Elio Vittorini e il mito americano

Il mito americano nelle opere di Elio Vittorini: scrittore siciliano e autore di un'antologia intitolata Americana, una serie di racconti di scrittori americani

Elio Vittorini e il mito americano
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ELIO VITTORINI E IL MITO AMERICANO

Emilio Cecchi (1884-1966), critico letterario e critico d'arte italiano
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Mentre Pavese può essere considerato la guida del mito americano per quanto riguarda il Piemonte, Vittorini lo è per la Sicilia.
Vittorini infatti ordina, commenta e in parte traduce una serie di racconti di scrittori americani in una antologia intitolata "Americana", pubblicata dall'editore Bompiani, con il quale aveva instaurato uno stretto rapporto epistolare e che influenzò anche alcune scelte di brani. Ma la pubblicazione del libro incontra non poche difficoltà; infatti il regime fascista impone in un primo tempo la sua censura e ne consente la pubblicazione solo a patto che vengano eliminate tutte le note dell'autore e la prefazione di Vittorini sia sostituita da una introduzione di Cecchi, più vicino al regime fascista. Cecchi fa parte con Linati e Praz della generazione precedente a quella dei giovani Pavese e Vittorini; questi scrittori, pur essendosi interessati alla letteratura americana, la considerano semplicemente una derivazione di quella inglese, "una sorta di figlio degenere".

VITTORINI E L'INFLUENZA AMERICANA

Le opinioni di Cecchi vengono però considerate eccessivamente negative da un giovanissimo letterato antifascista: Gaime Pintor. Secondo questo scrittore infatti l'immagine che Cecchi propone di questo paese è quella di un'America materialistica e priva di ideali, in antitesi quindi al pensiero di Vittorini che vede l'America come un modello da seguire per la sua spontaneità. La letteratura americana, infatti, è istintiva, non ancora fossilizzata; non si basa su una tradizione accademica ed è libera da ogni influsso scolastico.

Quello che attira di più di questi scrittori americani è la loro formazione di autodidatti; infatti molti di loro sono passati attraverso occupazioni diversissime, creandosi da soli e spesso in maniera molto disordinata un bagaglio culturale completamente diverso da quello tradizionale di tanti autori europei.

Anche Pavese sottolinea questo aspetto nella nota alla traduzione di "Dark Laughter": "l'autore di questo libro era un giovane operaio che passava le sere buttato sul lettuccio in una camera ammobiliata ...a leggicchiare le cose più disparate ... Il giovane Anderson leggeva. Leggeva di tutto: dai Commentarii di Cesare, alle biografie del Rinascimento".
La stessa cosa si può verificare in Faulkner, la cui formazione è ugualmente irregolare sia dal punto di vista culturale che professionale. In prevalenza i protagonisti dei loro romanzi appartengono ad una classe sociale non elevata; sono negri, operai, contadini, sbandati, prostitute, cioè gente normalmente esclusa dalla narrazione letteraria.

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