Il racconto nel Medioevo: caratteristiche e autori

Caratteristiche a eutori del racconto medievale. Storia del racconto nel Medioevo che ha la finalità di diffondere concetti e insegnamenti di carattere morale e religioso.
Il racconto nel Medioevo: caratteristiche e autori
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1Il racconto nel medioevo

Gruppo di trovatori medievali
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A differenza delle forme letterarie più articolate, come ad esempio i poemi epici del ciclo bretone o quello di natura religiosa come la Commedia di Dante, o anche delle esperienze poetiche dei trovatori, il racconto non fiorisce dopo il Mille ma è presente nella cultura europea sin dall’Alto medioevo; questo accade perché il racconto ha spesso finalità didascaliche, cioè ha il compito di diffondere attraverso storie brevi ed esemplari concetti e insegnamenti di tipo morale e religioso

in questo senso il racconto si pone come una forma comunicativa di successo, in grado di veicolare con efficacia idee e princìpi importanti in un’Europa quasi completamente analfabeta, attraverso l’enunciazione pubblica o la messa in scena.   

Se i racconti di tipo religioso sono senz’altro quelli che hanno avuto maggior fortuna, tanto da attraversare i secoli e arrivare in gran numero fino ad oggi, non sono ovviamente gli unici: affianco a questi, infatti, nelle corti regie si sviluppano tipologie di racconto il cui fine è quello di divertire il lettore o il pubblico

Non è facile distinguere nettamente tra il racconto di tipo sacro e quello profano, spesso le due forme si confondono, e si possono facilmente ritrovare elementi di tipo basso nei racconti delle vite dei santi e profonde riflessioni di tipo religioso nelle storie cavalleresche. Una differenziazione efficace può essere fatta sulla base dell’ampiezza e lo stile del discorso narrativo, che in questo modo permette di distinguere in: 

  • Narratio aperta – Racconto di un fatto realmente accaduto in cui la linea narrativa rispetta la sequenzialità degli avvenimenti e tutte i particolari rilevanti vengono esposti con chiarezza. Questo tipo di racconto punta all’insegnamento attraverso la massima chiarezza.
  • Narratio probabilis – Racconto che abbonda di artifici retorici e in cui sono presenti elementi irreali ma verosimili. Il suo obiettivo è quello di far leva sull’emotività del pubblico per persuaderlo della bontà del messaggio.
  • Narratio brevis – Come suggerisce il nome, questa tipologia di racconto si connota per la sua brevità e concisione. Raramente parla di fatti reali, quasi sempre di avvenimenti fantastici e il suo scopo è quello di divertire.

2Il racconto agiografico

Con il nome generale di agiografia si intendono oltre alle biografie in senso stretto anche i mirabilia, il racconto dei miracoli fatti dai santi, le traslatio, cioè lo spostamento del corpo o delle reliquie del santo nei luoghi in cui vengono conservate e venerate, e soprattutto gli acta martyrum, ovvero il racconto delle condanne e delle morti dei martiri; quest’ultima è la tipologia di maggior interesse per diversi motivi. 

I più antichi acta martyrum risalgono alla metà del II secolo ed inaugurano un genere destinato ad avere fortuna per tutta la durata del medioevo; la morte e il martirio dei protagonisti dei racconti diventano al tempo stesso prova della santità del martire e testimonianza della verità di fede per coloro che ne ascoltano la storia. Racconti di questo tipo avevano un forte valore per i cristiani dei primi secoli, perseguitati dalle autorità romane, ma dopo l’editto di Milano dell’imperatore Costantino l’interesse cala per poi rinascere in epoca altomedievale per andare incontro a una lunga fortuna. 

Dal punto di vista strettamente narrativo questa tipologia di racconti tende a proporre un parallelismo tra la passione e la morte del santo protagonista con quella di Cristo stesso: questa cosa che evidenzia l’assoluta originalità di questo tipo di racconti, che pescano i loro riferimenti solo ed esclusivamente dall’ambito biblico

2.1La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine

La legenda aurea di Jacopo da Varagine: raccolta delle vite leggendarie dei maggiori santi della chiesa medievale
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Il prodotto più impressionante e duraturo dell’interesse medievale per l’agiografia è senz’altro la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. Si tratta di una raccolta in cui le biografie di oltre 150 santi vengono intercalate con le principali festività dedicate a Cristo e a Maria nel calendario liturgico di un intero anno.  

