Regno di Napoli: storia, cronologia e protagonisti

Storia, cronologia e protagonisti del Regno di Napoli, il territorio che comprendeva il meridione d'Italia fondato nel 1285 ed esistito dal XIV al XIX secolo.
Regno di Napoli: storia, cronologia e protagonisti
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1Nascita del Regno di Napoli: la pace di Caltabellotta e gli Angioini

Ingresso trionfale a Napoli di Alfonso V d'Aragona, 1442
Ingresso trionfale a Napoli di Alfonso V d'Aragona, 1442 — Fonte: getty-images

Il regno di Napoli si distinse come entità autonoma dalla Sicilia a partire dalla fine del XIV secolo. Dopo circa vent’anni di guerra e con la pace di Caltabellotta del 1302 l’Italia meridionale venne spartita tra gli Aragonesi, dinastia nobile proveniente dalla Spagna, e gli Angioini, una casata nobiliare di origine francese. I primi avrebbero governato sulla Sicilia, i secondi sull’Italia meridionale continentale. Gli Angioini governarono sul Regno di Napoli, un territorio molto vasto, esteso dall’Abruzzo fino alla Calabria, sino alla metà del XV secolo. 

2Gli Aragonesi e la congiura dei baroni (1485)

Re Alfonso V d'Aragona, detto Il Magnanimo
Re Alfonso V d'Aragona, detto Il Magnanimo — Fonte: getty-images

Gli Aragonesi riuscirono a subentrare agli Angioini grazie al re di Sicilia, Alfonso V, detto il Magnanimo che, alleatosi con Milano, conquistò il regno di Napoli nel 1442 e a unificare così i territori insulari e continentali dell’Italia meridionale. Alfonso d’Aragona era un protettore delle arti e durante il suo regno Napoli divenne un polo culturale di primissimo piano.  

Le politiche culturali che avevano dato lustro alla città, furono portate avanti anche dal figlio di Alfonso, Ferdinando I d’Aragona, detto Ferrante. Questo sovrano, re del Regno di Napoli dal 1458, si trovò a fronteggiare una situazione particolarmente complessa.  

Nell’Italia meridionale avevano acquisito molto potere i grandi feudatari, proprietari terrieri particolarmente ricchi che, nel 1485, si sollevarono contro il potere degli aragonesi. Tale insurrezione, conosciuta con il nome di congiura dei baroni, esplose nel 1485. La sollevazione mise in luce sia la forza di questa classe sociale, sia la debolezza del potere centrale. Tuttavia, tra il 1485 e il 1486, la congiura dei baroni fu repressa duramente da Ferdinando d’Aragona

Il potere dei grandi feudatari, per quanto in un primo contenuto, continuò a essere un contraltare del potere centrale e a costituire un tratto di instabilità interna, nonché all’origine delle difficili condizioni di vita dei contadini nelle campagne. 

3Le mire francesi e spagnole sul Meridione

Le guerre d’Italia che caratterizzarono la storia della penisola tra la fine del XV secolo e i primi decenni del XVI secolo videro contrapposte le grandi monarchie francesi e spagnole. I due Stati erano interessati a estendere il loro controllo sugli stati italiani

Nel 1491, il re di Francia Carlo VIII espresse l’intenzione di rivendicare, attraverso il suo legame con la casa d’Angiò, il diritto alla successione sul Regno di Napoli. Nel 1494 Carlo VIII fece un passo ulteriore: organizzò una spedizione che era volta a condurlo fin nel Meridione dell’Italia, a Napoli. Nel settembre 1494 Carlo VIII partì e percorse tutta la penisola italiana, entrando a Napoli nel febbraio dell’anno successo. Carlo VIII occupò la città e Ferdinando II d’Aragona fu costretto ad abbandonare Napoli.  

Entrata di Carlo VIII a Napoli il 12 maggio 1495
Entrata di Carlo VIII a Napoli il 12 maggio 1495 — Fonte: ansa

A fronte di tale iniziativa, gli stati italiani si unirono in una coalizione antifrancese, sostenuta anche da Massimiliano d’Asburgo e dalla corona spagnola. Carlo VIII venne isolato e fu costretto a tornare in patria. Ferdinando d’Aragona tornò a governare sulla città, per quanto ormai fosse visibile la sua dipendenza dalla Spagna. 

Negli anni successivi, la Francia tentò di nuovo di impossessarsi del Meridione italiano, ma la Spagna non fece attendere la sua reazione. Dopo la battaglia del Garigliano del 1503 e l’armistizio di Lione del 1503, le aree di competenza furono definite e la Francia dovette rinunciare alla prospettiva di dominare sul Regno di Napoli, passato sotto il controllo della Spagna. 

Tale egemonia fu ulteriormente confermata dopo un altro lungo periodo di guerre con la pace di Cateau-Cambrésis del 1559. Con tale pace, la Spagna ebbe infatti riconosciuta il controllo dell’Italia meridionale. Questa monarchia deteneva ormai un controllo diretto su importanti territori dell’Italia: non solo Napoli, ma anche lo Stato dei Presidi (corrispondente a una serie di località toscane bagnate dal Mar Tirreno), la Sardegna, la Sicilia, il Ducato di Milano.  

