I pittori olandesi del Seicento: artisti e opere del Secolo d'oro fiammingo
Indice
1Premesse
Per la storiografia moderna, il cosiddetto Secolo d’oro olandese fu il periodo in cui la Repubblica delle Province Unite raggiunse l’apice dello sviluppo economico e culturale, imponendosi come una delle principali potenze commerciali e finanziarie d’Europa.
In questo periodo, i Paesi Bassi si affermarono in Europa anche sul piano artistico: in concorrenza con l’arte barocca romana, gli artisti olandesi proposero una pittura inedita e originale.
2Premesse storico-artistiche
Il conflitto politico-religioso della Guerra dei Trent’anni costrinse la popolazione dei Paesi Bassi da un luogo all’altro: i cattolici si riunirono nelle province meridionali, l’odierno Belgio, mentre i protestanti si trasferirono in quelle settentrionali, l’attuale Olanda.
Tale dinamiche di mercato portarono i pittori olandesi ad organizzarsi in maniera nuova. Confrontandosi con un pubblico di acquirenti, gli artisti realizzavano un alto numero opere di formato più piccolo e si affidavano a degli intermediari, oppure esponevano alle fiere, al fine di far fronte alle proprie necessità economiche.
3Pieter Paul Rubens: stile e caratteristiche
3.1Le influenze italiane
Il pittore di passaggio tra l’arte olandese vecchia e quella nuova fu il fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640). Egli iniziò la sua carriera ad Anversa, per poi formarsi completamente in Italia, soggiornandoci dal 1600 al 1608.
Se, da una parte, l’artista studiò i primi maestri veneziani, romani e gli stilemi caravaggeschi, dall’altra, lavorò a numerose commissioni pubbliche, prestando servizio sia per gli aristocratici che per le confraternite cattoliche, come la Madonna della Vallicella (1606-1608) nella Chiesa Nuova di Roma.
3.2Lo stile eroico
A seguito al suo viaggio in Italia, Rubens girò per l’Europa lavorando alle grandi commissioni delle corti reali e degli aristocratici. Come ad esempio: la serie di arazzi delle Storie di Decio Mure (1617-1618) ad Anversa; il Ciclo di Maria de’ Medici (1621-1625) a Parigi; la Glorificazione di Giacomo I (1629-1634) a Londra.
Il cosiddetto stile eroico di Rubens è caratterizzato:
- un intenso dinamismo, forme classicheggianti e potenti e da una svelta ma salda fattura;
- un fastoso e drammatico realismo e un’esattezza narrativa.
Degli esempi sono la Venere al bagno (1612-1615) e il Giardino dell’amore (1630-1635).
4Frans Hals
4.1Il protagonista di Haarlem
Il fiammingo Frans Hals (1580-1666) nacque ad Anversa per poi trasferirsi con la sua famiglia ad Haarlem, dove si formò e dove trascorse tutta la sua carriera artistica.
Gli studi attestano il suo apprendistato presso i maestri Karel van Mander (1548–1606) e Hendrik Goltzius (1558-1617), sebbene dalle opere di Hals non vi sia una loro traccia.
La vita di Hals non è propriamente un modello positivo: frequentava le bettole di Harlem, aveva un insano rapporto con l’alcol e finì pure in galera a causa di debiti.
Tuttavia queste esperienze permisero ad Hals di conoscere le profondità dell’animo umano. Unito alla sua grande capacità di restituzione realistica dei personaggi, il pittore infondeva una caratterizzazione psicologica senza pari nei suoi ritratti, come in Ritratto di una coppia (1622), nel Cavaliere sorridente (1624) e ne La zingara (1628-1635).
4.2Il pittore di ritratti
Hals fu uno dei pittori olandesi più prolifici del Secolo d’oro, nonché il protagonista della scena artistica di Haarlem: egli ebbe l’affermazione definitiva con Il banchetto degli ufficiali della Compagnia di San Giorgio (1627).
Assieme a Rembrandt condivise la fama di uno dei migliori ritrattisti dell’epoca: i suoi clienti principali erano i borghesi e gli aristocratici. Ma gli capitarono anche commissioni da compagnie, come La magra compagnia (1633-1637).
5Antoon van Dyck: stile e opere
5.1Un fiammingo “italiano”
Antoon van Dyck (1599-1641) come Hals nacque ad Anversa. Fu allievo di Hendrick van Balen (1575-1632) e aprì una bottega con l’amico Jan Brueghel il Giovane (1601-1678). Dal 1617 divenne collaboratore di Rubens, il quale ne parlava come il suo migliore collaboratore, e da lui assorbì sia la tecnica e che in parte lo stile.
L’incontro con la pittura italiana van Dyck lo ebbe nel 1620, presso la corte del re inglese Giacomo I Stuart (1566-1625) guardando a Tiziano Vecellio (1488 ca-1576). Nel 1621, l’artista soggiornò in Italia per sei anni, studiando sia i maggiori maestri rinascimentali che realizzando opere come la Madonna del Rosario (1625-1627).
