la divinità egizia Iside che secondo la mitologia presiedeva alla risurrezione, svincolando la novella dal piano reale e oggettivo e proiettandola in un piano panico e astratto.

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