Realismo Magico: caratteristiche, protagonisti e opere
Indice
1Che cos’è il Realismo Magico?
Per Realismo Magico si intende specificatamente quella stagione dell’arte italiana, tra gli Anni Venti e Trenta del XX secolo, in cui si realizzarono opere figurative dal gusto neoclassico e déco inscenate in una realtà sospesa e misteriosa.
Quest’esperienza pittorica si inserisce nel più vasto contesto artistico europeo noto come Ritorno all’ordine, un movimento culturale di reazione alle tragedie della Prima guerra mondiale, in cui si abbandonarono le istanze estetiche delle Avanguardie storiche.
2Storia
2.1Precedenti e influenze
A porre le basi estetiche dei nuovi realismi in Europa fu il gruppo italiano di Valori Plastici. Gli esponenti furono Giorgio de Chirico (1888-1978), Carlo Carrà (1881-1966), Arturo Martini (1889-1947) e Giorgio Morandi (1890-1964), i quali promossero una pittura dalle forme e dai volumi ben definiti e distinti, immersi in atmosfere metafisiche e stranianti.
Nel 1923 a Milano si formò il gruppo Novecento, attorno alla figura di Margherita Sarfatti (1880-1961). Tra i tanti spiccano le figure di Mario Sironi (1885-1961), Achille Funi (1890-1972) e Felice Casorati (1883-1963). Per quanto fosse una corrente composita, gli artisti di Novecento si caratterizzano per uno stile arcaizzante, monumentale e celebrativo.
2.2Affermazione
Le opere che aprirono la strada alle sperimentazioni dei realisti magici furono: Le figlie di Lot (1919) di Carrà; Gli amanti (1920) di Martini; e Silvana Cenni (1922) di Casorati: per quanto differenti l’una dall’altra, queste condividono la ricerca di una realtà nitida e geometrica, tinta di attese e di suggestioni.
I percorsi dei due gruppi italiani, Valori Plastici e Novecento si incontrarono nel 1924, alla XIV edizione della Biennale di Venezia. Per quanto Sarfatti abbia tentato di promuovere la sua cerchia, da questa kermesse emergerà maggiormente che la corrente del Realismo Magico, come direzione pittorica più interessante e prevalente.
La pittura del Realismo Magico fu anche sostenuta dalla poetica dello scrittore Massimo Bontempelli (1878-1960), il quale sosteneva che l’artista dovesse dipingere la magia nella quotidianità delle persone. Esempi importanti di Realismo Magico in letteratura sono Dino Buzzati (1906-1972) e Gabriel Garcia Marquez (1927-2014).
I pittori considerati appartenenti al Realismo Magico che si affermarono in questi anni furono: Antonio Donghi (1897-1963), Cagnaccio di San Pietro (1897-1946), Ubaldo Oppi (1885-1961) ed Edita Broglio (1886-1977), tutti quanti già orbitanti attorno a Valori Plastici e/o Novecento.
2.3Diffusione
Se da una parte il Realismo Magico ebbe dei presupposti italiani, dall’altra i suoi sviluppi si devono ai contrappunti che le correnti realiste magiche europee fecero a quella italiana. Di particolare rilevanza furono i dialoghi e gli apporti della Neue Sachlickheit (Nuova Oggettività) tedesca.
Seppur con differenze di presupposti culturali e di obiettivi, la Nuova Oggettività contribuì a presentare opere che raffigurano un mondo cristallino, saldamente ancorato alla realtà, ma solo in apparenza, perché celano qualcosa di più profondo e misterioso.
La corrente realista magica emerge anche in altre zone del mondo: sia in Europa che in Unione Sovietica e negli Stati Uniti d’America: una complessiva riconquista dell’arte mimetica della realtà, ma ovviamente attraversata dai turbamenti esistenziali e ideali del Novecento.
3Caratteristiche
3.1Stile
La caratteristica inconfondibile del Realismo Magico è l’approccio mimetico al reale, inteso non come meccanica riproduzione naturalistica, bensì come composizione di una realtà artificiosa, dove la vita è congelata e avvolta in un alone di mistero.
Soprattutto per l’area italiana, dipingere figurativo significava attingere dalla tradizione pittorica e iconografica: lo scarto dalla maniera classicista avviene per il modo in cui gli elementi del quadro sono modellati a smalto dalla luce e dal colore, con dei toni quasi anti-naturalistici e stranianti.
3.2 Temi
I temi più rappresentati vanno dalla vita quotidiana, composta dai momenti e dagli atti più semplici e abituali, a ritratti, paesaggi e nature morte. Tuttavia, in questo encomio alla banalità e alla consuetudine, fanno la loro apparizione - o si insinuano - sensazioni di smarrimento, turbamento e contraddittorietà.
Le opere dei realisti magici italiani “fotografano” la realtà in cui versava l’Italia tra le due guerre: dalle scene con i braccianti a quelle con i borghesi, da quelle con gli ultimi a quelle con i più agiati. Gli artisti però riservarono un’attenzione particolare alle situazioni ordinarie, intime e private.
4Protagonisti
Una pittura anacronistica ma nostalgicamente affascinante è quella di Antonio Donghi (1897-1963): il suo carattere schivo e introverso lo si riscontra nel suo stile malinconico e appartato, ma comunque scrupoloso e solido. Carnevale (1923) e Gita in barca (1934) sono le sue opere più significative.
Natalino Bentivoglio Scarpa, in arte Cagnaccio di San Pietro (1897-1946), è il realista magico più ribelle e anticonformista del movimento. Il suo temperamento si trasmise anche nella sua pittura dallo stile dirompente e provocatorio. Alcuni dei suoi dipinti più celebri sono Dopo l’orgia (1928) e Randagio (1932).
Ubaldo Oppi (1885-1961) fu il realista magico che si concentrò sui rapporti tra gli uomini e le donne con la natura e sulla miseria della vita. Il tutto con uno stile quattrocentesco e primitivista tratteggiato da epicità e malinconia. I dipinti più importanti del pittore sono La giovane sposa (1922-1924) e Le Amiche (1924).
Pittrice dalle origini lettoni e una delle protagoniste di Valori Plastici, Edita Broglio (1886-1977) realizzò opere contraddistinte da scene rarefatte e limpide, che si basano su stilemi quattrocenteschi e metafisici. Esempi dei suoi lavori sono: Le scarpe (1920) e La merenduola (1923).