Pierre Corneille: biografia e opere
Indice
1Biografia di Pierre Corneille
Pierre Corneille dominò la scena teatrale francese della prima metà del Seicento, fino a circa il 1660, quando fu scalzato da Racine. La sua opera entusiasmò il pubblico e infiammò – nel bene e nel male – la critica. Della sua vita personale si sa poco, ed è difficile scorgere l’uomo Corneille dietro alla mole della sua produzione: 33 pièces scritte in 45 anni, di cui una assieme a Molière.
Nacque nel 1606 da una famiglia di funzionari reali e magistrati a Rouen. In quella città fioriva l’attività teatrale, e lui, studiando al collegio dei Gesuiti, vi incappò presto. Abbandonò all’improvviso una promettente carriera di avvocato per dedicarsi al teatro.
A ventitré anni, nel 1629, scrisse la prima commedia, Mélite. La commedia era un genere in disuso da anni – in favore delle farse ispirate alla tradizione medievale e alla Commedia dell’Arte –, ma Mélite fu un successo.
Con le sue commedie, come la barocca Illusion Comique (1636), Corneille contribuì a rinnovare il teatro comico.
Dal 1629 al 1635 fu uno dei cinque autori sovvenzionati dal cardinale Richelieu, per scrivere pièces su richiesta. Médée (1634) è la prima tragedia di argomento mitologico greco, passaggio obbligato per un autore di teatro nell’epoca del classicismo.
La Francia rivendicava allora il primato europeo nell’imitazione dei classici, costruendo il mito del grand siècle. L’imitazione andava fatta secondo una norma che seguiva la Poetica di Aristotele: la finzione teatrale doveva rispondere ai criteri dell’unità di luogo, tempo, azione, della verosimiglianza, e fondarsi sul buon senso e sulla ragione. Il genio di Corneille, però, si allontanò presto sia da questa «dottrina ufficiale», sia dalla cerchia di Richelieu – anche se continuò a beneficiare del mecenatismo di Stato.
2Corneille e le tragedie eroiche
Nel 1637 scrisse il suo capolavoro: Le Cid, che diventò un’opera di riferimento, con la quale attori e studenti erano obbligati a misurarsi. Un «classico» per eccellenza insomma, anche se attaccato dalla critica perché non rispettava la norma classicista; al punto da generare la polemica nota come la Querelle du Cid, che proseguì fino al 1660.
Le Cid è infatti una tragicommedia, genere ibrido (anche se nel 1648 l’autore cambiò il sottotitolo in «tragedia»): ricca di elementi romanzeschi e barocchi, ha un esito felice, sebbene le premesse siano drammatiche. Il tema eroico è anche politico, perché l’onore dell’eroe sta nel rispondere ai doveri del suo ruolo nella famiglia e nella società.
Al contrario della tragedia classica, quella di Corneille:
- finisce bene ed è essenzialmente ottimista: lo scopo è esaltare la gloria dell’eroe che, di fronte a dilemmi personali e sociali a un tempo, fa primeggiare l’onore e il dominio sulle passioni;
- deroga al principio della verosimiglianza, ammettendo non solo il possibile, ma anche lo straordinario;
- lo svolgimento non segue necessariamente l’unità di luogo, tempo e azione;
- antepone il piacere del pubblico al rispetto di rigide regole.
3Le Cid, trama
Corneille trae ispirazione dalla commedia Mocedades del Cid di Guillén de Castro, che mescolava storia e leggenda romanzesca del Cid Campeador. Alla corte di Siviglia Rodrigue e Chimène si amano. Don Gomès, padre di Chimène, durante una lite schiaffeggia Don Diègue, padre di Rodrigo.
Questi è costretto dal codice d’onore a sfidare in duello chi ha offeso suo padre, e finisce per uccidere Don Gomès. Chimène è costretta a chiedere vendetta per il padre al Re, e Rodrigue le offre la sua vita: ma lei rifiuta, perché lo ama ancora. I Mori attaccano la città: Rodrigue è chiamato a combattere e si fa valere. Credendolo morto, Chimène rischia di svenire.
Il re decide allora di risolvere la controversia tra i due con un duello. Per battersi contro Rodrigue, Chimène sceglie Don Sanche, suo pretendente. Rodrigue vince, ma risparmia la vita al rivale. Salvato l’onore, il re accorda a Chimène il matrimonio con Rodrigue, ma dopo un anno di lutto.
