Preistoria: significato, caratteristiche, quando inizia e quando finisce la preistoria

Preistoria: caratteristiche e cronologia. Paleolitico, Mesolitico e Neolitico, i tre periodi precedenti all'invenzione della scrittura
Preistoria: significato, caratteristiche, quando inizia e quando finisce la preistoria
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1Preistoria: definizione

Dolmen neolitico in Cornovaglia: tomba megalitica preistorica
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La preistoria è il periodo dell’umanità in cui gli uomini non conoscevano ancora l’uso della scrittura e del quale non esistono documenti scritti che possano usare gli studiosi. La scrittura tuttavia comparve in momenti diversi nei differenti contesti geografici, e per questo motivo non possiamo parlare di una “preistoria” comune a tutti i popoli. Ad esempio, il periodo sarebbe terminato in Mesopotamia intorno al 3100 a.C., mentre in Germania settentrionale addirittura nel 1000 d.C.     

Alcuni studiosi ritengono poco soddisfacente la distinzione basata sulla scrittura. Esponenti di diverse correnti storiografiche pensano sia troppo schematico far coincidere l’inizio della storia da questa discriminante. Il primo motivo è rintracciabile nella ripartizione stessa, troppo limitante, che lascerebbe ai margini eventi non meno importanti della nascita della scrittura: la divisione del lavoro e la nascita delle prime comunità. Inoltre, è opportuno ricordare che alcune culture “senza scrittura” raggiunsero livelli di complessità che le avvicinano a società con la scrittura.

Reliquie neolitiche
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Altre perplessità dipendono dalla nostra capacità di scrivere la storia attraverso una ricostruzione fedele del passato. La vulgata vuole che senza documenti scritti la storia non possa essere scritta, ma questa visione sottovaluta molto i progressi dell’indagine archeologica, che consentono oggi delle ricostruzioni condotte con raffinati metodi scientifici. È indubbio che allo stato attuale, grazie all’avanzamento tecnologico raggiunto, sia possibile scrivere di storia su epoche molto lontane, anche in assenza di testimonianze scritte. 

2I tre periodi della preistoria

La preistoria viene suddivisa in tre periodi:  

  1. Paleolitico: va da 2,5 milioni di anni fa a 10 mila anni fa;
  2. Mesolitico: inizia dove finisce il periodo precedente, quindi va dai 10 mila anni fa agli 8 mila anni fa;
  3. Neolitico: da 8 mila anni fa a 3 mila anni fa;

3Come nasce il primo uomo

Ricostruzione di un teschio di Homo habilis del Kenya
Fonte: ansa

Circa 4 milioni di anni fa gli Ominidi si separarono dalla linea evolutiva che li accumunava alle scimmie antropomorfe conquistando la posizione eretta. I primi esseri viventi a compiere queste esperienze furono degli Ominidi dell’Africa orientale e meridionale chiamati Australopitechi, che presentavano alcune caratteristiche vicine a quelle dell’uomo:  

  • colonna vertebrale verticale;
  • gabbia toracica piatta;
  • arti posteriori con funzione di sostegno;
Australopiteco africanus
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L’Australopiteco africanus fu artefice di una rivoluzione culturale del regno animale: la fabbricazione dei primi strumenti per l’approvvigionamento del cibo (un punto di separazione tra Australopithecus e Homo).

In Africa, poco più di 2 milioni di anni fa, comparve l’Homo habilis che era in grado di usare le mani e utilizzava il linguaggio gestuale, accompagnandolo con una gamma di semplici segnali vocali. A queste caratteristiche abbinava un’immaginazione e una pianificazione delle azioni che gli consentivano di sopravvivere in un ambiente vasto e ricco, ideale per la sua dieta onnivora, che gli garantiva una grande versatilità alimentare.

Tali conquiste furono elaborate dall’Homo erectus che perfezionò ulteriormente le tecniche di costruzione e scoprì il fuoco, conquista che ne aumentò le capacità psicofisiche.

La sua diretta evoluzione è rappresentata dall’Homo sapiens sapiens comparso sulla terra circa 300.000 anni fa, di cui abbiamo attestazioni anche in Europa. Quest’ultimo esemplare del processo di ominazione si confrontò con contesti climatici avversi (le glaciazioni), ai quali lentamente si abituò, facendo dello spirito di adattamento il punto di forza nell’incessante lotta per la sopravvivenza.

