Padre del ciel dopo i perduti giorni: parafrasi e temi

Padre del ciel dopo i perduti giorni: testo, parafrasi e tematica principale del sonetto del Canzoniere di Francesco Petrarca

Padre del ciel dopo i perduti giorni: parafrasi e temi

Padre del ciel dopo i perduti giorni: testo

Padre del ciel dopo i perduti giorni: parafrasi e tema principale

Padre del ciel, dopo i perduti giorni,
dopo le notti vaneggiando spese,
con quel fero desio ch’al cor s’accese,
mirando gli atti per mio mal sì adorni,

piacciati omai col Tuo lume ch’io torni
ad altra vita et a più belle imprese,
sì ch’avendo le reti indarno tese,
il mio duro adversario se ne scorni.

Or volge, Signor mio, l’undecimo anno
ch’i’ fui sommesso al dispietato giogo
che sopra i più soggetti è più feroce.

’’Miserere’’ del mio non degno affanno;
reduci i pensier’ vaghi a miglior luogo;
ramenta lor come oggi fusti in croce.

Padre del ciel dopo i perduti giorni: parafrasi

Padre del cielo, dopo i giorni sprecati,
dopo le notti spese in inutili pensieri d'amore,
accompagnato della bruciante prepotente passione che mi accese il cuore
osservando gli atti di Laura, così aggraziati per mia sventura

vi ciedo di fare in modo con la tua luce che io ritorni
ad una vita diversa e ad azioni più belle in virtù di un illuminazione
così che, dopo aver teso inutilmente le reti per catturarmi
il diavolo mio avversario resti sconfitto.

Ora comincia, signore mio, l'undicesimo anno
da quando sono stato sottomesso all'opprimente amore
che è più crudele con chi è più arrendevole

Abbi misericordia del mio indegno tormento;
riconduci i miei pensieri che seguono falsi obbiettivi su quelli migliori
ricorda a loro che tu in questo giorno fosti crocefisso.

Padre del ciel dopo i perduti giorni: testo: temi principali

Questo sonetto, risalente al 1338, che porta il numero 112, appartiene alle rime “In vita di Madonna Laura”. Questa poesia, strutturata come una preghiera, è caratterizzata da una tematica religiosa, in questo sonetto vi è il disgusto per una passione terrena; l’amore è visto come una vera ossessione. Da questa presa di coscienza, nasce il bisogno di liberarsi dell’ossessione, di purificarsi.

Il problema trattato da Petrarca è quello del rimorso e del pentimento: vi è un passato caratterizzato dalla debolezza e dall’errore; un presente che risulta il tempo della precarietà e dell’incertezza che solo la fede in Dio può risolvere caratterizzando quindi il futuro come tempo della liberazione.

L’invocazione a Dio, con cui si apre la poesia, è seguita dal ricorso del tempo perduto nel vaneggiamento e nella colpa; è una specie di confessione che chiede un aiuto divino e la grazia per sconfiggere anche il diavolo.

Questo sonetto venne scritto l’undicesimo anno da quando Petrarca fu sottomesso alla spietata passione d’amore per Laura.

Prima quartina: rievocazione dell'innamoramento in chiave negativa: dopo l’invocazione a Dio, il Petrarca si volge al proprio passato, considera retrospettivamente la vana esperienza d’amore paragonata ad un tormento.

Seconda quartina: preghiera, ricollegandosi alla precedente invocazione, si volge idealmente al futuro, a contemplare nella preghiera la pace spirituale tanto desiderata.

Prima terzina: precisa il racconto dell'innamoramento, muovendo dal presente al passato, misura per così dire la durata di un tormento che non è ancora cessato.

Seconda terzina: preghiera, scandisce in tre versi la triplice invocazione e preghiera a Dio, Misere… reduci… ramenta: tre imperativi.

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