4La rivolta di Masaniello

Ritratto di Tommaso Aniello, detto Masaniello, pescivendolo capo della rivolta contro il dominio della Spagna asburgica a Napoli. Dipinto attribuito a Onofrio Palumbo
Ritratto di Tommaso Aniello, detto Masaniello, pescivendolo capo della rivolta contro il dominio della Spagna asburgica a Napoli. Dipinto attribuito a Onofrio Palumbo — Fonte: getty-images

La Spagna adottò verso i territori da essa controllati una politica fiscale durissima. Per sostenere le spese di una monarchia in costante espansione e coinvolta in conflitti di portata internazionale, come, ad esempio, la guerra dei trent’anni che infiammò l’Europa tra il 1618 e il 1648, la Spagna utilizzò i territori di nuova acquisizione come luoghi dai quali attingere risorse e denaro

Durante il Seicento, un secolo di crisi economica, a essere il più colpito era il Regno di Napoli, amministrato dagli spagnoli tramite dei viceré. Le difficili condizioni di vita dei sudditi del regno di Napoli fecero sì che a metà del XVII esplodesse una rivolta. 

Masaniello a Napoli
Masaniello a Napoli — Fonte: istock

A seguito dell’imposizione di una nuova tassa sulla frutta, il giovane pescivendolo Tommaso Aniello, conosciuto come Masaniello, diede il via a un’insurrezione il 7 luglio 1647. Accanto a lui vi era il politico Giulio Genoino. La ribellione fu trasversale: si unirono ai ceti popolari anche le classi medie e si estese anche nelle campagne. Masaniello venne ucciso dopo una decina di giorni dall’inizio dell’insurrezione. A guidare la rivolta vi fu allora Gennaro Annese. La rivolta, chiaramente di segno antispagnolo, era sfociata nella fondazione di una Repubblica. Tuttavia, nell’aprile del 1648 anche questa esperienza ebbe fine. La Repubblica venne soppressa e la rivolta venne soffocata nel sangue dalle autorità spagnole.  

5Dagli Asburgo ai Borbone

Carlo III di Borbone
Carlo III di Borbone — Fonte: getty-images

Le conseguenze della guerra di successione spagnola (1702-1713) furono importanti anche sul territorio dell’Italia e in particolare per il Regno di Napoli. Infatti, il conflitto segnò la fine del controllo e dell’egemonia spagnola sull’Italia

Il Regno di Napoli, e con esso anche la Lombardia, Mantova, la Sardegna e lo Stato dei presidi passarono alla casata degli Asburgo. Per circa venti anni, fino al 1734, furono dunque gli Asburgo a dominare questo territorio dell’Italia meridionale. 

Nel 1734 Carlo di Borbone instaurò a Napoli la dinastia borbonica. In seguito alla guerra di successione polacca, gli spagnoli conquistarono il regno di Napoli e il regno di Sicilia tra il 1734 e il 1735. Carlo venne riconosciuto re solo nel 1738 dal Trattato di Vienna, a patto di cedere i suoi restanti territori italiani, la città di Parma e la Toscana.  

Durante il suo regno, durato tra il 1734 e il 1759, Carlo di Borbone preferì delegare spesso le funzioni di governo ad alti dignitari e fu fortemente influenzato dal pensiero illuminista.  

Nel 1759 divenne re di Spagna col nome di Carlo III, lasciando sul trono di Napoli il figlio Ferdinando, di soli otto anni. La reggenza venne affidata al ministro Bernardo Tanucci, che la mantenne fino al 1776.  

Nonostante la sensibilità di Carlo e del Tanucci per il vivace illuminismo meridionale, le riforme realizzate furono esigue. Durante la reggenza venne istituito un catasto onciario e una Giunta di commercio per facilitare lo sviluppo dell’economia del regno, ma l’attività riformatrice venne ostacolata dalla tenace opposizione dell’aristocrazia e del clero.  

6Da Ferdinando IV a Ferdinando I

Ritratto equestre di Gioacchino Murat: generale francese, re di Napoli e maresciallo di Francia. Olio su tela di Antoine-Jean Gros
Ritratto equestre di Gioacchino Murat: generale francese, re di Napoli e maresciallo di Francia. Olio su tela di Antoine-Jean Gros — Fonte: getty-images

Nel 1776 Ferdinando IV assunse pienamente il potere. Su di lui era forte l’ascendente della moglie Maria Carolina d’Austria che lo indirizzò in due direzioni: all’esterno, a distaccarsi dalla Spagna, all’interno in direzione di una politica riformatrice ancora più marcata.   

Le alleanze internazionali strette in corrispondenza dell’ascesa di Napoleone lo schierarono contro la Francia e segnarono la momentanea fine del Regno di Napoli con il breve interludio della Repubblica del 1799.   

Ferdinando ritornò sul trono perseguendo una politica di dura repressione che gli alienò i consensi della parte più riformatrice del regno. Deposto da Napoleone nel 1806, Ferdinando si rifugiò nel regno di Sicilia, rimasto sotto la sua sovranità, mentre il regno di Napoli venne affidato prima a Giuseppe Bonaparte (1806-1808) e poi a Gioacchino Murat (1808-1815). 

La sconfitta di Napoleone prima e il Congresso di Vienna poi consentirono la restaurazione della sovranità sul regno di Napoli, avvenuta nel 1815.  

Dall’unificazione col regno di Sicilia, avvenuta nel dicembre del 1816, nacque infine il Regno delle Due Sicilie di cui il Borbone fu il primo sovrano col nome di Ferdinando I

    Domande & Risposte
  • Come nasce il Regno di Napoli?

    Nasce di fatto con la pace di Caltabellotta, un accordo firmato fra Federico II d'Aragona e Carlo di Valois.

  • Chi sono le due dinastie che si spartirono l’Italia meridionale?

    Angioini e Aragonesi.

  • Chi è stato Masaniello?

    Un giovane pescivendolo che fu a capo della rivolta napoletana nel 1647, contro il duro regime fiscale imposto dal governo spagnolo.