Capitolo 8 Promessi sposi: riassunto
Riassunto del capitolo 8 dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni: la notte degli imbrogli e l'interruzione del matrimonio tra Renzo e Lucia
Indice
Capitolo 8 Promessi sposi: riassunto
Nel Capitolo 8 de I Promessi sposi assistiamo a Renzo e Lucia che cercano di validare il loro matrimonio alla presenza di Don Abbondio. Vediamo insieme il riassunto: Don Abbondio è immerso nella lettura di un panegirico in onore di san Carlo Borromeo quando Perpetua gli annuncia la visita di Tonio. Un po’ perplesso, data l’ora tarda, acconsente a ricevere l’inaspettato ospite. Intanto Agnese, che compare come per caso davanti all’uscio, trova modo di distrarre Perpetua con un argomento su cui la donna è sensibile, ovvero quello di “certi matrimoni sfumati”.
Con Tonio entra Gervaso e, mentre il curato prepara brontolando la ricevuta a saldo del debito, i due che si erano piantati dritti davanti al tavolino, si separano ma nel mezzo appaiono Renzo e Lucia. Tuttavia la formula di rito è pronunciata solo da Renzo perché Lucia viene interrotta da don Abbondio che, fulmineo, le getta sul capo il tappeto del tavolo, avviluppandovela tutta fin quasi a soffocarla.
A questo punto le azioni si accavallano convulsamente: mentre i quattro cercano di raggiungere la porta, don Abbondio chiede aiuto; il sagrestano Ambrogio, spaventato, suona le campane e il paese accorre.
I bravi in casa di Lucia
Intanto i bravi, scardinando la porta, entrano furtivamente nella casa delle due donne. Al pian terreno, dove il Griso la mattina aveva scelleratamente accettato un pezzo di pane, è tutto silenzioso. I bravi salgono le scale e si rendono conto che le stanze sono vuote. Menico, di ritorno dal convento con l’ordine per le due donne di scappare da casa, viene afferrato dai due bravi che lo minacciano se non starà zitto. Ciononostante il ragazzo lancia un urlo. Per intimorirlo, un bravo mette mano a un coltellaccio quando, ad un tratto, si sente suonare la campana. I bravi a questo punto si raggruppano nel cortiletto e, in buon ordine, riprendono la strada del ritorno.
La fuga
Agnese e Perpetua hanno sentito l’urlo di don Abbondio, lo strillo di Menico e i rintocchi delle campane. Mentre Perpetua si precipita in casa, Agnese si imbatte nei due ragazzi e, tutti insieme trafelati, si avviano quando incontrano Menico che li avverte di quanto accaduto in casa; non rimane che recarsi al convento.
La folla paesana
Qualche minuto dopo, la gente comincia ad accorrere nella piazza e aumenta sempre di più. Ambrogio rinnova le richieste di aiuto ma don Abbondio rassicura tutti: si trattava di cattiva gente ma per fortuna sono fuggiti tutti!
Tuttavia le chiacchiere più discordanti cominciano a serpeggiare tra la folla: un vicino di casa di Agnese e Lucia che ha visto i bravi riferisce che il diavolo è a casa di Agnese ma, verificato che la casa è vuota e che le due donne sono salve, tutti ritornarono nelle proprie abitazioni. Ma la vicenda non si è ancora conclusa: il giorno dopo due bravi intimano al console del paese di non riferire al podestà quanto accaduto, pena la vita.
Nella chiesa di Pescarenico
Il racconto ritorna ai fuggiaschi che, in silenzio, si allontanano dal paese; infine si congedano da Menico regalandogli dei soldi e riprendono il cammino verso Pescarenico. Trovano fra Cristoforo ad attenderli che vincendo la resistenza di fra Fazio, il sagrestano, li fa entrare e mestamente indica loro l’unica via da intraprendere: l’esilio.Fra Cristoforo parla chiaro: “è una prova, figliuoli, sopportatela con pazienza, con fiducia, senza odio, e siate sicuri che verrà un tempo in cui vi troverete contenti di ciò che ora v’accade”.
Il frate non sa, e Lucia non rivela, del fallito tentativo di matrimonio. Ma era la notte degli imbrogli e dei sotterfugi. Ora tutto è pronto per la fuga, aggiunge il frate. La barca che li trasporterà, il baroccio, la meta… ma solo più tardi sapremo che si tratterà di Monza. C’è una lettera che le due donne consegneranno al padre guardiano del convento di quel luogo mentre un’altra la consegnerà Renzo a padre Bonaventura del convento di Porta Orientale a Milano. “Il cuor mi dice che ci rivedremo presto”, conclude Fra Cristoforo. Da questo momento il frate uscirà di scena. Lo ritroveremo solo, fuggevolmente, più tardi, nel capitolo XIX, e poi al Lazzaretto nel capitolo XXXVI.
Addio, monti
“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari;” rappresenta il momento più lirico di tutto il romanzo manzoniano. Si tratta dei pensieri di Lucia nel vedere allontanarsi la sua terra e il tema centrale è, appunto, il difficile distacco insieme al timore per ciò che verrà.
I tre si avviano silenziosi verso la riva del lago e salgono sul battello dopo aver scambiato la parola d’ordine con il barcaiolo. Nella notte chiara, Lucia dà l’addio ai suoi monti.
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