Paralimpiadi: significato, storia e atleti dei Giochi Paralimpici
Le Paralimpiadi sono una competizione sportiva quadriennale che mette in competizione atleti con disabilità, divisi per categorie
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Paralimpiadi: significato, storia e atleti dei Giochi Paralimpici
L’importanza delle Paralimpiadi trascende lo sport e tocca, nelle sue vette più alte, la validazione e il giusto riconoscimento delle persone diversamente abili. Di solito le Paralimpiadi cominciano poco dopo le Olimpiadi, e mettono in campo i migliori atleti disabili del mondo per dimostrare a chiunque che, con il duro lavoro e la giusta dose di determinazione, tutti i limiti si possono superare.
Questa competizione sportiva quadriennale ha origini più recenti rispetto alle Olimpiadi, e costituisce un importante traguardo per la società moderna e i diritti civili.
Le origini delle Paralimpiadi
Le moderne Paralimpiadi hanno avuto origine nel 1948, quando Ludwig Guttmann, neurologo tedesco rifugiatosi in Gran Bretagna per sfuggire alle persecuzioni dei nazisti, pensò di introdurre lo sport all’interno del regime di recupero dei soldati feriti o gravemente mutilati dalla guerra.
L’idea, che oggi con la riabilitazione e la fisioterapia può sembrarci quasi scontata, è stata una vera rivoluzione nel pensiero medico e nella vita dei convalescenti. Se prima il riposo assoluto era la migliore medicina, con conseguenti atrofie muscolari e recuperi lentissimi, lo sport poteva in qualche modo accelerare la guarigione e la rimessa in sesto dei soldati, sia dal punto di vista fisico che mentale.
Guttman è stato nominato direttore del centro delle lesioni spinali di Stoke Mandeville, in Inghilterra, proprio nell’anno in cui cadevano le Olimpiadi a Londra. Fu proprio in quell’occasione che Guttmann indisse i primi giochi per persone disabili mielolese, ovvero persone che hanno subito lesioni al midollo spinale.
Se Roma non è stata costruita in un giorno, così è stato per le paralimpiadi. Durante i “giochi di Stoke Mandeville”, un precursore di ciò che sarebbe diventato in futuro quel progetto, quattordici uomini e due donne si sono sfidati nella disciplina del tiro con l’arco. L’iniziativa, nata nel piccolo di una clinica, ha fatto rapidamente il giro del mondo. Nel 1952 sono diventate un’attività internazionale quando vi hanno preso parte anche alcune delegazioni olandesi.
Le prime Paralimpiadi moderne
Nel 1960 sono nate le cosiddette Paralimpiadi moderne proprio durante le competizioni sportive delle Olimpiadi di Roma. Guttmann, grazie al provvidenziale aiuto dell’amico e collega Antonio Maglio, ha gettato le basi per una competizione sportiva paralimpica su base internazionale. Quello è stato il primo anno, infatti, in cui le Paralimpiadi si sono svolte nella stessa città delle Olimpiadi. C’è voluto ancora qualche anno prima che venissero indetti ufficialmente i primi Giochi Paralimpici, però.
La prima vera edizione si è svolta in Svezia, dal 21 al 28 febbraio del 1976, con l’edizione invernale che vedeva competizioni di sci alpino, sci nordico per amputati e ipovedenti e slittino come gare di dimostrazione che “si può fare”. All’evento hanno partecipato ben 16 nazioni, con 98 atleti disposti a mettersi in gioco e dare prova che tutto è possibile, con la giusta dose di determinazione.
La bandiera delle Paralimpiadi
La bandiera Olimpica è stata concepita per includere i cinque colori più presenti nelle bandiere di tutti i Paesi.
I cerchi intrecciati rappresentano il legame che unisce tutte le nazioni del mondo, e sono cinque proprio perché identificano il numero di continenti del globo. Insomma: il simbolo Olimpico identifica l’universalità di questo spirito sportivo che unisce tutti, ovunque ci si trovi.
