Poesia civile: storia, caratteristiche ed esempi

Storia e caratteristiche della poesia civile, il genere che ha una funziona celebrativa e che si ispira a temi civili, politici e sociali
Poesia civile: storia, caratteristiche ed esempi
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1La poesia civile: temi e caratteristiche

La letteratura, così come l’arte, viene spesso considerata effimera, inutile. Ci sono dei casi, però, in cui anche la scrittura può svolgere una funzione educativa: è questo, ad esempio, il ruolo e il fine della poesia civile. A differenza della poesia lirica, nella quale viene dato spazio all’espressione di sentimenti o emozioni individuali, legati all’io del poeta, la poesia civile abbraccia temi collettivi, riguardanti un’intera comunità

Poesia civile: storia, caratteristiche ed esempi.
Poesia civile: storia, caratteristiche ed esempi. — Fonte: getty-images

La definizione di questo genere rimanda all’etimologia della parola civis, che in latino significa "cittadino": viene quindi instaurato un legame tra la bellezza della poesia e l’essere cittadini. Per questo motivo, possono essere argomento di componimenti civili temi che abbracciano un’intera società, come l’amore per la patria, la denuncia delle ingiustizie e disuguaglianze, la lotta contro i poteri oppressivi, l’esaltazione della libertà, la ricerca della pace

Il compito del poeta che scrive poesia civile è quello di indagare ciò che accade nella società – dalla guerra, alla politica, passando per le ingiustizie sociali e le migrazioni di popoli – rivelandone la verità spesso taciuta e prendendo una posizione ben chiara

Con la sua scrittura vuole intervenire attivamente su realtà complesse e spesso dolorose, trasmettendo i propri valori e proponendosi come uno strumento per il cambiamento. Per lui, insomma, l’arte non è solo in grado di rappresentare la realtà, ma può anche incidere su di essa

2Poesia civile: storia e sviluppo

2.1La poesia civile nella cultura classica

Acropoli di Atene in una stampa del 1890.
Acropoli di Atene in una stampa del 1890. — Fonte: getty-images

Sin dall’antichità si sono susseguiti poeti che hanno preso assai sul serio il ruolo civile della poesia. Nella Grecia classica, ad esempio, gli autori si sentivano ispirati dagli dei e, di conseguenza, investiti di una missione etica e civilizzatrice nei confronti del pubblico delle loro opere in versi.  

Diversi furono gli autori che dedicarono queste ultime ad argomenti politici e civili, primi tra tutti la guerra e la celebrazione del valore militare; tra questi Tirteo (vissuto intorno alla metà del VII secolo a.C.), Alceo (630-550 a.C. circa), Simonide di Ceo (556-468 a.C.) e Pindaro (518-438 a.C.).  

Anche nella Roma antica non mancano esempi di poesia civile. Nell’età augustea, ad esempio, autori come Virgilio (70-19 a.C.), Ovidio (43-17 a.C.) e Properzio (47-14 a.C. circa) si fecero portavoce, attraverso le loro opere in versi, del programma riformatore di Augusto

Virgilio, Collezione del Musero del Louvre, Parigi.
Virgilio, Collezione del Musero del Louvre, Parigi. — Fonte: getty-images

Nell’Eneide di Virgilio, in particolare, l’impero otteneva la sua legittimazione dalla discendenza diretta della gens Iulia da Enea e, di conseguenza, dalla dea Venere. Contrario fu il pensiero di Marco Anneo Lucano (39-65 a.C.): nella sua Pharsalia, nel descrivere il periodo delle guerre civili tra Cesare e Pompeo del I secolo a.C., condannò la nascita dell’impero, rimpiangendo la repubblica e i suoi valori.  

Un genere squisitamente romano che abbraccia la poesia civile è, inoltre, la satira: autori come Lucilio (180-114 a.C. circa), Orazio (65-8 a.C.), Persio (34-62 d.C.) e Giovenale (60-140 d.C. circa) con i loro versi hanno denunciato la corruzione e i comportamenti dei loro contemporanei, svolgendo quindi una funzione educativa

2.22.2 La poesia civile medievale e rinascimentale

Nel Medioevo la poesia civile conobbe una fiorente produzione, in particolar modo in Italia. Nell’età dei comuni gli scrittori non solo erano parte attiva della vita politica – diversi di essi ricoprivano cariche politiche – ma la loro stessa poesia diventava uno strumento di battaglia sullo sfondo dei violenti scontri tra fazioni cittadine. 

Dante Alighieri, olio su tela di Domenico Petarlini. Galleria D'Arte Moderna, Firenze.
Dante Alighieri, olio su tela di Domenico Petarlini. Galleria D'Arte Moderna, Firenze. — Fonte: getty-images

Emblema dello scrittore impegnato di età medievale fu senza ombra di dubbio Dante Alighieri (1265-1321): la sua Commedia, oltre a essere un perfetto esempio di poesia narrativa, non può che inserirsi anche nel genere della poesia civile

Nei suoi 100 canti diede spazio al racconto della storia a lui contemporanea e ai suoi protagonisti, nonché alla denuncia della corruzione del potere politico e religioso di epoca medievale. Con la sua poesia, Dante volle assumere il ruolo di guida per la società, per insegnare agli uomini le leggi e i principi morali, incarnando a pieno le caratteristiche del poeta vate

2.3Illuminismo e Risorgimento: l’età dell’oro della poesia civile

L’idea di poeta vate andò via via rafforzandosi nei secoli e, con essa, quella di una poesia civile capace veramente di elevare il popolo, di istruire la plebe, di educare gli animi. Nel Settecento, con la diffusione dell’Illuminismo, la poesia si fece veicolo di ideali alti come quelli della libertà, individuale e collettiva, della giustizia e dell’uguaglianza.  

