Paura del rifiuto: perchè temiamo di essere rifiutati

Perchè temiamo così tanto il rifiuto? Che si tratti di una relazione romantica, di un’amicizia, di parenti, compagni o colleghi, essere rifiutati è un’esperienza che può essere molto dolorosa e che spesso genera sofferenza in chi la vive.

Paura del rifiuto: perchè temiamo di essere rifiutati
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PERCHE' IL RIFIUTO DEGLI ALTRI CI FA STARE MALE?

Come gestire la paura del rifiuto
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Questo meccanismo evolutivo ha permesso alla nostra specie di apprendere che il rifiuto è doloroso, quindi fa paura (anche se ai giorni nostri non rappresenta più un reale rischio alla sopravvivenza, questo continua ad essere il modo con cui il nostro cervello lo elabora) e perciò siamo portati a mettere in atto dei comportamenti volti ad evitarlo. Dunque, quando questo evitamento non funziona e veniamo rifiutati ci troviamo quindi ad avere a che fare con un grande dolore e con la sofferenza che ne consegue.

PERCHE' ALCUNE PERSONE HANNO PIU' PAURA DI ESSERE RIFIUTATE

Ognuno di noi nella vita va in contro ad esperienze di rifiuto, ma alcuni di noi sono più preoccupati rispetto ad altri di essere rifiutati o abbandonati. Solitamente questa paura è la conseguenza di esperienze dolorose del passato: infatti, vivere esperienze di rifiuto precoci genera un dolore tale da condizionare chi vive questa esperienza al punto da investire tantissime energie nel cercare di evitare di viverlo nuovamente.

Quindi maggiori sono le esperienze di rifiuto che viviamo e maggiore sarà la paura di viverne altre. Inoltre queste esperienze hanno effetti negativi anche sull’autostima, sul senso di valore personale e di amabilità e, in generale, sul modo in cui ci si rappresenta le relazioni, con il rischio di adottare degli schemi relazionali poco funzionali e talvolta molto dannosi, che spesso generano ulteriori rifiuti.

COME PRENDERSI CURA DEL DOLORE DI ESSERE RIFIUTATI

Spesso sentirsi rifiutati o abbandonati può portare a due modalità opposte di affrontare la situazione:

  • comportamenti di isolamento o autopunizione accompagnati da pensieri di autocritica o altamente pessimistici sulle relazioni future;
  • ricerca esagerata e continua di attività e compagnia per evitare di sentire la sofferenza.

In entrambi questi casi il dolore causato dal rifiuto non viene accolto e confortato in modofunzionale. Fermo restando che ognuno di noi necessità di cure e bisogni differenti per prendersicura del proprio dolore, oltre ad un eventuale psicoterapia se necessario, ci sono alcune pratiche chepossono essere d’aiuto:

  • scrivere ciò che si prova per dare forma e spazio ad emozioni, sentimenti e pensieri;
  • fare un elenco di attività che consideriamo delle “coccole” e ritagliarsi il tempo per svolgerle;
  • non mettersi fretta e non cercare di sostituire a tutti i costi quell’assenza, il dolore richiede tempo;
  • cercare il contatto e momenti di qualità con le persone a noi più care;
  • dedicare del tempo ad attività ed esperienze che rimandiamo da tempo;
  • ricordare a noi stessi ogni giorno che essere rifiutati non ha nulla a che fare con il nostro valore, non vuol dire che non siamo abbastanza o che non siamo amabili;

Il modo migliore per affrontare una sofferenza è sempre concedersi di viverla, lasciando lo spazio ed il tempo necessari, sapendo però che non durerà in eterno.

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