Opere di Polibio: riassunto delle Storie

L'unica opera di Polibio che ci è giunta, anche se parzialmente, è quella intitolata Storie. Riassunto di alcuni Libri delle Storie polibiane

Opere di Polibio: riassunto delle Storie
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OPERE DI POLIBIO

Opere di Polibio
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Delle opere di Polibio sono andate completamente perdute la Vita di Filopomene, la Guerra di Numanzia e altre di cui non conosciamo i titoli. Le Storie costituiscono l'opera maggiore di Polibio, a cui furono molto utili, per la redazione del suo scritto, la buona cultura letteraria e storica, i numerosi viaggi, l'esperienza in ambito militare e politico, il contatto diretto con gli ambienti più importanti di Roma, la frequentazione del Circolo degli Scipioni, l'amicizia con i personaggi più influenti nell'ambito della politica romana. Dei quaranta libri in cui sono suddivise le Storie, possediamo completi soltanto i primi cinque; degli altri ci restano frammenti più o meno numerosi e più o meno ampi. Ci sono giunti ampi frammenti dei libri VI-XVIII, ma non ci è giunto il libro XVII, che manca del tutto; di tutti gli altri libri, possediamo frammenti più brevi. 

STORIE DI POLIBIO: STRUTTURA DELL'OPERA

I primi due libri delle Storie sono introduttivi e riassumono gli avvenimenti dal 264 a. C., anno in cui si verificò la prima guerra punica, al 221 a. C., anno in cui Annibale assunse il comando dell'esercito cartaginese; negli altri libri, sono narrati gli avvenimenti dal 220 a. C., anno in cui Annibale organizzò la spedizione militare contro la città di Sagunto, al 146 a. C., anno in cui furono distrutte Cartagine e Corinto. Il piano originario dell'opera doveva comprendere, dopo la sintesi introduttiva degli eventi dal 264 a. C. al 221 a. C., il cinquantennio in cui si verificò l'espansione romana, dalla seconda guerra punica, avvenuta nel 220 a. C., alla battaglia di Pidna, che ebbe luogo nel 168 a. C.; successivamente, come si evince dal cosiddetto secondo proemio che precede il libro III, il piano iniziale fu allargato fino all'anno 146 a. C., per non escludere dall'opera eventi importanti, come le distruzioni di Corinto e di Cartagine, che avvennero in quell'anno.

La narrazione si basa, a partire dal libro VII, su un criterio annalistico, ovvero, a ogni anno citato nell'opera, corrispondono gli avvenimenti più importanti che in esso si sono verificati; un carattere digressivo hanno i libri VI, in cui si parla della costituzione e dell'organizzazione dei Romani, XII, in cui Polibio critica i suoi predecessori e i nuovi criteri storiografici, XXXIV, che contiene la descrizione di tutti i territori conquistati da Roma; il libro XL si presenta come un riepilogo di tutta la trattazione dell'opera. La partizione dell'opera di Polibio non risulta chiara e, i tempi e la tappe della stesura costituiscono gli argomenti centrali della cosiddetta "questione polibiana".

L'opera integrale non fu rivista globalmente dall'autore e fu pubblicata dopo la sua morte; a causa di questa mancata revisione, si possono riscontrare nell'opera alcune omissioni, illogicità, sproporzioni; ma, nonostante la presenza di questi difetti, l'opera di Polibio è considerata una fonte importantissima da cui attingere informazioni riguardanti i principali avvenimenti della storia romana. L'opera polibiana si basa sul riconoscimento della centralità di Roma nella storia dei popoli del Mare Mediterraneo. Le fonti da cui Polibio attinse per scrivere la sua opera, oltre all'esperienza diretta di viaggi, alla partecipazione alla vita politica e militare, alla frequentazione di importanti ambienti romani come il Circolo degli Scipioni, a documenti ufficiali, ad appunti, a lettere, a iscrizioni, a discorsi, furono autori come Fabio Pittore e Filino, da cui riprese importanti informazioni per narrare gli eventi della prima guerra punica; inoltre, egli si rifece anche agli storici greci del III secolo a.