A questi ideali si ricollegò dapprima Giuseppe Parini (1729-1799), nelle cui Odi criticò aspramente la nobiltà e poi Vittorio Alfieri (1749-1803). 

Ugo Foscolo (1778-1827). Dipinto di Andrea Appiani, precursore del neoclassicismo in Italia.
Ugo Foscolo (1778-1827). Dipinto di Andrea Appiani, precursore del neoclassicismo in Italia. — Fonte: getty-images

L’Illuminismo, con l’esaltazione delle libertà umane e civili, gettò sicuramente le basi per una poesia civile sempre più consapevole. L’apice di questo genere, però, fu raggiunto in Italia solo in concomitanza del periodo storico del Risorgimento, innanzitutto grazie a un autore del calibro di Ugo Foscolo (1778-1827). 

Fu proprio quest’ultimo che, nel suo carme Dei sepolcri, si scagliò contro l’editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone Bonaparte nel 1804 ed esteso due anni più tardi al Regno d’Italia, con il quale veniva stabilito che le tombe fossero collocate tutte al di fuori delle mura cittadine e che non portassero alcuna iscrizione, in virtù di un ideale di uguaglianza tra gli uomini.    

Secondo Foscolo, invece, i sepolcri, ovvero le tombe, non sono solo luoghi di affettuoso ricordo, ma sono portatori di un messaggio che attraversa le generazioni; in particolare, attraverso il culto di alcune delle più grandi personalità italiane sepolte nel cimitero di Santa Croce a Firenze, l’autore scrisse che «A egregie cose il forte animo accendono l'urne de' forti», sottolineando anche la missione civile dei sepolcri. Missione civile di cui viene investita anche, e soprattutto, la poesia: essa sfida il silenzio dei secoli, assumendo una funzione eternatrice. 

Ritratto di Alessandro Manzoni  (Milano, 1785 - Milano, 1873). Olio su tela di Giuseppe Molteni.
Ritratto di Alessandro Manzoni (Milano, 1785 - Milano, 1873). Olio su tela di Giuseppe Molteni. — Fonte: getty-images

Anche in virtù delle sue tormentate vicende generazionali, Foscolo rappresentò a lungo l’emblema del poeta civile. Egli, tuttavia, non fu l’unico esempio di letterato impegnato dell'Ottocento: scrissero componimenti dal fine politico ed educativo anche due autori come Giacomo Leopardi (1798-1837) e Alessandro Manzoni (1785-1873).   

Il primo con la sua ode All’Italia, nella quale criticò aspramente la sottomissione italiana all’impero austriaco. Il secondo, invece, ribadì il valore politico e civile della poesia con ancor più veemenza: ne sono degli esempi le sue odi civili, tra cui Aprile 1814, Il proclama di Rimini, Marzo 1821 e Il cinque maggio. In particolare, nell’ode Marzo 1821 emerge un desiderio di liberazione di tutta l’Italia oppressa

Nella seconda metà dell’Ottocento, diversi autori cercarono di incarnare la figura del poeta vate, scrivendo versi di poesia civile nei quali si posero a portavoce e guida dei sentimenti delle masse popolari. Esempi illustri furono Giosuè Carducci (1835-1907), Giovanni Pascoli (1855-1912) e Gabriele d’Annunzio (1863-1938).  

2.4Il ruolo della poesia civile nel Novecento

 Il poeta Giuseppe Ungaretti alla sua scrivania nel 1963 a Roma.
Il poeta Giuseppe Ungaretti alla sua scrivania nel 1963 a Roma. — Fonte: ansa

Il Novecento fu segnato dai conflitti bellici mondiali a cui fece da teatro. La tragedia trovò una sua valvola di sfogo, e insieme una cassa di risonanza, nella poesia. Autori come Giuseppe Ungaretti (1888-1970) e Salvatore Quasimodo (1901-1968) si fecero portavoce del dolore dell’umanità, scrivendo poesie certamente liriche ma con una componente civile non sottovalutabile: i loro versi rappresentarono, e rappresentano tutt’oggi, una denuncia delle atrocità della guerra e dei crimini compiuti dall’uomo

Il poeta italiano Eugenio Montale (1896-1981).
Il poeta italiano Eugenio Montale (1896-1981). — Fonte: getty-images

Sulla stessa linea si posero anche Eugenio Montale (1896-1981) e Umberto Saba (1883-1957), nelle cui poesie è più volte presente il riferimento alla storia e alla politica a loro contemporanee

A partire dalla metà del secolo, la poesia civile incontrò le penne floride di Vittorio Sereni (1913-1983) e, soprattutto, di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Franco Fortini (1917-1994), Elio Pagliarani (1927-2012), Andrea Zanzotto (1921-2011) ed Edoardo Sanguineti (1930-2010). Questi furono autori impegnati, letterati ben calati nella realtà politica e sociale del loro tempo, di cui denunciarono a più riprese le contraddizioni e gli eccessi.