Maxi orale maturità 2022, percorso sulla solitudine

Come collegare il tema della solitudine per l'orale della maturità: percorso interdisciplinare che unisce le materie all'attualità del distanziamento sociale

Maxi orale maturità 2022, percorso sulla solitudine
redazione

Maturità 2022, percorso sulla solitudine

Automat, la solitudine in Hopper
Fonte: getty-images

Uno degli aspetti più immediati della pandemia che stiamo vivendo è collegato irrimediabilmente alla solitudine. L'isolamento forzato porta come conseguenza l'allontanamento da tutto il mondo dei propri affetti, e soprattutto dalla socialità in senso più lato.

L'uomo è un animale sociale, diceva Aristotele nella sua Politica. E in quanto tale, ha bisogno di aggregarsi per poter progredire come comunità e trovare stimoli come singolo. Ma cosa accade quando questo non accade? Ne hanno parlato in tanti nel corso del tempo, prorio a partire dall'Antica Grecia.

Ecco perché, in questo momento in cui siamo obbligati al distanziamento sociale, ti proponiamo un percorso sulla solitudine, che puoi portare all'orale dell'esame di maturità anche ricollegandolo alla tua esperienza personale vissuta in questi due difficili anni. Quest’anno non sappiamo ancora come sarà l’esame: si tornerà a un esame tradizionale oppure si riproporrà un maxi orale? In ogni caso, al colloquio dovrai dimostrare ai prof di riuscire a collegare un argomento alle diverse materie.

Storia: la globalizzazione e la solitudine di massa

La globalizzazione è stata la vera rivoluzione dell'epoca moderna, un cambiamento epocale che ha cambiato radicalmente le abitudini delle persone, i loro consumi, i loro modi di informarsi e interagire con gli altri. Tra gli aspetti da considerare ce ne sono almeno tre particolarmente rilevanti:

  • Un nuovo e più veloce accesso alle informazioni
  • Un maggiore scambio di prodotti e materie prime
  • Uno sviluppo tecnologico che ha contribuito alla nascita della new economy e ha "democratizzato" l'accesso ai device

La globalizzazione si fa tradizionalmente partire a seguito della caduta del Muro di Berlino nel 1989, dopo la quale il mondo, diviso fino ad allora in due blocchi di influenza - uno sovietico e uno occidentale - ha fondamentalmente ricominciato a dialogare.

I cambiamenti che hanno investito la popolazione, abbiamo detto, sono stati davvero epocali. Ma, paradossalmente, questo enorme accesso alle informazioni e alla comunicazione globale non ha portato una "reale" comunicazione. Al contrario: le identità nazionali hanno progressivamente iniziato a perdere i propri contorni, per assumere quelli più sfumati di un modello globale tout court. Le città hanno aperto le strade a grandi catene di distribuzione uguali in tutto il mondo, la new economy ha ridotto i tempi di acquisto di un bene o un servizio attaverso l'e-commerce, ma allontanato fisicamente produttori e clienti. L'avvento di Internet e dei social network ha creato, poi, il concetto di "bolla", all'interno della quale l'autoreferenzialità la fa da padrone.

In questo contesto nascono le premesse per ciò che si sta vivendo nel periodo della lotta al Covid-19. La didattica a distanza, i sistemi di spesa online, i corsi di fitness o di lingua consentono ancora il raggiungimento degli obiettivi personali, ma a che prezzo? Puoi partire da qui per sviluppare il tuo discorso e collegarlo al punto di vista di tanti altri pensatori.

Italiano: Pirandello, Buzzati, Pasolini

Su Italiano non ce la sentiamo proprio di darti una sola opzione. Sono tanti gli autori che hanno parlato di solitudine in maniere completamente diverse e da punti di vista diversi.

Vediamo quindi nel dettaglio tre autori che ci sembrano particolarmente calzanti per il tema.

Pier Paolo Pasolini e la Globalizzazione

Pier Paolo Pasolini
Fonte: ansa

Pier Paolo Pasolini è il collegamento più diretto al tema della globalizzazione. Tra il 1973 e il 1974 Pasolini criticò ferocemente il processo di omologazione delle società, che aveva portato gli uomini degli anni '70 a mettere da parte i propri valori sociali a beneficio del consumismo. Per questi scritti Pasolini a lungo sarà considerato un anticipatore di molte delle critiche contemporanee alla globalizzazione.

