La questione sociale nel XIX secolo: storia e pensiero del movimento operaio europeo

La questione sociale nel XIX secolo ovvero le condizioni di vita della classe operaia e le lotte sociali scatenate dalla Rivoluzione Industriale
La questione sociale nel XIX secolo: storia e pensiero del movimento operaio europeo
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1Introduzione

1.1Il "quarto stato"

Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo — Fonte: ansa

Terminata l’epoca delle rivoluzioni democratiche e liberali, nell’Europa del XIX secolo si aprì una nuova fase di conflittualità politica e sociale. Lo sviluppo dei primi sistemi industriali aveva portato alla nascita di una nuova componente sociale: il “quarto stato”, ovvero la massa di lavoratori salariati legati alle nuove dinamiche produttive capitaliste.

Le trasformazioni economiche modificarono grandemente l’intera struttura della società europea, portando ad una nuova divisione basata non più sui ceti ma sulle stesse possibilità economiche, divisione che contrapponeva ora la borghesia alla nuova massa del proletariato urbano.

1.2Un filo rosso lungo un secolo

Quest’ultimo si organizzò, per tutto il XIX secolo, in forme innovative, teoriche e pratiche, per rivendicare i propri diritti e uscire dalle misere condizioni di subalternità in cui versava. La storia del movimento operaio europeo attraversa così tutto l’800 e le sue numerose vicende come un filo rosso, narrando di un’epoca di rivoluzioni e fallimenti, preludio di un evento epocale, ovvero l’affermazione in Russia di un primo regime a guida socialista nel 1917, anno non a caso considerato da molti il vero spartiacque storico tra l’Ottocento e il Novecento.

2La questione sociale: la genesi e le prime forme di lotta (1800-1848)

2.1La prima rivoluzione industriale

Tra ‘700 e ‘800 si verificò un primo sostanziale, e radicale, mutamento delle forme produttive: il passaggio da un’economia agricolo-artigianale ad una legata alla fabbrica iniziò in Inghilterra per poi diffondersi gradualmente nel resto del continente europeo.

Lo sviluppo tecnologico dell’industria, in particolare tessile e siderurgica, attraeva verso le città nuova forza lavoro proveniente dalle campagne. I nuovi operai, inseriti all’interno di un processo produttivo che vedeva l’introduzione delle macchine e una crescente divisione del lavoro, aumentavano notevolmente la propria presenza numerica nei contesti urbani in via di industrializzazione.

2.2La nascita del proletariato

Un poco alla volta la rivoluzione industriale modificava assetti secolari della società europea: alla divisione per ceti, basata sulla disuguaglianza sancita dallo status alla nascita, si sostituiva, gradualmente, quella basata sull’appartenenza di classe, derivata dalla posizione economica e sociale all’interno del nuovo sistema produttivo. Il dualismo era quindi ora tra i proprietari dei mezzi di produzione, esponenti della classe borghese capitalista, e i proletari, lavoratori in possesso solo della propria capacità di lavoro, ceduta in cambio di un corrispettivo economico, il salario.

2.3La questione sociale

Donne e bambini in fabbrica
Donne e bambini in fabbrica — Fonte: getty-images

Nelle città interessate dall’industrializzazione si creava una diversa condizione individuale e sociale per quanti entravano nel nuovo sistema della fabbrica: gravati da turni di lavoro tra le 12 e le 16 ore e dalla precarietà della loro posizione, costretti a vivere in condizioni igieniche e abitative insopportabili, gli operai prendevano una prima coscienza della loro condizione comune e del loro destino. A essere interessati da questo intenso sfruttamento lavorativo non erano solo uomini in età adulta ma anche donne e bambini, fatto che delineava l’ampiezza della questione sociale dovuta all’affermazione delle nuove logiche produttive.

2.4Il luddismo e le prime formazioni sindacali

Giovani lavoratori tessili in sciopero a Filadelfia
Giovani lavoratori tessili in sciopero a Filadelfia — Fonte: getty-images

La nascita di una coscienza comune si accompagnava a forme di opposizione ai nuovi assetti. In Inghilterra una delle prime manifestazioni del malcontento sociale prese il nome di luddismo: i “luddisti” consideravano la diffusione delle macchine come la causa del loro sfruttamento, e operavano la distruzione sistematica dei macchinari come forma di rivolta.

Duramente repressi dalla legislazione inglese, dalle ceneri del luddismo nacquero nuove forme di lotta, mirate a contestare il divieto di associazione per gli operai. Grazie a queste lotte, nel 1824 in Inghilterra vennero legalizzate le Trade Unions, le prime organizzazioni sindacali impegnate nell’affermazione dei diritti dei lavoratori.

2.5La nascita del pensiero socialista

Insieme alle prime forme di lotta e di organizzazione si accompagnava lo sviluppo del pensiero politico che proponeva nuove riflessioni e soluzioni sulle questioni sociali. Il nucleo delle nuove teorie socialiste era la considerazione che per riparare alle ingiustizie dell’industrializzazione bisognasse metterne in discussione i valori, come la concorrenza e il profitto, sostituendoli con la solidarietà e l’uguaglianza, indirizzando i sistemi produttivi verso il benessere collettivo così da gettare le basi di una nuova società.

