Senofonte: opere storiche e socratiche

Descrizione delle opere più importanti di Senofonte: opere storiche e opere dedicate a Socrate, tutte in prosa

Senofonte: opere storiche e socratiche
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SENOFONTE: OPERE

Senofonte
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Di Senofonte ci restano quattordici opere in prosa, che generalmente si dividono in:

  • storiche: Anabasi in sette libri; Elleniche in sette libri; Agesilao; Costituzione degli Spartani; Ierone; Ciropedia in otto libri;
  • tecniche: Ippica; Ipparchico; Cinegetico; Poroi;
  • socratiche: Apologia; Simposio; Memorabili in quattro libri; Economico.

Le opere senofontee sono numerose e affrontano svariate tematiche: da Socrate alle memorie autobiografiche, dalla storia greca a quella leggendaria dell'antica Persia, dall'agricoltura all'equitazione e alla caccia.

SENOFONTE: ANABASI

Tra tutte le opere di Senofonte, l'Anabasi è indubbiamente la migliore; quest'opera, il cui titolo significa "salita" o più precisamente "marcia verso l'interno", narra la spedizione di Ciro, un potente satrapo dell'Asia Minore, contro il Gran Re di Persia Artaserse II, ovvero suo fratello. L'esercito di Ciro comprendeva diecimila soldati mercenari provenienti da varie parti della Grecia e lo stesso Senofonte, sollecitato da un amico, decise di arruolarsi a questo contingente. Per evitare defezioni, Ciro nascose inizialmente le sue reali intenzioni e fece credere ai suoi soldati che si trattava di un'operazione di polizia contro alcune tribù barbare che si erano ribellate. Questo contingente, formato oltre che dalle truppe, anche da donne, da schiavi, da animali, da carri, da bagagli e da vettovaglie, partì da Sardi nella primavera del 401 a. C. e, dopo aver attraversato la penisola anatolica, penetrò nell'Asia centrale. A Cunassa, una cittadina situata sulle rive del fiume Eufrate, le truppe di Ciro si scontrarono con l'esercito di Artaserse; Ciro fu sconfitto e morì sul campo di battaglia; dopo la sua morte, i comandanti greci furono attirati in un agguato e vennero massacrati. Durante quel terribile evento, Senofonte rincuorò i mercenari greci, li esortò a non arrendersi e mostrò loro le tattiche della ritirata. Allora, i diecimila soldati ripresero la marcia sotto la guida del nuovo capo, dirigendosi verso nord. Essi dovettero attraversare deserti polverosi, monti innevati, furono costretti a soffrire la fame e il freddo, a difendersi dagli attacchi e dalle razzie degli indigeni, dovettero risolvere i problemi derivanti da una vita piuttosto precaria e, dopo aver affrontato tutte queste avversità, giunsero finalmente a Trapezunte, una località situata sul Mar Nero.

La narrazione contenuta nell'Anabasi si svolge in due tempi non omogenei; inizialmente predomina la figura solitaria di Ciro, che emerge in tutto il primo libro; invece, negli altri sei libri, l'attenzione si concentra sull'esercito che deve affrontare i problemi relativi alla ritirata. Il valore paradigmatico della figura di Ciro emerge indubbiamente dal ritratto del satrapo che viene tracciato subito dopo la sua eroica morte sul campo di battaglia. Senofonte, in quest'opera, evidenzia che non è importante che Ciro sia morto e non sia riuscito a portare a termine la sua impresa contro il fratello Artaserse, ma ciò che importa è che egli abbia saputo, lottando coraggiosamente, ritagliarsi un proprio spazio nell'ambito della massa anonima, per proporsi all'ammirazione di tutti. Senofonte riprende dunque la famosa concezione omerica secondo la quale la morte di un eroe non riduce la gloria raggiunta, ma contribuisce a esaltarla e a elogiarla; a questo proposito, infatti, Senofonte fa notare che anche Ettore e Achille sono morti, ma non per questo sono stati dimenticati, anzi sono rimasti impressi, attraverso i secoli, nella memoria dei posteri, i quali, anche a distanza di tempo, provano ancora una grande ammirazione nei loro confronti.