Pitture rupestri dipinte dai Neanderthal trovate nella grotta La Pasiega, in Spagna
Fonte: ansa

I tratti comuni svelati dai numerosi reperti consentono di affermare che, in un periodo compreso tra 120.000 e 35.000 anni fa, fu avviata la diffusone di una sottospecie: l’Uomo di Neanderthal, diffusosi in gran parte dell’Europa continentale, nei Balcani e nel Vicino Oriente

Alla fine di quella fase, avvenne un’ulteriore accelerazione che coincise con la comparsa dell’Uomo di Cro-Magnon, che presentava una struttura scheletrica del tutto simile all’uomo moderno. L’ipotesi più accreditata è che abbia soppiantato i neandertaliani grazie alle capacità dell’uso delle armi.  

Il processo evolutivo descritto è la migliore testimonianza dell’inesistenza di una differenziazione genetica inziale. I caratteri somatici delle popolazioni derivano infatti da processi di adattamento sedimentatisi nel tempo, che non sono classificabili in ragione di una differenza razziale.  

4Dal Paleolitico ai mutamenti climatici durante il Mesolitico

Ascia a mano scheggiata dell'età paleolitica
Fonte: ansa

In base alle tecniche di lavorazione della pietra, possiamo parlare di tre fasi della preistoria: l’età paleolitica (2 milioni di anni fa – 10.000 a.C.), la fase mesolitica (10.000 anni fa – 8000 a.C.) e quella neolitica (dall’8000 al 4000 a.C.).     

Nell’era paleolitica l’uomo era cacciatore e raccoglitore e si procurava il cibo mediante la caccia di animali selvatici e la raccolta di piante, frutti e semi. L’animale veniva abbattuto a un contatto ravvicinato, con un’arma, ad esempio il giavellotto, o con strategie complesse, quali battute di caccia in gruppo.     

Questo stile di vita pose però seri limiti alla possibilità di crescita sociale dei gruppi umani: le bande erano governate dal più anziano o dal maggiormente abile, mentre i ruoli sociali erano definiti in base all’età o al sesso. Alle donne spettava la cura esclusiva della prole e l’accumulazione delle scorte alimentari.

La costante precarietà a cui una vita del genere costringeva gli individui è rispecchiata dalla particolare attenzione ai riti di sepoltura. Inizialmente, le tombe erano semplici fosse in cui erano deposti oggetti, e solo successivamente aumentò la cura per il seppellimento: il cadavere veniva ricoperto con lastre di pietra e deposto in nicchie scavate nella roccia. 

La sensibilità degli uomini all’argomento è documentata da numerose testimonianze pittoriche e graffiti rinvenuti in siti preistorici dell’Europa occidentale. Le raffigurazioni di animali o di scene di caccia avvenivano per scopi propiziatori, non diversamente dalla produzione di sculture d’indole magico-religiosa. Le più famose sono le cosiddette “Veneri”, che raffigurano donne dai tratti sessuali molto accentuati, certamente in riferimento all’augurio di fertilità. 

Fra le opere più conosciute in tutto il mondo del periodo Paleolitico c’è “La Venere di Willendorf”, conosciuta anche come la “donna di Willendorf”. Si tratta di una statuetta alta undici centimetri e scolpita in pietra calcarea risalente al 24.000-22.000 a.C. La scultura raffigura un fisico femminile pingue, con la vulva e il seno gonfi e molto pronunciati che rappresentano simboli di prosperità. Il volto non è visibile poichè la testa è coperta da trecce o da una sorta di copricapo formato da “perle”. Il colore, ocra rosso, utilizzato per dipingere la statua rimanda al rosso colore emblema della passione e del sangue mestruale che annunciava la rinnovata capacità della donna di poter dar seguito alla vita. La “Venere di Willendorf” è esposta in Austria precisamente al Naturhistorisches Museum di Vienna.

Venere di Willendorf
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Nel 10.000 a.C., in coincidenza con la fine dell’ultima glaciazione, l’assetto climatico e ambientale dei due emisferi della Terra assunse i connotati attuali. Avvenne una riduzione sensibile di molte specie naturali, tuttavia nelle zone temperate maturarono condizioni più favorevoli, come la moltiplicazione della piccola selvaggina e la maggiore disponibilità di piante commestibili. 

Nel mutato contesto, il passaggio da una quotidianità fatta di pura sopravvivenza allo sviluppo dell’allevamento animale fu graduale. Le prime esperienze si verificarono con la cattura di animali molto giovani, che favorivano la conoscenza della vita animale da parte dell’uomo, spingendolo ad un’attività di monitoraggio dei branchi. Il conseguente sviluppo delle tecniche di domesticazione garantì uno stabile rifornimento di carne e di latte, oltre che di materiali come il pellame e la lana. 