Soprattutto in Francia tra il 1830 e il 1840 le teorie socialiste, pur con differenze tra loro, si diffusero notevolmente grazie a pensatori e attivisti come Blanqui, Proudhon e Blanc.

3Tentativi rivoluzionari e repressione (1848-1871)

3.1Il “Manifesto del Partito Comunista”

Karl Marx e Friedrich Engels, 1850
Karl Marx e Friedrich Engels, 1850 — Fonte: getty-images

All’alba di una stagione di grandi rivolgimenti, le idee socialiste trovarono seguito anche nel resto d’Europa; in Germania la diffusione del socialismo fu affidata a più ristretti gruppi di intellettuali.  

Due tra questi, non ancora trentenni, nel 1847 iniziarono la stesura di un documento destinato a segnare la Storia: Karl Marx e Friedrich Engels pubblicavano l’anno seguente il Manifesto del Partito Comunista, in cui la teoria filosofica si univa a quella economica enunciando il carattere marcatamente rivoluzionario della classe proletaria. Per Marx ed Engels questa avrebbe dovuto organizzarsi internazionalmente per abbattere la borghesia e sostituirsi ad essa fino a creare una società comunista, senza classi, privilegi né Stato.  

3.2Le rivoluzioni del 1848

Nel 1848 l’Europa fu sconvolta da moti rivoluzionari eccezionali per intensità e ampiezza: salvo poche eccezioni tutto il continente fu coinvolto dai tentativi popolari di cambiare, in senso democratico e liberale, i governi autoritari restaurati nel 1816.

Le tradizionali rivendicazioni politiche erano ora affiancate da nuove rivendicazioni sociali, e ovunque le masse proletarie urbane furono protagoniste delle giornate rivoluzionarie.

In particolare in Francia, nel nuovo governo della Seconda Repubblica nato dopo l’insurrezione del 24 febbraio, trovarono posto due rappresentanti degli operai, Blanc e Albert, che si impegnarono nel decretare una limitazione degli orari di lavoro e nell’affermare il principio, inalienabile, del diritto al lavoro.

3.3Repressione e riorganizzazione

Le rivoluzioni del 1848 si chiusero, nel giro di pochi anni, con un fallimento completo; ovunque tornarono al potere i sovrani spodestati e le forme di avanzamento sociale furono azzerate. Mentre nel ventennio successivo la borghesia visse un periodo di crescita e affermazione, il movimento operaio lentamente si riorganizzava dopo la repressione; il successo del capitalismo borghese accresceva le fila del proletariato urbano, sempre più relegato ad uno stile di vita in forte contraddizione con la ricchezza borghese.

In questa fase le organizzazioni sindacali e operaie, lentamente, consolidarono la loro posizione, come in Germania, dove nel 1863 nasceva la “Associazione dei lavoratori tedeschi”, primo nucleo del futuro partito socialdemocratico.

3.4La Prima Internazionale socialista

Karl Marx
Karl Marx — Fonte: getty-images

Nel 1867 Karl Marx, in esilio a Londra, dava alle stampe il primo volume de “Il Capitale”, la sua opera più matura destinata a diventare il riferimento del movimento operaio, nella quale chiariva la teoria economica del suo socialismo scientifico.

Pochi anni prima, Marx stesso aveva redatto lo statuto della “Associazione internazionale dei lavoratori” (meglio nota come “Prima Internazionale”), che nel 1864 raccolse le formazioni operaie di diversi paesi con il compito di coordinarne l’azione rivoluzionaria. Tuttavia, nonostante la grande importanza simbolica, la vita della Prima Internazionale fu breve e segnata dalle divisioni tra la componente marxista e quella anarchica, legata a Michail Bakunin.

3.5La Comune parigina del 1871

Comune di Parigi, 1871
Comune di Parigi, 1871 — Fonte: ansa

Mentre si consumava la fine della Prima Internazionale, sciolta nel 1876, nel marzo del 1871 vedeva la luce un altro esperimento rivoluzionario. A seguito della guerra franco-prussiana la Francia entrava in una fase di caos politico: i sommovimenti popolari si accesero nuovamente a Parigi, dove per un breve periodo il governo cittadino fu assunto dai gruppi socialisti e anarchici decisi a dar vita ad un radicale esperimento di democrazia diretta.

Le riforme sociali della Comune vennero salutate dai rivoluzionari di tutta Europa; tuttavia, anche in questo caso, l’esperimento ebbe vita breve, e la Comune venne soffocata nel sangue appena due mesi dopo.

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4Il movimento operaio verso la società di massa (1870-1900)

4.1La seconda rivoluzione industriale

Negli ultimi tre decenni dell’800 l’Europa visse un’ulteriore fase di rapida crescita economica e sviluppo industriale, che per la sue caratteristiche e la sua capillarità è definibile come una seconda rivoluzione industriale. Con questa ulteriore fase di industrializzazione nei paesi più avanzati si affacciava una nuova “società di massa”: gli uomini vivendo sempre più a stretto contatto nei contesti urbani condividevano stili comuni, entravano nel circolo dell’economia di mercato, influenzavano le proprie idee politiche attraverso i giornali e le organizzazioni.

