Questione irlandese: riassunto

Questione irlandese: riassunto di storia. Dalle origini degli scontri fino agli ultimi anni del Novecento

Questione irlandese: riassunto
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La questione irlandese

La questione irlandese: riassunto di storia
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Tra il 600 e il 500 a.C. l'Irlanda viene invasa dai Celti, che lasciarono impronte decisive nella cultura dell’isola. Mai sottoposta al dominio romano, l’Irlanda fu cristianizzata nel 432 da San Patrizio; l’organizzazione ecclesiastica irlandese ebbe prevalente carattere monastico. L’Irlanda subì l’invasione di popoli nordici. Il periodo successivo fu contrassegnato da lotte intestine tra i re Celti, e fu appunto uno di questi, Dermot MacMurrough, a sollecitare l’intervento inglese nell’isola, giurando fedeltà al re inglese Enrico II.

Iniziò così un’ampia e veloce conquista dell’Irlanda da parte degli anglo-normanni, che culminò nel 1171, quando lo stesso Enrico si stabilì a Dublino e di lì iniziò l’introduzione del sistema feudale in Irlanda. Fattore essenziale di stabilizzazione politica fu allora la Chiesa, che appoggiò la conquista dell’isola. L’integrazione delle due culture fu molto problematica, per l’enorme differenza politica, culturale ed istituzionale tra Inglesi ed Irlandesi. Mentre le più potenti casate inglesi continuano l’opera di colonizzazione dell’Irlanda, il paese reagisce con l’aperta ribellione (tentativi nel 1258, 1263 e il più significativo del 1315-18, che però fallirono).

Dal 1300 al 1600

La situazione peggiora nel 1486, quando Gerald Fitzgerald, conte di Kildare, organizza un’ulteriore rivolta; Enrico VII risponde imponendo, nel 1494, il Poynings’act, con cui stabiliva che le leggi votate dal parlamento irlandese non avevano valore senza l’approvazione del re inglese, mentre le leggi emanate in Inghilterra devono essere osservate anche in Irlanda. L’assoggettamento completo dell’isola fu compiuto nel 1541 sotto Enrico VIII.

Dal 1600 al 1800

Fu concluso un trattato che concedeva agli irlandesi il libero esercizio del cattolicesimo, ma si rincrudirono le leggi anticattoliche. Ciò contribuì a scavare un abisso incolmabile fra l’Inghilterra e l’Irlanda; l’aristocrazia protestante, in grande maggioranza inglese, finì con l’avere nelle sue mani tutte le terre e vivere come un esercito accampato in mezzo a un popolo vinto. Sorse così quella che fu chiamata la questione irlandese.

Il governo britannico, per scongiurare il pericolo francese, attua l’unione dei due parlamenti (abolendo quello di Dublino) nel 1800, con l’Act of union: l’Irlanda invia una rappresentanza di 100 deputati ai Comuni e 28 pari ai Lord, mentre giura fedeltà alla corona inglese. Ma il problema più importante resta la condizione della classe contadina, oppressa dagli obblighi della “decima”, cioè della tassa destinata alla Chiesa anglicana.

L'azione rivoluzionaria e le società segrete

Nel 1842 il movimento politico della Giovane Irlanda si pone sul piano dell’azione diretta, rivoluzionaria. Intorno al 1870 riprende l’agitazione per mezzo dei deputati irlandesi al parlamento inglese (detti nazionalisti irlandesi), guidati da Charles Stewart Parnell, che chiedono l’Home rule, legge che prevedeva costituzione di un parlamento a Dublino.

Le solite misure ostili del governo britannico ebbero per conseguenza la ripresa delle società segrete, che perpetrarono una serie di boicottaggi secondo la tradizione irlandese di protesta. Per ottenere la quiete il governo emana nel 1881 una legge per sollevare le condizioni dei fittavoli rurali irlandesi (che nel frattempo avevano organizzato una lega agraria per rivendicare i loro diritti), ma invano. La resistenza dell’Irlanda non cessò.