Approfondimenti di grammatica greca

Dall'Anabasi, emerge anche l'animo "nuovo" di Senofonte, il quale sceglie come esempio della più elevata kalokagathìa un persiano, superando così, non solo la rigida barriera che separava i Greci dai barbari, ma anche gli angusti confini dell'antica aret? militare. Ciro, infatti, non è soltanto un guerriero abile e valoroso, ma è anche un capo saggio e temperante, giusto e severo, un amico leale, fedele e generoso. Senofonte, dunque, considerando questi elementi, si accorge che il popolo persiano, che da molti secoli era un acerrimo nemico dei Greci, dal punto di vista della sua paideia nobiliare, presenta molte analogie con la visione antica delle genti greche e con il loro ideale di kalokagathìa; inoltre, Senofonte è riuscito a individuare le basi del programma di fusione fra i Greci e i barbari, che sarà poi più ampiamente sviluppato da Alessandro Magno, di cui Ciro diventa il precursore. Sia Ciro che Alessandro Magno possono essere paragonati agli eroi omerici, in quanto, come questi ultimi, muoiono entrambi lasciando alle generazioni successive, un ricordo indelebile delle loro imprese; inoltre, sia il satrapo persiano che il sovrano macedone incarnano il paradigma dell'uomo kalòs kài agathòs, ossia "bello e buono", Alessandro, nella sua leggendaria avventura della conquista dell'Oriente ricalca l'itinerario di Ciro, anche se con un esito più fortunato. Arriano di Nicomedia, vissuto nel II secolo d. C., dando alla sua opera riguardante le imprese di Alessandro il titolo Anabasi, ha mostrato di aver individuato perfettamente le analogie che legavano i due condottieri.

Nell'Anabasi, pubblicata sotto il nome di Temistogene di Siracusa, l'autobiografia è dissimulata con l'uso, che diventerà poi tipicamente cesariano, della terza persona singolare.

ANABASI DI SENOFONTE: RIASSUNTO

Il primo libro contiene gli appunti del viaggio da Sardi a Cunassa (dal 9 marzo al 3 settembre 401 a. C.), con elementi paesaggistici, descrizioni di alcune figure, fra cui spicca principalmente quella di Clearco, e spessore psicologico dei soldati. Le cause della guerra fra Ciro e Artaserse sono appena accennate; invece, la battaglia risolutiva di Cumassa è descritta con chiarezza e precisione, per quanto riguarda la precisazione degli schieramenti e delle fasi dell'azione, e la vivace rappresentazione di Ciro.

Dal secondo libro inizia il resoconto del viaggio di ritorno, durato dal 4 settembre 401 a. C. al 18 maggio 400 a. C.; Senofonte espone tutte le difficoltà provocate dalle perfidia dei barbari, dalla natura inospitale, dagli assalti dei nemici, dalle discordie, dalla fame e dalla stanchezza. L'agguato di Tissaferne che fa trucidare i capi greci che guidavano la spedizione militare, fornisce l'occasione per tracciare precisi profili delle vittime.

Dal terzo libro in poi, Senofonte sottolinea i propri meriti di astuzia, di perizia, di prestigio, di umanità e rielabora, affidandosi anche all'immaginazione, eloquenti discorsi.

Nei libri che narrano la ritirata dei diecimila soldati, ossia la katàbasis ("discesa" o "marcia verso il mare"), le tematiche dell' aret? militare, della paideia e della kalokagathìa costituiscono il tessuto connettivo dell'azione, ma ormai, vengono posti in primo piano i problemi e i vari episodi che si verificano durante la vita quotidiana.

Senofonte non tralascia nulla, ma osserva tutto, sia gli elementi importanti che quelli marginali, con grande interesse e curiosità. Vengono descritti le operazioni militari e i momenti di riposo e di festa; si riproducono i discorsi dei comandanti, si narrano i gesti di altruismo, i sentimenti di gioia, di tristezza, di ansia e di paura, si descrivono dettagliatamente i monti, le pianure, le albe e i tramonti. L'avventura dei diecimila mercenari, inserita in questo scenario naturale che funge da cornice, perde ogni drammaticità e acquista una propria piacevolezza. È famosa la descrizione di una sosta del contingente guidato da Ciro, nei villaggi dell'Armenia, situati oltre le sorgenti del Tigri, dove i soldati vengono sorpresi da un'abbondante nevicata. Questa descrizione può essere paragonata a un quadro di pittura fiamminga, ricco di colori, popolato di minuscole figure umane e caratterizzato dai gesti e dall'espressione dei volti. Inizialmente emergono i soldati che indugiano nel sonno, assaporando il calore sotto la coltre di neve; poi, sentendo i colpi dell'accetta del comandante che spacca la legna, essi si alzano, accendono il fuoco e, con grida di gioia, si dirigono verso i ripari confortevoli e il cibo. Nella descrizione di questa scena di vita quotidiana, non c'è alcun dramma, ma è presente il gusto dell'avventura e della rievocazione di momenti irripetibili. Oltre a questa vivida descrizione ambientale, si ricorda anche il famosissimo passo della scoperta del mare dall'alto del monte Teche.

L'originalità dell'Anabasi consiste nell'essere un documento di vita piuttosto che un'interpretazione della vita, un diario piuttosto che una cronaca storica. 