Per quanto riguarda la bandiera Paralimpica, il simbolo è un po’ diverso, ma non per questo meno suggestivo: al posto dei cinque classici cerchi, troviamo tre agitos (dal latino “Io mi muovo”): uno blu, uno verde e uno rosso. Anche loro sono tre dei colori più utilizzati dalle bandiere del mondo. Il logo, invece, rappresenta il corpo, la mente le lo spirito degli esseri umani – fulcri della loro identità.
Quando e come si svolgono le Paralimpiadi?
I Giochi Paralimpici estivi si svolgono nella stessa città di quelli Olimpici. Lo stesso vale per l’edizione invernale dei giochi. Parigi ospiterà nel 2023 i XVII Giochi Paralimpici Estivi. Nel 2026 si terranno invece i Giochi Paralimpici Invernali a Milano e Cortina D’Ampezzo.
Siccome le disabilità non sono tutte uguali, nel tempo il Comitato Paralimpico Internazionale ha lavorato (e sta lavorando) alla creazione di classificazioni ufficiali per gli sport per disabili. Questa classificazione, nota come codice, permette agli atleti di gareggiare in categorie specifiche basate sulla tipologia e il grado di disabilità. Tra esse troviamo, per esempio: amputazione, paralisi celebrale, disabilità intellettiva, sedia a rotelle, cecità, sordità, altre (sclerosi multipla o nanismo, per esempio).
Gli atleti paralimpici che hanno fatto la storia
Ci sono così tanti atleti paralimpici che, con le loro storie di riscatto individuale e coraggio, hanno qualcosa da insegnarci, che ci si potrebbe scrivere un libro. Pensiamo per esempio a Jessica Long, Birgit Skarstein, Carol Cooke e Parfait Hakizimana, per citarne solo una minima parte. Molti di questi atleti non hanno dovuto solo combattere per convivere con la loro disabilità, ma anche guerre civili e ostacoli geopolitici.
Parliamo per esempio di Markus Rehm, soprannominato “Blade Jumper” perché gareggia nel salto in lungo (codice T64) nella categoria dedicata ad atleti con amputazioni che comportano protesi. Già atleta prima dell’incidente, Rehm ha scelto di non arrendersi. All’attivo ha 4 Ori Paralimpici e tantissimi altri premi. L’11 giugno 2022 a Innsbruck, in occasione del Golden Roof Challenge, Rehm ha saltato 8,66 metri – lunghezza che supera il record mondiale dei normodotati, pari a 8,62 metri. Esattamente come Oscar Pistorius, Rehm ha provato senza riuscire a farsi ammettere anche alle Olimpiadi.
Sarah Storey è una ciclista britannica e una delle atlete paralimpiche più prolifiche di sempre. Pensiamo che ha vinto 9 Ori Paralimpici prima di raggiungere i 19 anni. All’attivo, ad oggi, ha 28 medaglie (17 d’oro) e una serie di record mondiali nei 3000m individuali. Storey compete nella categoria C5 poiché è nata senza la mano sinistra.
Shingo Kunieda è nato in Giappone e pratica il tennis in carrozzina. Anzi, a dire la verità ce ne sono pochi che lo praticano bene quanto lui: è il n°1 del ranking mondiale della sua categoria.
Oltre ad essere una forza della natura nel Grande Slam, ha anche ottenuto 2 Ori Paralimpici e un Bronzo. In una recente intervista ha dichiarato: “Spero che molti bambini con o senza disabilità possano guardare gli sport paralimpici e comprendere le infinite possibilità dell’umanità”. Kuneida è rimasto paralizzato da piccolo, come conseguenza di un tumore spinale.
Infine non possiamo non menzionare Beatrice Vio, conosciuta da tutti come Bebe, una delle atlete paralimpiche italiane più influenti anche all’estero. Dal 2011 ha vinto tutti i tornei più importanti di scherma, la sua disciplina, e le sue vittorie sono particolarmente sentite per via dei suoi trascorsi. A 11 anni Beatrice è stata colpita da una grave forma di meningite che ha costretto i medici ad amputarle gambe e braccia pur di tenerla in vita. Dopo una lunga guarigione, Vio è diventata la prima schermitrice al mondo a gareggiare con non una, non due ma ben quattro protesi artificiali.
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