Versione di greco maturità 2024: come tradurre Platone

Versione di greco maturità 2024: i nostri consigli per tradurre una versione di Platone, possibile autore della versione di greco della seconda prova del classico

Versione di greco maturità 2024: come tradurre Platone
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Versione di greco seconda prova maturità 2024

Versione di greco maturità 2024: come tradurre Platone
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La seconda prova della maturità 2024 sarà multidisciplinare anche per gli studenti del Liceo Classico anche se non sappiamo ancora se quest'anno ci sarà una traduzione di una versione di greco o una di latino e domande su entrambe le materie, visto e considerato che lo scritto potrebbe essere multidisciplinare. Lo sapremo solo a gennaio, quando il MIM comunicherà le materie scelte per il secondo scritto di maturità 2024.

Se la versione di greco è il tuo tallone d'Achille, non ti resta che ricorrere a qualche trucchetto che ti semplifichi la vita evitandoti la spiacevole sensazione di brancolare nel buio. Proprio per questo noi di Studenti.it abbiamo creato una piccola guida dedicata a Platone, autore amatissimo non solo dai professori, ma anche dal Ministero dell'Istruzione che spesso lo sceglie per la seconda prova di greco del liceo classico.

Per poter affrontare al meglio la versione, a casa, in classe o all'esame, ti basterà studiare i nostri appunti in cui abbiamo riassunto per te alcuni cenni biografici, l'elenco delle opere, qualche nota sulla prosa e sullo stile (comprese le dritte che devi tenere a mente per tradurre!).

Sei pronto per il ripasso della vita, delle opere e dello stile usato da Platone?

Sfoglia la gallery e leggi il paragrafo che trovi di seguito e vedrai che ti sarà utile anche per tradurre le sue versioni e per prepararti alle interrogazioni.
  • Biografia
    Il suo incontro con Socrate risale al 407 a.C., quando Platone aveva poco più che vent’anni: rimarrà con il maestro fino alla sua condanna a morte per empietà avvenuta nel 399 a.C.
    La politica attraeva il giovane Platone che però ne fu deluso prima dal regime dei Trenta, che installarono un governo sanguinario, e poi dalla democrazia, che aveva condannato a morte il suo maestro, l’uomo più giusto che egli avesse mai conosciuto.
    In relazione a questo avvenimento Platone andò formando la sua personalità: per lui il problema politico era fondamentale, ma non riusciva ad individuare quella forma di governo capace di venire incontro ai suoi ideali di giustizia, e andò perseguendo il progetto di costruire una città ideale in antitesi a quelle ingiuste che aveva conosciuto.

    A circa quarant’anni partì per la Magna Grecia e frequentò gli ambienti pitagorici di Taranto e Crotone; poi in Sicilia conobbe Dionisio, tiranno di Siracusa e cercò di convincerlo a costituire uno stato giusto ispirato all’idea del bene. Ma Dionisio non accettò di buon grado i suggerimento di Platone e lo cacciò via da Siracusa, mandandolo ad Egina, allora in guerra con Atene.

    Dopo aver rischiato di essere venduto come schiavo riuscì a tornare ad Atene, dove fondò la sua scuola l’Accademia: in essi i discepoli vivevano prendendo i pasti in comune, studiando e discutendo di filosofia con Platone. Nel 367 però Dionisio di Siracusa morì e gli successe il figlio Dionisio II. Lo zio di questi, Dione, che Platone aveva conosciuto durante il primo viaggio in Sicilia, insistette perché egli rinnovasse il suo tentativo di costruire uno stato conforme a giustizia e Platone partì di nuovo: dopo due anni, deluso, rientrò in patria dove insegnò e scrisse fino ad ottanta anni.
  • Opere
    Il corpus delle opere di Platone comprende 36 scritti a carattere filosofico, giunti a noi raggruppati in nove tetralogie (cioè a gruppi di 4) , che comprendono 34 Dialoghi, l’Apologia di Socrate e una raccolta di Lettere.
    Nei dialoghi Platone cercò di rievocare la figura e il pensiero di Socrate. Questi aveva dedicato tutta la sua vita alle riflessioni ed alle conversazioni pubbliche : Platone nelle sue opere riproduce questo modo di comunicare attraverso una forma letteraria consegnata alla scrittura in grado comunque di riflettere l’oralità del discorso socratico.

    Tra le opere ricordiamo il Menone, dialogo in cui si affrontano i problemi dell’essenza della virtù e della possibilità del suo insegnamento. Ragionando per ipotesi Socrate e Menone prima identificano la virtù in varie forme, poi approdano a una definizione: la  virtù è una qualità dell’anima caratterizzata dalla ragionevolezza, dal conoscere e dal sapere che ne fanno una scienza insegnabile ad altri. Platone si ricollega alla teoria dell’anamnesi secondo cui l’apprendimento non è altro che il recupero di quelle conoscenze che l’anima già possedeva prima di incarnarsi: tali conoscenze riaffiorano quando l’anima viene opportunamente sollecitata al ricordo.
    La Lettera VII è indirizzata ai familiari e agli amici di Dione di Siracusa, dopo la sua morte nel 354 a.C. Questa lettera viene considerata il testamento spirituale di Platone, poiché contiene uno sguardo retrospettivo e piuttosto amaro sulle sue esperienze politiche e sui tentativi di influenzare la politica con la filosofia e di creare a Siracusa, dopo le delusione ad Atene, un governo dei filosofi.
  • Prosa
    La prosa di Platone rivela una straordinaria padronanza della tecnica dialogica, caratterizzata da immagini della lirica e del racconto mitico, capace di cogliere gli aspetti essenziali del pensiero in una sublime eleganza; lo stile, vario, si adatta sempre all’argomento, alle situazioni e alla caratterizzazione dei numerosi personaggi dei dialoghi e passa rapidamente dall’ironico al faceto, dal retorico al conciso, dallo scorrevole al complesso.
    Il suo attico è quello delle persone colte, ma possiede al contempo la vivacità e la varietà del discorso parlato; il ritmo dialettico, la pregnanza dei concetti, l’alto numero di figure retoriche e, una sintassi complessa non consento un approccio facile con i testi di Platone.
  • Caratteristiche
    Tra le caratteristiche salienti del suo stile segnaliamo:
    - presenza di moduli paratattici e ipotattici;
    - prolessi (anticipazione) della proposizione subordinata;
    - prevalenza di espressioni astratte;
    - uso di forme avverbiali, aggettivi e participi sostantivati:
    - frequenza di infiniti sostantivati;
    - impiego di prolessi del soggetto, del pronome relativo e dimostrativo;
    - sapiente uso di figure retoriche;
    - uso frequente di correlazioni. 

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