4Tragedie ambientate nella Roma di Augusto e tragedia sacra
Sono ambientate in una Roma antica idealizzata, quella dell’epoca di Augusto, le tragedie che celebrano l’assolutismo della monarchia francese. In Horace (1640), lo scontro tra Orazi e Curiazi richiama la storia contemporanea, con il conflitto tra Francia e Spagna. La gloria degli eroi è accresciuta dalla rinuncia agli affetti, in nome dell’amore per la patria, per la quale si muore.
Anche in Cinna (1642), la congiura ordita ai danni di Augusto da Émilie, poi tradita da un innamorato geloso, richiama i tentativi di congiura contro Richelieu, in un periodo in cui molti oppositori vennero giustiziati. Augusto perdona la traditrice, dando prova di saper dominare le proprie passioni. L’autore esalta la funzione provvidenziale della monarchia assoluta, dipingendo i nobili come falsamente preoccupati per la libertà, e molto attaccati, in realtà, ai loro privilegi.
Nel 1641 Corneille si sposò con Marie de Lamperière. Nel 1637 suo padre aveva ottenuto un titolo nobiliare da Anna d’Austria, moglie di Luigi XIII. Tra il 1642 e il 1643 andò in scena il Polyceute, tragedia sacra (dal 1652 sottotitolata tragédie chrétienne), con un intrigo amoroso, politico e religioso, nel quale i protagonisti sono eroi, perché vivono l’amore come sacrificio.
5Tragedie storiche di Corneille
Con la morte di Richelieu nel 1642, e quella di Luigi XIII nel 1643, il mecenatismo di stato subì una stretta. La vita politica e culturale cambiò, l’assolutismo monarchico fu messo in crisi dalle rivolte, e le tragedie di Corneille smisero di celebrare il potere per darne invece una visione pessimista. Ne La Mort de Pompée (1643), non c’è un sovrano provvidenziale ma un tiranno egoista.
Nelle tragedie successive, la Roma degli anni gloriosi sparì dalla scena, e apparve un universo fantastico, ricco di elementi romanzeschi, come nella tragicommedia. Rodogune (1645) si svolge nel regno ellenistico di Siria, dove la regina Cleopatra perpetra crimini feroci: invece di dominare le passioni, ne è dominata.
Théodore Vierge et Martyre (1646) è una tragédie chretienne, ma ben diversa dal Polyceute: una santa cristiana, circondata da sadici personaggi, è costretta a prostituirsi.
6Tragedie di tipologie diverse
Nel 1647 Corneille fu eletto all’Academie française, istituzione creata nel 1634 da Luigi XIII, allo scopo di normare lingua e letteratura. Le opere degli anni successivi, tutte diverse l’una dall’altra, testimoniano una grande capacità di sperimentare nelle forme drammatiche. Andromède (1650) è una tragedia mitologica, che si ispira all’opera italiana per l’aspetto musicale e l’uso delle macchine di scena.
Con Don Sanche d’Aragon (1650), l’autore tornò alla tragicommedia eroica ambientata in Spagna.
Nicomède (1651) era direttamente ispirata all’attualità politica contemporanea (il potere, indebolito, stava affrontando le rivolte), e sembrava tornare all’ottimismo delle prime tragedie.
Seguì però Pertharite (1651), cupa storia di ambientazione longobarda: fu un fallimento, e segnò uno stallo nella produzione di Corneille. I gusti del pubblico stavano cambiando: era iniziata l’epoca in cui le tendenze culturali si forgiavano nei salotti, dove le avventure galanti erano più alla moda di quelle eroiche.
7Ultime tragedie e fine della carriera
Nel 1659 tornò sulla scena con la tragedia classica per eccellenza, Œdipe, ibridata però con il nuovo gusto per la galanterie, come anche La conquête de la Toison d’or (1660).
Nel 1660 curò l’edizione completa delle sue opere, corredata da tre discorsi teorici, che chiarivano la sua idea di drammaturgia, e la sua posizione rispetto alla troppo rigida «norma classicista».
Le ultime opere, di nuovo di ambientazione romana, Sertorius (1662) e Suréna (1674), sono avvolte in un’aura di disincanto, in cui non c’è più spazio nemmeno per la gloria degli eroi: la stanchezza dovuta alla vecchiaia e la concorrenza con Racine erano ormai soverchianti.
Morì nel 1984, dieci anni dopo aver abbandonato la scena.