SENOFONTE: ELLENICHE

Di carattere più propriamente storico e autobiografico sono le Elleniche, un'opera che narra gli eventi della storia greca compresi tra il 411 a. C., l'anno in cui Tucidide aveva interrotto le sue Storie, e il 362 a. C., l'anno in cui avvenne la battaglia di Mantinea. Quest'opera è divisa in sette libri; nei primi due libri predomina il modello tucidideo, riscontrabile sia nell'utilizzo del criterio cronologico stagionale, in base al quale ad ogni anno citato nell'opera corrispondono gli eventi storici che in esso si sono verificati, sia nel distacco impersonale da parte dell'autore; inoltre, nel primo e nel secondo libro delle Elleniche, la materia trattata è organizzata intorno al tema dell'egemonia di Atene, proprio come avviene nell'opera tucididea. Negli altri cinque libri, lo svolgimento dei fatti assume un andamento più libero e ruota intorno a un nuovo centro, ovvero la città di Sparta, della quale l'autore intende tracciare l'ascesa e il declino.

Le Elleniche presentano un'evidente frattura fra lo stile dei primi due libri, i quali almeno apparentemente sono più simili all'opera di Tucidide, e quello degli altri cinque, che sono più affini all'Anabasi, ma meno curati e precisi. Anche le simpatie politiche di Senofonte sono piuttosto oscillanti, anche se prevale una certa propensione per Sparta. Le Elleniche risultano prive di qualunque pregio storiografico; la superstizione e il moralismo intervengono spesso per spiegare in maniera semplicistica, alcuni fatti piuttosto complessi. L'autore mostra di possedere una certa competenza militare, ma cerca di evitare ogni interpretazione politica.

Ci sono, però, alcuni passi dell'opera senofontea che spiccano per le qualità narrative dell'autore; ricordiamo, ad esempio, la descrizione dell'atmosfera di angoscia che si crea quando viene annunciata la sconfitta subita dagli Ateniesi a Egospotami.

Approfondimenti di letteratura greca

In quest'opera, Senofonte mostra apertamente la sua simpatia per la città peloponnesiaca e si rammarica, però, che il crescente individualismo e l'avidità di ricchezze ne compromettano l'antica grandezza e lo splendore del passato. È evidente che Senofonte cerca di imitare Tucidide, ma il suo intento rimane solamente intenzionale; infatti, Senofonte, essendo abituato ad osservare la realtà storica dall'esterno, non riesce a coglierne pienamente i meccanismi interni e le leggi. Il divario fra Tucidide e Senofonte diventa particolarmente evidente nei discorsi, che nell'opera senofontea, si limitano esclusivamente alle esortazioni, ai contrasti verbali e alla presentazione dei personaggi principali.

SENOFONTE: OPERE STORICHE

Altre opere senofontee che è importante menzionare sono: l'Agesilao, che è una biografia encomiastica di tipo sofistico o isocrateo, ed è stata criticata per il suo eccessivo moralismo e la sua idealizzazione; la Costituzione degli Spartani, un'analisi amministrativa delle leggi di Licurgo, dell'educazione dorica, delle attività pacifiche e belliche dello stato spartano; quest'operetta presenta diverse analogie con la Ciropedia e la sua tematica di fondo è costituita dall'elogio della paideia spartana basata sull'ordine, sulla disciplina e sull'obiettivo di formare dei cittadini-guerrieri forti, coraggiosi, valorosi, pii e dediti al servizio dello stato. Sparta è considerata da Senofonte come la polis in cui si è realizzato lo stesso ideale monarchico del quale Ciro è portatore e il suo declino, così come quello della Persia, deve essere attribuito alla perdita delle antiche virtù; Ierone, un dialogo immaginario fra il sovrano siracusano e il poeta Simonide, durante il quale vengono messi in evidenza e denunciati i mali psicologici della monarchia assoluta sono invece esaltati i pregi tipici della tirannide "illuminata". L'argomento focale del dibattito fra Simonide e Ierone riguarda la figura del tiranno e i suoi delitti, le sue paure, la sua solitudine, le sua inimicizie, ma in quest'opera, si evidenzia anche la possibilità di ribaltare tale condizione negativa: se il tiranno mettesse la sua potenza e il suo prestigio al servizio della comunità, la sua posizione privilegiata gli consentirebbe di diventare presto l'idolo di tutti i cittadini. L'ideale di monarca delineato nello Ierone trova una concreta realizzazione nell'Agesilao.

SENOFONTE: OPERE SU SOCRATE

Senofonte ha composto anche opere che vengono definite "socratiche", in quanto il loro contenuto ruota intorno alla figura di Socrate. Queste opere sono: l'Apologia, che pur essendo insignificante rispetto all'omonima operetta platonica, contiene una tematica fondamentale: la fierezza di Socrate davanti ai giudici deriva dalla sua grande onestà che lo porta perfino ad amare la morte; il Simposio, un'opera che riprendendo il titolo dall'omonimo dialogo platonico, è incentrata su una disputa basata sul tema dell'eros, scaturito dall'invito ad un banchetto organizzato da Callia in onore del bellissimo Autolico. Il protagonista di questa operetta è Socrate, i cui discorsi appaiono dispersi e piuttosto svagati.

Nel Simposio, compaiono anche alcuni elementi mimici, come quello rappresentato dall'intervento di alcuni artisti guidati da un siracusano. Continua a leggere: Senofonte: opere e stile

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