Oscar Wilde: riassunto di letteratura inglese

Riassunto di letteratura inglese su Oscar Wilde: la vita e la filosofia estetica del poeta e scrittore irlandese dell’età vittoriana.

Oscar Wilde: riassunto di letteratura inglese
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Oscar Wilde: riassunto di letteratura inglese

Oscar Wilde
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Oscar Wilde nacque a Dublino nel 1854 e morì a Parigi nel 1900; il padre era un oculista di fama europea, la madre scrisse qualche trattato che sosteneva l’indipendenza dell’Irlanda e riunì nel suo salotto un gruppo di intellettuali di cui Oscar ascoltava spesso idee ed opinioni.

Cresciuto nella religione protestante, Wilde studiò alla Portora Royal School di Enniskillen ed al Trinity College di Dublino, dove si distinse come latinista e grecista e vinse una borsa di studio per il Magdalene College di Oxford. Si stabilì a Londra e si autoproclamò capo del movimento estetico.

Già prima dell'uscita dei suoi Poems nel 1881, Wilde era una figura caratteristica nel panorama letterario, le sue stranezze e i suoi comportamenti eccentrici erano già ben noti alla società londinese. Si trasferì negli Stati Uniti nel 1882, descrivendo il movimento estetico e parlando dell'importanza del bello in contrapposizione agli orrori della società industriale.

Benché il pubblico non lo prendesse sul serio, il viaggio gli consentì di sviluppare le sue idee sull’estetismo e diffonderle anche nel continente americano.

Tornato a Londra pubblicò una tragedia d'ispirazione elisabettiana, The duchess of Padua (La Duchessa di Padova), che però ottenne un scarso successo; sposò Constance Lloyd, figlia di un avvocato di Dublino, e si stabilì a Chelsea, dove nacquero i due figli, Cyril nel 1885 e Vyvyan nel 1886. Sempre immerso nel gran mondo dell'arte e della mondanità, Wilde assunse un tenore di vita splendido, arrotondando la dote della moglie con l'attività giornalistica. Gli anni fra il 1887 ed il 1895 contengono il meglio dell'attività di Wilde.

Escono su varie riviste suoi racconti umoristici ed ironici e il famoso romanzo The picture of Dorian Gray (Il ritratto di Dorian Gray) nel 1891, che fu subito un successo di scandalo.

Un altro saggio, The soul of man under socialism (L'anima dell'uomo sotto il socialismo) del 1891, condannava la civiltà industriale, e seguiva modelli anarchici nella visione di una società futura dove le macchine, assumendosi il peso del lavoro abbruttente, avrebbero consentito all'individuo di coltivare la propria personalità.

In Seguito Wilde conosceva un improvviso successo come autore di commedie. Le più importanti sono: An ideal husband (Un marito ideale) del 1895, e The importance of being Earnest (L'importanza di chiamarsi Ernesto) del 1895.

Il successo finanziario e mondano causò, in un certo senso, la rovina di Wilde. Una volta che fu al centro dell'attenzione generale, l'irlandese si rimise a provocare il pubblico atteggiandosi in modi eccentrici, ma senza più l'autoironia della giovinezza; sembrandogli di avere raggiunto il culmine di ogni possibile aspirazione, cominciò a parlare di quella catastrofe che sola avrebbe reso perfetto quel capolavoro che affrettava di andar componendo con la propria vita.

Da anni, e sempre più apertamente, si era dato a pratiche omosessuali proibite dalla legge inglese; il violento marchese di Queensberry, padre del giovane poeta e amico di Wilde Lord Alfred Douglas (Bosie), insultò l'esteta in un biglietto, e ne venne querelato per diffamazione.

Al processo, Queensberry dimostrò la fondatezza della sua accusa e Wilde, passato sul banco degli imputati, fu condannato a due anni di carcere duro, con conseguente rovina sociale ed economica.