Ricostruzione di una cerimonia neolitica di Judith Dobie
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4.1L’arte nel Mesolitico

Con il termine Mesolitico (età della pietra di mezzo) si definisce la breve fase di transizione tra Paleolitico e Neolitico. Molti studiosi contemporanei però non riconoscono l’esistenza del Mesolitico e preferiscono inquadrare questo periodo come “paleolitico finale”. Le pitture del Mesolitico, come quelle del Paleolitico, rappresentano soprattutto scene di caccia ma non vengono più eseguite nelle caverne bensì all’aperto. I dipinti sono per lo più monocromi con dimensioni ridotte e viene privilegiato il colore rosso. Le rappresentazioni esprimono una certa dinamicità: uomini colti nell’atto di correre, tendere l’arco, saltare. Infine compaiono anche diverse scene di vita quotidiana e familiare con figure di animali, uomini durante i loro lavori o donne che tengono per mano i bambini.

5Neolitico: agricoltura e insediamenti

La definizione di età neolitica si riferisce alla tecnica di levigazione della pietra, appunto “nuova”, non più semplicemente scheggiata. La straordinaria trasformazione di quel periodo era dovuto anche alla nascita dell’agricoltura, attività che sviluppa nell’uomo premure per le specie di cui si nutriva. Lo stesso interveniva nella riproduzione o selezionando le piante commestibili.

La nuova forma di produzione era inevitabilmente soggetta al deterioramento dei terreni coltivati che costringevano l’uomo agli spostamenti dell’agricoltura itinerante. I gruppi sedentari prediligevano invece la tecnica della rotazione delle colture, oppure ricorrevano al maggese.   

Skara Brae: villaggio neolitico in pietra situato vicino alla baia di Skaill, Scozia
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Tutte queste acquisizioni garantirono una maggiore stabilità nell’organizzazione del villaggio. I gruppi umani presentavano un’organizzazione sociale molto più complessa ed erano più consistenti rispetto alle bande di cacciatori-raccoglitori paleolitici. Senza dimenticare che la nuova organizzazione produttiva, fondata sull’agricoltura e l’allevamento, favoriva un costante aumento della popolazione.

La fine dell’età neolitica vide la comparsa delle costruzioni megalitiche, come i dolmen che costano di una lastra di pietra appoggiata orizzontalmente su due pietre infisse nel terreno, o gli altrettanto semplici menhir, consistenti in una grande pietra infissa verticalmente sul terreno. Discorso diverso per i cromlech, che erano strutture costituite da un certo numero di menhir disposti in circolo. 

Menhir di Laconi, in Sardegna
Fonte: ansa

Gli studiosi hanno avanzato varie ipotesi circa la funzione e il significato dei megaliti, ipotizzando che per i dolmen si trattava di monumenti funerari, mentre per i menhir e i cromlech l’ipotesi più accreditata è quella del luogo sacro in cui si celebravano cerimonie religiose. 

5.1Le invenzioni del Neolitico

Il neolitico fu anche età d’invenzioni: si diffuse allora l’uso della ruota, in origine adottata come tornio per modellare l’argilla, e solo più tardi utilizzata nella costruzione di veicoli. Un’altra importante innovazione tecnica si verificò intorno all’anno 4500 a.C., quando gli uomini scoprirono la possibilità di lavorare metalli facendoli fondere a temperature elevate. Come per la lavorazione della pietra, anche quella dei metalli ha offerto agli studiosi la possibilità di dividere la storia dell’umanità in grandi epoche: l’età del rame (4500-3000 a.C.) e l’età del bronzo (3000-1000 a.C.), entrambe fasi di splendore per le culture mesopotamiche.

6Preistoria: ascolta la puntata del podcast

Ascolta la puntata del nostro podcast Te lo spiega Studenti dedicata alla preistoria:

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7Perché è importante conoscere la preistoria

Conoscere la preistoria è essenziale poiché costituisce il fondamento della nostra storia umana. Esplorare il periodo precedente all'invenzione della scrittura ci offre preziose informazioni sulle origini della cultura, della tecnologia e delle società. Studiare la preistoria ci permette di tracciare l'evoluzione dell'umanità, comprenderne l'adattamento all'ambiente, l'innovazione tecnologica e le dinamiche sociali primordiali.

8Guarda il video: la Preistoria

8.1Domande frequenti

    Domande & Risposte
  • Cosa significa Preistoria?

    Significa prima (dal latino pre) della storia (dal latino historia).

  • Quando finisce la preistoria?

    Nel 3.500 a.C. con l'invenzione della scrittura. A questo punto, convenzionalmente, si fa nascere la storia vera e propria.

  • Quale fatto segna l'inizio della storia?

    L'invenzione della scrittura nel 3.000 a. C. in Mesopotamia.