Leggi anche: Neorealismo letterario

Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari

Dino Buzzati ha descritto nel Deserto dei Tartari un vero e proprio inno alla solitudine e a un certo nichilismo. La struttura della Fortezza in cui Giovanni Drogo, il protagonista, si reclude volontariamente senza alcuna ragione apparente, è la descrizione più accurata del rifiuto di contatti esterni. L'unico contatto atteso all'interno della Fortezza Bastiani, infatti, è quello dei nemici, i Tartari che però non arrivano mai.

Se vuoi usare una citazione di Buzzati, puoi approfittarne: Le frasi più belle di Dino Buzzati

Luigi Pirandello: La maschera e l'identità

Luigi Pirandello, con i suoi lavori sulla maschera e l'identità ha spianato la strada ai successivi autori: Pirandello ha il merito di aver acceso i riflettori su un tema che sarà anche molto caro alla psicanalisi e al romanzo contemporaneo di Svevo, ovvero quello della solitudine dell'uomo nella società. L'incomunicabilità, l'incomprensione, sono temi attualissimi, anche se Pirandello li ha portati alla luce in un'epoca che ci appare ormai lontanissima.

Ascolta su Spreaker.

Filosofia: Erich Fromm

Ne L'arte di amare Erich Fromm parla dell'amore come superamento della propria solitudine. L'uomo, che per superare la propria solitudine ha bisogno necessariamete di contatto sociale, e quindi di congiungersi all'altro, attraverso l'amore unisce la propria individualità a quella del suo partner: dall'unione di due solitudini, o di due individualità, nasce l'amore. 

Nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due.

Amare, secondo Fromm, è possibile però solo se si ama se stessi: solo la capacità di convivere con la propria solitudine può portare ad amare davvero, in modo pieno e proficuo, un'altra persona- cioè un'altra individualità. 

Storia dell'arte: L'Urlo di Munch, Automat di Hopper

In storia dell'arte proponiamo due diversi autori, che in modo differente hanno parlato della solitudine: Edvard Munch ed Edward Hopper.

Urlo di Munch
Fonte: ansa

L'Urlo di Munch

Esistono quattro versioni di quest'opera, che si trova alla Galleria nazionale di Oslo.

Il quadro nel 1893, nasce in un'epoca di pessimismo generale in cui il mondo si trova ad affrontare un'incertezza del tutto nuova. La raffigurazione del dolore interiore, che si esprime nel quadro in una sagoma disumana e deformata, è ben descritta anche nelle parole dello stesso Munch, che così spiega il momento della sua nascita:

«Camminavo lungo la strada con due amici, quando il sole tramontò. I cieli diventarono improvvisamente rosso sangue e percepii un brivido di tristezza. Un dolore lancinante al petto. Mi fermai, mi appoggiai al parapetto, in preda a una stanchezza mortale. Lingue di fiamma come fiamme coprivano il fiordo neroblu e la città. I miei amici continuarono a camminare e io fui lasciato tremante di paura. E sentii un immenso urlo infinito attraversare la natura».

 

Quello che Munch descrive è un vero e proprio attacco di panico, che nel quadro viene rappresentato con colori e forme che provocano nello spettatore sia attrazione che repulsione.

Automat, Edward Hopper

Di Hopper in realtà potresti scegliere molti altri quadri oltre a questo, ma abbiamo scelto Automat perché il senso della solitudine di questa figura femminile seduta in una tavola calda senza nessun'altra figura umana attorno, ci è sembrata particolarmente significativa dal punto di vista visivo.

Edward Hopper è un pittore americano generalmente inserito all'interno della corrente del realismo.

Più che alla solitudine, i quadri di Hopper rimandano allo straniamento, all'incomunicabilità, all'individualità esasperata, e soprattutto a una quotidianità noiosa e banale, essenzialmente vuota. Anche all'interno dei quadri in cui compare più di un personaggio, si continua a sentire l'impossibilità di dialogare, l'incapacità di comunicare in qualunque forma, anche solo con lo sguardo.