5.2Ritrattista di corte
In Italia van Dyck fu ben accolto dagli ambienti aristocratici realizzando soprattutto ritratti per i nobili romani, quale il Ritratto del cardinal Guido Bentivoglio (1623); siciliani, ad esempio il Ritratto di Emanuele Filiberto di Savoia (1624); e genovesi, come il Ritratto equestre di Giulio Brignole - Sale (1627).
Dopo l’Italia, van Dyck divenne uno degli artisti più richiesti d’Europa. Fu il ritrattista ufficiale delle corti reali più importanti, come quella asburgica nei Paesi Bassi, quella francese e soprattutto quella inglese, per conto di Carlo I Stuart (1600-1649).
L’utilizzo rubensiano-tizianesco del colore e la precisione psicologica fiamminga di van Dyck si conciliano con la vivacità e lo sfarzo delle raffigurazioni dei personaggi e delle ambientazioni dell’artista: sia per i ritratti che nelle opere di storie religiose e mitologiche.
6Rembrandt: vita, stile e opere
6.1Il grande maestro olandese
Rembrandt Harmenszoon van Rijn, noto semplicemente come Rembrandt (1606-1669), oltre ad essere l’artista più importante del Secolo d’oro olandese, fu uno dei principali protagonisti della pittura europea del Seicento.
Nato e formatosi a Leida, sotto la guida di Jacob Isaaczoon van Swanenburg (1571-1638) e di Pieter Lastman (1583-1633), Rembrandt si fece notare da Constantijn Huygens (1596-1687), che lo introdusse alla corte reale de L’Aja.
Rembrandt si trasferì ad Amsterdam, lanciato e supportato dal mercante olandese Hendrick Gerritszoon van Uylenburgh (1587-1661), e si affermò come ritrattista rinnovatore: degli esempi sono il Ritratto di Nicolaes Ruts (1631), oppure i celebri Lezione di Anatomia del Dottor Nicolaes Tulp (1632) e Ronda di Notte (1640-1642).
6.2Luci e ombre
Oltre ai ritratti, Rembrandt padroneggiò con originalità anche la pittura di genere, nonché quella religiosa e mitologica: da una parte era per rispondere alle esigenze dei suoi committenti aristocratici e, dall’altra, per confrontarsi con il Barocco.
Lo stile pittorico di Rembrandt non era mai sempre uguale a sé stesso: egli cambiava e sperimentava a seconda del genere e/o della commissione. Ciò che rimaneva il suo modo di trattare le luci, le ombre, i colori, lo spazio e le figure sempre a favore di un approfondimento psicologico e introspettivo.
Nonostante il successo e la popolarità, Rembrandt fu al centro di scandali e di dissesti finanziari: l’artista ebbe relazioni adultere e, soprattutto, dichiarò bancarotta a causa della sua scelta di vivere una vita al di sopra delle sue possibilità.
7Jan Vermeer: lo stile e le opere
7.1Il pittore di Delft
Su Johannes van der Meer (1632-1675), meglio conosciuto come Jan Vermeer, si hanno poche notizie. Quel che si sa è che fece dei viaggi formativi in Europa in età giovanile e che visse e lavorò per tutta la vita a Delft, sua città natale.
Inizialmente Vermeer riscosse una certa fama realizzando tele con soggetti biblici e mitologici. Tuttavia, solo alla fine degli anni Cinquanta, il pittore si impose con dei dipinti che ritraevano scene di vita quotidiana borghese.
Negli anni Sessanta del XVII secolo Vermeer realizzò i suoi dipinti più celebri, come la Donna che legge una lettera davanti alla finestra (1657), la Lattaia (1660 ca), Ragazza col turbante (1665), oppure la Ragazza con l’orecchino di perla, e il Geografo (1669).
7.2Un realismo intimo
Non si sa nulla della formazione di Vermeer, ma si può comprendere dai suoi quadri una conoscenza della tradizione fiamminga, degli stilemi post-caravaggeschi mediati dagli artisti della Scuola di Utrecht e delle opere di Orazio Gentileschi (1563-1639) e di Rembrandt.
Nonostante Vermeer fosse cattolico, scelse comunque di dipingere i temi amati dai collezionisti protestanti. Inoltre, guardando alle opere dell’artista, si nota come egli non scelga di realizzare ritratti in senso stretto: probabile che Vermeer non si volesse sminuire, sebbene ciò avrebbe significato più introiti e più fama.
Lo stile di Vermeer fu unico, inusuale e personale. Nessun pittore olandese o fiammingo ebbe questo modo di utilizzare la prospettiva, l’atmosfericità e la consistenza materica degli ambienti e dei personaggi nei loro dipinti. Il tutto avvolto in un tono intimo e allusivo.