Prospettiva e proporzioni nel Rinascimento
Di Redazione Studenti.Prospettiva e proporzioni nel rinascimento: caratteristiche, significato e i maggiori artisti italiani del periodo compreso tra il '400 e il '500.
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PROSPETTIVA E PROPORZIONI NEL RINASCIMENTO

Il Rinascimento è un’importante stagione letteraria, filosofica, scientifica e artistica che si sviluppò a Firenze tra il quattrocento e il cinquecento.
Ad utilizzare per primo la parola “rinascita” fu Giorgio Vasari nella sua serie di biografie di artisti (Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori, 1550) per indicare il rinnovamento della pittura introdotta da Cimabue e da Giotto. Gli intellettuali italiani del rinascimento consideravano il Medioevo un periodo di barbarie e decadenza.
I caratteri distintivi del Rinascimento furono l’amore e l’interesse per ogni manifestazione culturale del mondo antico e la consapevolezza della centralità e dell’importanza dell’uomo che con la sua intelligenza poteva creare e promuovere il suo destino.
LA PROSPETTIVA
L’arte dei greci e dei romani è naturalistica. Da ciò consegue che lo scopo dell’arte è l’imitazione della natura o mimesi. Una natura che gli uomini del Rinascimento hanno indagato attraverso l’uso della prospettiva. L’arte rinascimentale ha origine a Firenze e sono gli artisti fiorentini ad utilizzare il termine prospettiva, dal latino perspectiva, per indicare un insieme di proiezioni su un piano di oggetti tale che quanto è stato disegnato corrisponda agli oggetti reali come noi li vediamo nello spazio. Questo è possibile attraverso un procedimento grafico che ha bisogno di un oggetto da rappresentare, dell’osservatore (ossia qualcuno che lo guarda) e di un supporto su cui rappresentare l’oggetto (tavola, muro o foglio di carta). Si deve immaginare il foglio di carta come se fosse una pellicola trasparente posta tra l’oggetto e l’osservatore e si suppone che dall’occhio dell’osservatore partano dei raggi visivi che circondano l’oggetto (piramide visiva).
LE PROPORZIONI
La parola proporzione deriva dal latino proportio –onis, dalla locuzione pro portione, che vuol dire “secondo la porzione” e indica la corrispondenza di misura fra due o più parti in stretta relazione fra loro.
LA PROSPETTIVA DI FILIPPO BRUNELLESCHI
Filippo Brunelleschi nacque a Firenze nel 1377. Era il figlio del notaio ser Brunellesco di Filippo Lapi e di Giuliana di Giovanni Spinelli. Brunelleschi ricevette una buona istruzione, imparò a leggere e a scrivere, apprese lezioni di matematica e di geometria e studiò il latino. Era appassionato dalle scienze esatte come la matematica ma prediligeva la pittura, l’architettura, il disegno e la scultura.
Nel 1418 Brunelleschi partecipò al concorso per la realizzazione della Cupola di Santa Maria del Fiore ancora priva di cupola che sarebbe dovuta essere applicata su uno spazio ottagonale avente un diametro di 54 metri. Brunelleschi propose di costruire una cupola autoportante ovvero che si sostiene da se senza l’aiuto delle armature di legno. La proposta parve folle tanto che Filippo divenne oggetto di scherno ma il suo progetto ebbe la meglio. Nel 1420 poté iniziare la cupola della Cattedrale di Firenze. Come compagno gli venne dato Lorenzo Ghiberti che secondo Vasari venne allontanato con uno stratagemma. La cupola erge su un tamburo ottagonale forato da otto grandi finestre circolari. In effetti la cupola è costituita da due cupole distinte, una interna all’altra. Lo spazio tra le due cupole è detto intercapedine.