Latino, Seneca

Le Lettere a Lucilio sono un ottimo spunto per parlare della solitudine in Seneca

L'autore latino parla della solitudine come un aspetto positivo: pur essendo soli non lo si è mai completamente, perché si è sempre e comunque in compagni di se stessi. La propria compagnia determina, dunque, il senso di solitudine o meno:

Coloro che non hanno acquistato la sapienza non possono essere lasciati in balia di se stessi, perché a volte agitano cattivi pensieri e creano pericoli per gli altri e per sé, altre volte si abbandonano a disonesti appetiti; altra volta ancora avviene che l'animo loro mette fuori tutto ciò che prima celava per paura o per pudore, e questo aguzza l'audacia, solletica la libidine e stimola l'ira. E infine lo stolto non sa nemmeno giovarsi di quel vantaggio che porta la solitudine, cioè di non affidarsi ad altri e quindi di non temere i delatori, perché proprio lui tradisce se stesso. Vedi dunque che cosa io speri di te, anzi che cosa io prometta a me Stesso, giacché la parola speranza significa un bene ancora incerto: non trovo una persona colla quale io desideri che tu ti intrattenga più che con te stesso.

Greco, Epicuro e l'individualismo

Lathe biòsas, diceva Epicuro: "Vivi nascosto". Il consiglio di Epicuro non nasce dalla volontà di nascondersi rispetto alla società o estraniarsi da essa, odiandola: piuttosto, dalla ricerca di un percorso interiore lontano dalle leggi della stessa società che aveva, pochi anni prima, condannato Socrate a morte.

Epicuro è il portatore quindi di una filosofia che mette al centro l'individuo e la riflessione del singolo rispetto alla società.

Letteratura Francese, Baudelaire e Flaubert

In letteratura francese ci sentiamo di segnalare due possibili percorsi, ugualmente interessanti. Il primo nell'ambito del decadentismo francese, attraverso la figura di Charles Baudelaire, uno dei suoi esponenti più famosi; l'altro incentrato sul personaggio di Madame Bovary, nato dall'ingegno e dalla penna di Gustave Flaubert.

Charles Baudelaire

Charles Baudelaire
Fonte: ansa

Nella raccolta Lo spleen di Parigi si trova un poemetto dal titolo La solitudine.

Ma anche ne I fiori del male si trovano diversi passi che illustrano una vita in cui il poeta si allontana volontariamente dalla società, per restare solo con se stesso.

Per Baudelaire la solitudine non ha necessariamente un'accezione negativa, anzi, è un mezzo per trovare un rapporto più autentico con se stessi, senza bisogno di creare legami di convenienza.

Gustave Flaubert e Madame Bovary

Madame Bovary, l'eroina tragica nata dalla penna di Flaubert, è una donna alla costante ricerca di una soddisfazione e una felicità impossibile. Il constante accompagnarsi agli altri per lei non è altro che l'espressione più cruda della sua consapevolezza di essere sola. La solitudine, in Madame Bovary, è qualcosa da rifuggire per non essere costretti a confrontarsi col proprio vuoto interiore. 

Letteratura Inglese, Frankenstein di Mary Shelley

La solitudine nel romanzo gotico più famoso di Mary Shelley, Frankenstein, è un contorno ad un argomento più vasto: quello della diversità, e soprattutto della sua non accettazione.

Il mostro, nato dalla volontà del suo "padre" Frankenstein, non riesce a trovare il suo posto nel mondo, rifiutato - per paura, mancanza di conoscenza, pregiudizio - da quella stessa società da cui lui vorrebbe così disperatamente essere accettato. Le conseguenze di questo rifiuto sono, com'è ovvio, tragiche.

Geografia astronomica, l'Universo e le altre forme di vita

Che esistano altre forme di vita nell'Universo è una probabilità che fior di fisici hanno da sempre preso in considerazione, almeno da quando sono iniziati gli studi sui pianeti e l'Universo. 

Il fisico Enrico Fermi è celebre per aver postulato quello che è passato alla storia come il Paradosso di Fermi. Durante una discussione sulla possibilità dell'esistenza degli UFO, avrebbe esclamato: "Where is everybody?", "Dove sono tutti?". Le risposte a questa domanda sono ancora in corso di elaborazione, ma le possibilità sono le più svariate: potremmo essere soli, potremmo non essere in grado di comprendere la comunicazione di altre forme di vita, oppure potremmo semplicemente essere troppo lontani dalle altre cività per captare la loro presenza.

Enrico Fermi, il video

Altri percorsi e collegamenti

Se non sei convinto di questo percorso, ecco qui qualche altro suggerimento:

Un consiglio in più