La pendola a carillon: testo e commento alla poesia di Eugenio Montale
Testo e commento alla poesia di Eugenio Montale La pendola a carillon, componimento proveniente dal Diario del '71 e del '72. A cura di Marco Nicastro.
La pendola a carillon: testo
Questa poesia è centrata sul tema della morte, pur non essendo questa nominata esplicitamente da Montale.
LA PENDOLA A CARILLON
La vecchia pendola a carillon
veniva dalla Francia forse dal tempo
del secondo impero.
Non dava trilli o rintocchi ma esalava
più che suonare tanto n’era fioca la voce
l’entrata di Escamillo o le campane
di Corneville: le novità di quando
qualcuno l’acquistò: forse il proavo
finito al manicomio e sotterrato
senza rimpianti, necrologi o altre
notizie che turbassero i suoi non nati nipoti.
I quali vennero poi e vissero senza memoria
di chi portò quell’oggetto tra inospiti mura sferzate
da furibonde libecciate – e chi
di essi ne udì il richiamo? era una sveglia
beninteso che mai destò nessuno
che non fosse già sveglio. Io solo un’alba
regolarmente insonne tradii l’ectoplasma
vocale,il soffio della toriada,
ma appena per un attimo. Poi la voce
della boîte non si estinse ma si fece parola
poco udibile e disse «non c’è molla né carica
che un giorno non si scarichi. Io ch’ero
il Tempo lo abbandono. Ed a te che sei l’unico
mio ascoltatore dico cerca di vivere
nel fuordeltempo, quello che nessuno
può misurare. Poi la voce tacque
e l’orologio per molti anni ancora
rimase appeso al muro. Probabilmente
v’è ancora la traccia sull’intonaco.
LA PENDOLA A CARILLON: COMMENTO
Per affrontare il tema della morte, l'autore descrive e narra un piccolo spaccato di storia di un vecchio orologio a muro, secondo quel procedimento letterario già visto in precedenza detto del “correlativo oggettivo” per cui un referente concreto viene usato da chi scrive per riferirsi ad un tema emotivo più personale, attraverso analogie e rimandi simbolici.
Diversi sono infatti i termini e le espressioni che richiamano, in modi più o meno indiretti, il tema della morte: vecchia, rintocchi, fioca la voce, sotterrato, necrologio, non nati, ectoplasma, estinse, abbandono, fuordeltempo. Montale induce abilmente il lettore a rallentare l'andamento della lettura tramite l'utilizzo di parole desuete, straniere, o relative alla sua specifica esperienza come:
- Escamillo
- Corneville
- nepoti
- traudii
- ectoplasma
- toriada
- boîte
con un effetto aggiuntivo di straniamento, di allontanamento del lettore dalla concretezza e riconoscibilità umana di quanto narrato. Si tratta di espedienti stilistici che permettono all'autore di facilitare nel lettore una condizione di maggiore ascolto, per meglio comprendere ciò che ha da dire.
CHI E' IL POETA?
Il poeta è infatti colui che riesce ad ascoltare la voce flebile delle cose («Ed a te che sei l'unico / mio ascoltatore»), che presta attenzione anche agli aspetti più nascosti o dimenticati della realtà, come può essere appunto un vecchio orologio, che però pur apparendo secondari nascondono dei segreti importanti. Il poeta è in qualche modo partecipe di un'altra dimensione della vita, che è oltre il tempo e che solo pochi colgono («e chi di essi ne udì il richiamo?»).
È necessario però abbandonare la normale concezione delle cose (razionale, quantitativa) per coglierne di più importanti («cerca di vivere / nel fuordeltempo, quello che nessuno / può misurare»). Si tratta tuttavia di momenti fugaci, epifanie straordinarie che bisogna essere pronti a cogliere («Poi la voce tacque / e l'orologio per molti anni ancora / rimase appeso al muro»).
La poesia si conclude con l'immagine straordinaria della traccia lasciata dal vecchio orologio sull'intonaco del muro (immagine che vale da sola tutta la poesia), che condensa perfettamente il concetto della morte, ciò che essa lascia a chi resta: un ricordo sempre più debole, un fantasma, l'ombra di qualcosa che c'è stato.
Si riaffaccia per un attimo anche in questa raccolta, contrassegnata spesso da toni ironici e sarcastici, mai aulica e sempre rassegnata, una concezione elitaria del poeta più tipica del primo Montale (e di certa tradizione romantica): il poeta è visto come un essere umano dotato di una sensibilità fuori dal comune, che lo mette nelle condizioni di percepire una realtà altra, di essere cioè in contatto con altre dimensioni dell'esistere.
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