Scritta in latino sul finire del Duecento, la Legenda Aurea incontra subito un larghissimo successo e viene tradotta nelle principali lingue volgari di tutta Europa; per secoli rimane un punto di riferimento della letteratura religiosa, con una diffusione che è seconda solo a quella della Bibbia stessa, e solo a metà del ‘600 alcuni padri bollandisti ne rilevano le inesattezze storiche decretando così la fine della fortuna dell’opera.  

3Il racconto nella cultura cortigiana

Affianco al racconto di tipo religioso, a partire dal XII secolo si sviluppa anche un altro tipo di racconto che trova la sua giustificazione socio-cultrale all'interno delle corti nobiliari francesi e tedesche. Le finalità di questi generi sono diverse, da quella morale e didascalica a quella più leggera e dilettevole. 

3.1I lai e i fabliau

Si tratta delle forme più diffuse e rappresentative di racconto nella società francese, sviluppatisi nell'ambiente cortigiano hanno in comune l'uso della scrittura in versi. I lai sono la forma più antica di componimento letterario breve, e i suoi esempi più rappresentativi sono quelli scritti tra il 1160 e il 1175 da Maria di Francia. Si tratta di componimenti poetici che riprendono e ripropongono, secondo schemi consolidati, episodi e temi del ciclo bretone ai quali, però, vengono mescolati elementi della tradizione celtica, di quella evangelica e perfino echi delle opere di Ovidio; spesso vengono narrate le vicende di cavalieri le cui avventure vengono lette nell'ottica di un parallelismo tra le vicende del protagonista e quelle di personaggi delle Scritture.   

Con il nome di fabliau si indica una tipologia di componimenti in versi dallo stile diversificato che si diffonde a partire dal XIII secolo. Questi racconti hanno l'evidente finalità di far ridere il lettore con racconti basati sulla quotidianità. Spariti i riferimenti cristologici o quelli legati all'epica bretone insieme al lessico elevato, i fabliau sono caratterizzati dalla scelta di temi marcatamente naturalistici, da un lessico spesso triviale e da un'ironia che si appoggia a riferimenti sessuali o alla fisicità; gli stilemi dell'amor cortese vengono stravolti e rovesciati in una parodia che produce un gioco letterario dagli intenti raffinati. Questa tipologia di racconti, che ha un'enorme impatto sulla tradizione letteraria e rimane in auge fino al XIV secolo, è alla base della novella

4Dal Novellino al Decameron

Geoffrey Chaucer
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Con la novella si abbandona la scrittura in versi per approdare, finalmente, a quella in prosa che fa avvicinare così il racconto medievale a quelle forme con cui lo si conosce tutt'oggi; si diffonde in tutta Europa a partire dalla seconda metà del Duecento e da radici diverse: in Italia e in Francia prende forma dai fabliau, in Spagna si sviluppa dalla narrativa araba, mentre in Inghilterra dai Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer

Una delle prime, importanti testimonianze di racconto in prosa si ha con la raccolta denominata Novellino, in cui vengono radunati racconti toscani risalenti a momenti più antichi. Scritto in volgare e con uno stile abbastanza semplice, nel Novellino si trovano racconti derivati dalla tradizione classica, medievale e provenzale; protagonisti sono spesso grandi personalità dell’antichità, come ad esempio Alessandro Magno, di cui vengono raccontate imprese o vicende d’amore. Quest’opera è una delle tante fonti, dei tanti richiami presenti nel Decameron di Giovanni Boccaccio

Giovanni Boccaccio (1313-1375)
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Un’opera complessa sotto diversi punti di vista, sia per l’uso di un linguaggio che varia il suo registro dall’alto al basso che per i tre livelli narrativi adottati dall’autore, in cui si condensa tutta la tradizione del racconto che si era fino ad allora sviluppata in Europa: vi si ritrovano gli stilemi dei lai e dei fabliau insieme a quelli della tradizione giullaresca e trobadorica, e ovviamente c’è il richiamo ad autori classici come Macrobio, Apuleio o a filoni particolari come quello delle satire latine. 

In questo senso il Decameron si pone come punto di arrivo di un’esperienza di sperimentazione letteraria durata almeno tre secoli, e momento di partenza per tutta la letteratura in prosa successiva che non a caso, per secoli, vede in Boccaccio il principale modello da imitare.