I suoi libri scomparvero dalle vetrine e le commedie dai cartelloni, i suoi beni furono venduti all'asta per pagare le spese del processo, i figli furono sottratti alla sua tutela. Scontata la pena, dovette riparare sul Continente, sotto lo pseudonimo di Sebastian Melmoth. Morì di meningite in un modesto albergo parigino, essendosi convertito in extremis alla religione cattolica, il 30 novembre 1900.

Oscar Wilde: Estetismo

Oscar Wilde visse nella seconda metà dell’800, quindi in piena età vittoriana, la società inglese in quegli anni era molto rigida e complessa: la presenza di tabù ed etichette da seguire era molto pressante e gli spiriti liberi come Wilde all’inizio potevano essere considerati buffi e stravaganti ma a lungo andare creavano scandalo e, a questo punto, nessuno voleva avere a che fare con loro.

Wilde fu il primo grande scrittore a sostenere la corrente estetica, una filosofia che si basava su tre punti principali:

  1. L’artista è un creatore di opere straordinarie ed uniche e le sue creazioni sono al di fuori da qualsiasi contesto politico o religioso.
  2. La vita imita l’opera d’arte.
  3. La propria vita, essendo unica ed irripetibile, non va sprecata con inutili occupazioni, quindi nasce la filosofia del “dolce far niente” che prevede una vita basata sul culto della propria persona e sull’ingegnarsi su come riuscire ad avere degli stimoli in un mondo conformista che rifiuta il diverso.

Dall’unione di questi tre punti fondamentali nasce la figura dell’esteta, un individuo interessato solamente al culto della propria persona, che si circonda di oggetti stupendi ed unici, che possiede un fascino irresistibile sulle donne ma, non solo: possiede uno charm capace di piegare qualsiasi persona, è una figura di successo, ama stupire e dar spettacolo, odia la noia e per questo è nella costante ricerca di fonti di divertimento che però, per sua sfortuna, sono brevi come lampi e all’esteta rimane davvero poco tempo per poterli assaporare.

La vita dell’esteta dunque presenta una facciata magnifica ma dentro egli è combattuto perché con il passare degli anni le fonti di divertimento sono sempre meno e sempre più difficili da trovare. Quindi il tentativo di trasformare la propria vita in un opera d’arte è destinato a fallire.

Il ritratto di Dorian Gray

Il ritratto di Dorian Gray” è sicuramente l’opera di Wilde in cui la figura dell’esteta si delinea meglio; il protagonista possiede tutti i requisiti per incarnare questo modello. E’ di bell’aspetto, è giovane, istruito e di buona famiglia, in più possiede un dono che la realtà non offre a nessuno: egli non invecchia, anzi è il suo ritratto a invecchiare per lui, quindi lo si può definire un esteta idealizzato perché non sente la vecchiaia che si avvicina e le sue fonti di divertimento, in linea teorica, non diminuiscono.

Ma conserva lo stesso travaglio interiore che colpisce chi segue quella filosofia di vita. Il ritratto di Dorian Gray non solo invecchiava al posto suo ma, in un certo senso, assorbiva le sue colpe e le rendeva visibili; questo inorridiva il protagonista che si vergognava di mostrare il quadro alla gente. Alla fine Dorian, dopo aver ucciso l’autore del dipinto perché aveva visto come era diventato il ritratto, pugnala il quadro ma in realtà non fa che pugnalare se stesso, i suoi delitti, la sua incapacità di vivere veramente e muore.