Il Novecento

Nel 1905 il Sinn Féin costituisce un partito organizzato. In seguito alle elezioni de 1910 fu concessa all’isola la Home rule, contro la quale insorsero i protestanti dell’Ulster, per non essere soggetti alla maggioranza cattolica del nuovo parlamento. Nel 1916, guidati da P. Pearse, gli Irish Volunteers, formazioni militari cattoliche, insorgono a Dublino (Insurrezione di Pasqua, a cui partecipano Michael Collins ed Eamon De Valera): la rivolta fu soffocata nel sangue dalle truppe inglesi che, bombardata la città, passano per le armi i presunti capi dell’insurrezione.

Alle elezioni del 1918 i Sinn Feiners vinsero strepitosamente, e nel gennaio 1919 un’assemblea costituente di deputati del Sinn Féin (il Dail Eireann = Assemblea d’Irlanda), convocata a Dublino, proclamava l’indipendenza dell’I. ed eleggeva presidente Eamon De Valera, allora detenuto nelle prigioni inglesi, mentre i corpi subito costituiti dell’Irish Republican Army (IRA) conducevano una logorante guerriglia contro i soldati del governo inglese.

L'IRA

Il trattato istituente lo “Stato Libero d’Irlanda”, che concedeva all’Irlanda lo stato di dominio nell’ambito del Commonwealth con l’obbligo di giuramento di fedeltà al re d’Inghilterra, e dal quale, per volontà della maggioranza protestante, restavano escluse 6 delle 8 contee dell’Ulster, cui era già stata riconosciuta (1920) una limitata autonomia, fu sottoscritto il 6 dicembre 1921 a Westminster.

Poco dopo le elezioni iniziò la guerra civile, a causa di un estremista, durante la quale fu assassinato uno dei maggiori leader moderati, Collins. Nel 1925 il governo di Dublino dovette abbandonare la speranza di una rapida riunificazione delle 6 contee del Nord, contando sul fatto che le due contee a maggioranza cattolica avrebbero scelto di unirsi al Libero Stato, rendendo precaria la sopravvivenza separata delle rimanenti 4 contee. Ma ciò non avvenne e una commissione internazionale sanzionò, nel 1925, l’avvenuta separazione. Il 1927 segna il ritorno in politica di De Valera, che fonda il partito Fianna Fail (Partito del Destino).

Le elezioni del 1932 decretarono la vittoria del Fianna Fail, e De Valera divenne primo ministro. Nel 1937 una nuova costituzione abrogò unilateralmente il trattato del 1921 con la Gran Bretagna, ponendo fine al Dominion senza che Londra reagisse.

Il Fianna Fail viene battuto alle elezioni del 1948, e lasciava la direzione politica ad un ministero di coalizione presieduto da J. A. Costello, cui spettava di proclamare la Repubblica d’Irlanda (17 aprile 1949). Tornato nuovamente al potere nel 1951, De Valera viene battuto da Costello nel 1954, per poi tornare al potere nel 1957 per 2 anni. Nel 1957 viene eletto presidente della Repubblica, e viene confermato nel 1966.

I primi anni 70 videro abbattersi sul paese le difficoltà di una grave crisi economica accompagnate dalle conseguenze dello scoppio della crisi dell’Irlanda del Nord.

La storia dell'Irlanda del Nord

La separazione di 6 delle 9 contee dell’Ulster (Antrim, Armagh, Down, Fermanagh, Londonderry e Tyrone) dal resto d’Irlanda costituì il punto di arrivo di un secolare processo di insediamento di coloni protestanti britannici. La minoranza cattolica subì condizioni discriminanti sotto il profilo politico, economico e sociale; ciò determinò uno stato di tensione tra le due comunità religiose. La situazione divenne particolarmente acuta dopo il 1960, quando la grave crisi economica che andava sviluppandosi in Inghilterra, cominciò a farsi sentire pesantemente nelle regioni più povere del regno, come la Scozia e l’Irlanda del Nord. In quest’ultima, i primi ad essere colpiti dalla recessione furono, come spesso avviene in questi casi, gli strati più poveri della popolazione, cioè i cattolici: la drastica riduzione di posti di lavoro fece esplodere, nel 1968, la loro protesta, mentre il malcontento dei protestanti - abilmente sfruttato da gruppi di estrema destra, facenti capo al reverendo Ian Pasley - si incanalò su posizioni di difesa corporativa dei propri privilegi.