C., agli annalisti, ai memorialisti e agli storici romani. A sua volta, Polibio fu una fonte preziosa per Diodoro, Tito Livio e Plutarco.

POLIBIO E IL METODO STORIOGRAFICO

I principi storiografici a cui l'opera si ispira, sono enunciati nel proemio che precede il primo libro e poi vengono precisati dall'autore in diverse prese di posizione riguardanti gli storici precedenti, le cui teorie sono discusse e spesso rifiutate; Polibio polemizza aspramente contro la storiografia retorica di origine isocratea e contro i principi storiografici dello storico Timeo, che viene duramente criticato nel libro XII. Secondo Polibio, la storia non deve riguardare né i miti né il meraviglioso, un ambito che attirava molto gli storici, dopo la scoperta di paesi lontani e di popoli sconosciuti. Il compito della storia è quello di interessarsi delle azioni (pracseis) degli uomini o, più precisamente, di quelle azioni umane che contribuiscono alla costituzione della potenza militare e politica di uno stato; da ciò, deriva la concezione polibiana della storia pragmatica: secondo Polibio, la storia deve essere pragmatica, in quanto deve narrare le azioni fondamentali degli uomini, in seguito alle quali, si sono verificati importanti avvenimenti storici. In questo, la concezione storiografica polibiana è molto simile a quella tucididea, in quanto anche quest'ultima si basava sull'analisi delle azioni umane e sulle conseguenze che esse avevano nella storia, ed era pertanto, ritenuta pragmatica. Polibio sostiene che le azioni degli uomini non hanno un significato, se non sono inquadrate nel contesto in cui si verificano e se non vengono interpretate alla luce di un'accurata analisi di tutti i fattori e di tutte le cause che le hanno determinate.

Per Polibio, il problema principale è l'indagine delle cause, fra le quali egli distingue rigorosamente la causa vera (aitìa), il pretesto (pròfasis) e l'inizio di un fatto (archè). Tucidide aveva già elaborato una netta distinzione fra le cause occasionali (aitìai) e la ragione più vera (pròfasisalethestàte); Polibio propone di attribuire il termine archè all'inizio di un'operazione militare, il termine pròfasis al pretesto assunto per giustificarla e il termine aitìa alla causa prima, ossia alle congetture, alle disposizioni degli animi, ai calcoli, alle intenzioni, ai propositi, ai progetti, in seguito a cui si decide di mettere in atto una determinata operazione militare. Egli sostiene che l'elemento più importante per comprendere le cause di un fatto storico, è l'aitìa; invece, l'archè, venendo per ultima, costituisce soltanto l'attuazione di una decisione già presa. Gli elementi per ricostruire gli avvenimenti sono, oltre alla critica delle fonti, la visione dei luoghi e la competenza militare e politica. La forte esigenza razionalistica di Polibio lo spinge a escludere dall'indagine delle cause degli eventi storici, ogni fattore extra-umano ed extra-razionale, per cui l'analisi dello storico si concentra essenzialmente sui fatti; le spiegazioni miracolistiche e gli interventi provvidenziali vengono derisi.

In base alla concezione polibiana, tutti gli eventi storici si svolgono secondo una casualità inflessibile, anche se c'è sempre un margine di imprevisto: la Tyche.

Nell'opera polibiana, gli individui e i popoli, le costituzioni e le guerre sono visti sempre in rapporto con la ratio della storia. Fra i protagonisti menzionati da Polibio, si ricordano soprattutto Arato, Filopomene, Fabio Massimo, Emilio Paolo, Scipione Africano, Annibale, Scipione Emiliano, i quali non sono avvolti da un alone romanzesco e fantastico, ma analizzati in base alle loro qualità razionali. Le masse popolari, rappresentate nelle loro inezie, nei loro tumulti e nei loro fanatismi, diventano il simbolo di un'irrazionalità che si traduce poi in decadenza.

Opere di Polibio, seconda parte: Le Storie: caratteristiche, stile e significato dell'opera polibiana

POLIBIO: APPROFONDIMENTI

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