4.2Le riforme sociali

L’ampiezza delle trasformazioni e l’inevitabile crescita del proletariato urbano rendeva ormai ineludibile, per la classe borghese, la necessità di affrontare la questione e le richieste sociali. I paesi all’avanguardia in questo senso furono Germania e Inghilterra: nella Germania unificata dal cancelliere Bismarck, fra il 1883 e il 1889 il parlamento approvò delle prime riforme sociali, motivate dalla necessità di limitare l’avanzata dei movimenti operai

L’Inghilterra adottò una politica più liberista, introducendo alcune riforme insieme all’abolizione delle restrizioni nel diritto di sciopero. A questi interventi si accompagnava spesso l’allargamento del diritto di voto, nel tentativo di fornire una base sociale più ampia di consenso ai governi. 

4.3La nascita dei partiti socialisti

Jean Jaurès alla conferenza dei socialisti a Stoccarda nel 1907
Jean Jaurès alla conferenza dei socialisti a Stoccarda nel 1907 — Fonte: getty-images

Le possibilità di competizione elettorale offrivano l’opportunità ai movimenti operai di organizzarsi, oltre che nei sindacati, in forme partitiche di massa per raccogliere adesioni: il primo partito socialista, quello socialdemocratico tedesco (SPD), vide la luce in Germania nel 1875, adottando il marxismo come teoria ufficiale.

Più travagliate furono le vicende dei socialisti francesi, dove il partito operaio si riunì solo nel 1908 sotto la guida di Jean Jaurès. Anche in Inghilterra, dove il movimento sindacale era molto forte, il Partito Laburista vide la luce nel 1906.

Nel frattempo in Italia, interessata per la prima volta dai cambiamenti industriali, nasceva un partito di ispirazione socialista nel 1892, denominato in seguito Partito Socialista Italiano (PSI).

4.4La questione femminile

Accanto alle tradizionali rivendicazioni salariali emergeva anche una nuova forma di lotta politica per l’affermazione dei diritti delle donne, che la nuova società di massa aveva portato, spesso per dura necessità, fuori dai tradizionali confini domestici.

Lo sfruttamento lavorativo femminile e l’impossibilità di esprimere il proprio voto erano temi alla base dei primi movimenti femministi di fine ‘800; tuttavia in questa fase il movimento operaio non si dimostrò, nel complesso, troppo disposto a recepire le istanze femminili, considerando le questioni di genere secondarie rispetto a quelle di natura economica e retributiva.

4.5La seconda internazionale socialista

In tutti i casi i partiti e movimenti socialisti di fine secolo si muovevano, pur con differenze tra loro, su una piattaforma comune, riconoscendosi nell’internazionalismo, nel pacifismo e nelle rivendicazioni dei diritti del lavoro. Tra il 1889 e il 1891 iniziò a strutturarsi una Seconda Internazionale socialista, questa volta concepita non più come centro direttivo della rivoluzione europea ma come semplice federazione, luogo di discussione e confronto tra le diverse realtà nazionali.

Le teorie rivoluzionarie di Marx (nel frattempo morto nel 1883) rimanevano comunque il nucleo teorico alla base della Seconda Internazionale, che sarebbe rimasta in vita fino al 1914.

4.6Riformisti e rivoluzionari

Eduard Bernstein: teorico e politico socialdemocratico tedesco, 1903
Eduard Bernstein: teorico e politico socialdemocratico tedesco, 1903 — Fonte: getty-images

Tuttavia in seno alla Seconda Internazionale si venne presto creando una divisione tra differenti interpretazioni della teoria marxista: l’adattamento del sistema capitalista e il miglioramento delle condizioni di vita del proletariato aprivano contraddizioni riguardo la strategia da utilizzare

Nel 1899 uno dei leader della SPD, Eduard Bernstein, propose una revisione della teoria rivoluzionaria postulando un più graduale processo di riforme democratiche e la collaborazione con altre forze politiche. 

La reazione alle teorie riformiste fu la nascita di nuovi gruppi marcatamente rivoluzionari e ortodossi: quello russo, tra cui militava un giovane Vladimir Lenin, sarebbe stato destinato ad un evento epocale, la prima affermazione di un regime socialista nella Storia, nel 1917. 

    Domande & Risposte
  • Cos’è la questione sociale?

    L’insieme dei problemi sociali ed economici della classe operaia che si presentarono durante il processo di industrializzazione.

  • Come si pone la Chiesa difronte alla questione sociale?

    La Chiesa si pone in una via di mezzo tra il socialismo e il capitalismo.

  • Cos’è la Rerum Novarum?

    E’ un’enciclopedia sociale di Papa Leone XIII pubblicata nel 1891 con la quale la Chiesa per la prima volta prese una posizione riguardo le questioni sociali e fondò la dottrina sociale della Chiesa cattolica.