I primi incidenti

I primi grandi incidenti si ebbero a Londonderry, il 5 ottobre, quando un corteo organizzato dal Movimento per i diritti civili venne brutalmente disperso dalla polizia. Di fronte al procedere della crisi il partito unionista al governo si trovò lacerato tra l’atteggiamento moderato del primo ministro O’Neill e la linea “dura” del ministro Craig, tanto che non riuscì ad evitare l’escalation dei disordini e delle violenze, per cui nel 1969 intervenne direttamente l’esercito del Regno Unito. Durante tutto il 1970 e il 1971 la situazione non migliorò, finché il 9 luglio 1971 fu emanato lo Special Powers Act, che consentiva l’internamento senza processo di chiunque fosse stato ritenuto sospetto.

Bloody Sunday

Le proteste culminarono il 30 gennaio 1972 con la strage di Londonderry, detta Bloody Sunday (Domenica di sangue), quando le truppe britanniche aprirono il fuoco su un pacifico corteo di protesta cattolico, causando 13 morti. Come risposta alla strage si intensificò l’attività dell'IRA. Il proggressivo deterioramento della situazione portò alla revoca temporanea dell’autonomia dell’I. del Nord il 24/03/1972. Le ostilità tuttavia non cessarono. All’IRA si contrapponevano i gruppi paramilitari “lealisti” che si scatenarono in attentati ed uccisioni di cittadini cattolici. Tra il 1969 e il 1985 si sono avute 2461 vittime di attentati e scontri.

Nel 1976 era stato abolito lo status di prigioniero politico, e le dure condizioni della carcerazione portarono ad uno dei più drammatici episodi del conflitto nordirlandese quando, nel 1981, 10 giovani militanti cattolici guidati da Bobby Sands si lasciarono morire di fame per protesta. 

Uno sforzo congiunto dei tre maggiori partiti nordirlandesi per discutere la riunificazione del paese (1983) fu respinto dal governo britannico. Si giunse, invece, nel 1985 a Hillsborough ad un accordo anglo-irlandese sottoscritto da M. Thatcher per l’Inghilterra e G.

FitzGerald per l’I., che istituiva una conferenza intergovernativa per discutere a scadenze regolari le questioni politiche irlandesi, attribuendo alla Repubblica d’Irlanda un ruolo consultivo nei problemi dell’Irlanda del Nord. Nonostante l’accordo chiarisse che la costituzione dell’Irlanda del Nord non poteva essere modificata senza l’assenso della maggioranza della popolazione, violente proteste vennero dal campo degli unionisti più intransigenti. Nel febbraio 1989 fu istituita un’assemblea consultiva per l’attuazione dell’accordo, costituita da 50 deputati, metà britannici e metà dell’Irlanda del Nord.

Gli ultimi risvolti del conflitto

Nel dicembre 1993 viene firmata la Dowing Street Declaration dai governi di Gran Bretagna e dall’Eire. Questa dichiarazione lancia una serie di proposte politiche che, riassunte nei loro minimi termini, prevedono:

  • La fine della violenza dei gruppi paramilitari, 
  • Il riconoscimento del diritto di “autodeterminazione separata” di Nord e Sud,
  • La disponibilità da parte di Dublino a modificare la propria costituzione, laddove si fa riferimento alle proprie rivendicazioni sull’Irlanda del Nord, nell’ambito di una soluzione politica complessiva.

Il 31 agosto 1994 l'IRA dichiara il cessate il fuoco. Il 13 ottobre 1997 il primo ministro britannico Tony Blair ha avuto un incontro con il leader dello Sinn Féin Gerry Addams nel castello di Stormont, a Belfast. Si tratta del primo vertice tra un primo ministro britannico e un leader dello Sinn Féin da quando David Lloyd George e Michael Collins firmarono il Trattato Anglo-Irlandese del 1921, che divideva formalmente l’Irlanda in due parti. In questo modo ebbero inizio le trattative che portarono, il 10 aprile 1998, alla stipulazione di un accordo, a Stormont, (detto Accordo del Venerdì Santo) promosso dai governi irlandese e britannico. L’accordo sostituisce quello firmato a Hillsborough.

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