Critica alla società di Oscar Wilde

Perfino Wilde cercò di seguire la filosofia estetica nella sua vita, suscitando stupore e scandalo, provò sempre a disorientare le persone che lo circondavano assumendo atteggiamenti a volte contraddittori tra loro. Tutto questo fu sicuramente un atteggiamento di sfida e di protesta verso la società, una società fredda e rigida, fondata tutto sull’apparenza e non sulla sostanza. Una società dove l’artista, per essere considerato, doveva dare al pubblico quello che il pubblico voleva e non più quello che egli si sentiva di dare, una società superficiale e materialista in cui contavano solo i beni posseduti o i soldi guadagnati, una società divisa, degradata e conflittuale dove i ricchi si arricchivano sempre di più e dove i poveri erano sempre più poveri, dove la giustizia e libertà erano un lusso che pochi si potevano permettere, una società schiava del profitto e della speculazione dove gli affari contavano tutto e i rapporti sociali si appiattivano al solo interesse economico. La nuova classe sociale dominante era la borghesia che si era arricchita enormemente grazie al massiccio processo di industrializzazione inglese durante i primi anni dell’800, essa aveva scalzato la vecchia aristocrazia ormai decaduta, e tutto questo cambiò radicalmente l’orizzonte degli artisti: essi infatti erano tradizionalmente legati alla classe nobiliare per la quale lavoravano e dalla quale venivano mantenuti. Ora però i nobili non erano più in grado di mantenere attorno a sé un gruppo di artisti, non avevano più le risorse, era una classe sociale che stava morendo.

Quindi gli artisti si trovavano di fronte ad un bivio: o affondare insieme alla nobiltà o cercare nuovi sbocchi per divulgare le loro opere e cercare quindi di mantenersi. Naturalmente la stragrande maggioranza degli artisti abbracciò la seconda ipotesi, ma questo li porto allo scontro con una realtà molto diversa dalle corti nobiliari.

Come abbiamo detto la nuova classe predominante era la borghesia che però era una classe sociale molto concreta e calcolatrice, con il commercio, le speculazioni, gli investimenti si era guadagnata un posto importante in tutta la società europea. Ma questi uomini, in generale, non possedevano certamente la cultura di un nobile, non avevano studiato, non erano colti e quindi era naturale che non potessero apprezzare le opere raffinate degli artisti, che dunque dovettero adattarsi al livello culturale dei nuovi “padroni”.

Gli artisti così per vivere dovettero mettersi in proprio e produrre non solo per un elite esclusiva di persone ma per tutti.

I contenuti stessi dovevano cambiare, non interessava più un’arte astratta e lontana dalle persone, la società voleva un’arte concreta di significato universale, che tutti potessero capire e comprendere, da qui alla svalutazione della figura del poeta il passo è breve.

L’artista non è più colui che crea cose straordinarie, ma è un uomo come tanti che racconta una storia dal suo punto di vista, una storia che magari non è quello che gli interessa veramente ma è la storia che il pubblico vuole. L’arte in questo modo diventa una merce, si svaluta e perde quel connotato di fonte di saggezza ed esperienza.

Ma c’è chi si rifiuta di subordinarsi a tutto questo, ed è in quest’ottica che si inseriscono gli atteggiamenti limite di Wilde. Egli rifiuta categoricamente questa nuova figura dell’artista e cerca di riprendere il vecchio modello, che però è superato ed obsoleto per questa società.

L’atteggiamento di protesta è evidente; oltre che nella sua vita, anche nelle sue opere dove la ricca borghesia e la vecchia nobiltà decaduta vengono ridicolizzate, egli fa apparire i personaggi appartenenti a queste classi sociali come sciocchi, viziati, si preoccupano per gli aspetti più banali della vita ignorado completamente gli aspetti fondamentali, i valori vengono completamente ribaltati, le decisioni vengono prese sulla base di principi completamente ribaltati, nelle sue opere nulla è ovvio.

La commedia “The Importance of Being Ernest” ridicolizza palesemente le due classi sociali, ma queste non capirono che l’ignoranza e la stupidità messe in scena sul palcoscenico rappresentavano proprio il loro stereotipo, e questa fu la rivincita dell’artista cercata da Wilde: riuscire ad aver successo tra il pubblico pur mantenendo le distanze da questo e manifestando la propria superiorità in quanto artista, fece tutto ciò senza che nessuno di loro se ne accorgesse.

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